LO STATO DI SALUTE DEGLI ENTI LOCALI – LAZIO

LO STATO DI SALUTE DEGLI ENTI LOCALI – LAZIO

La Regione Lazio, con quasi 6 milioni di abitanti, è la seconda regione più popolata d’Italia dopo la Lombardia, mentre per estensione la sua posizione in classifica si limita al nono posto; questo fa capire che a cominciare dalla propria capitale, Roma, che rappresenta oltre il 50% della popolazione, è una regione ad alta densità di popolazione.

A differenza delle altre regioni italiane, il Lazio include anche uno Stato territorio estero qual è la città del Vaticano che è un’enclave all’interno della città di Roma.

Il Lazio è una regione frammentata e composta da parti fra loro molto diverse. Non si tratta soltanto della distinzione fisica fra litorale, dove vi sono Paesi costieri ad alta bellezza e intensità turistica, pianura, collina e montagna, con comunità montane che vivono ad oltre 2.000 m s.l.m., ma di qualcosa di più profondo che segna le forme stesse di aggregazione civile, di sentire politico, di modi di organizzare la produzione e di vivere il rapporto con il territorio.

Il Lazio, infatti, è una regione artificiale poiché il suo territorio deriva in buona parte da aggregazioni recenti di tipo amministrativo e dal recupero di vaste zone spopolate.

La mancanza di omogeneità e la sua poliedricità culturale sono accentuate dalla circostanza che essa è stata zona di immigrazione, sia in tempi antichi che in tempi recenti e recentissimi, in particolare dalle Regioni limitrofe, quali Abruzzi, Campania, e Umbria. Un’ulteriore complessità è dovuta al fatto che la stessa regione è composta dalla città di Roma con tre milioni di abitanti (Comune più grande d’Italia), che diventano cinque con la città metropolitana che ha inglobato piccoli borghi e paesini rurali circostanti (le cosiddette borgate). La grande sproporzione fra metropoli (Roma) e territorio regionale, unica in Italia e molto rara anche in Europa (con le eccezioni di Madrid e Parigi) è stata sempre motivo di attenzione e di preoccupazione.

Il Lazio è la seconda regione italiana in termini di Prodotto Interno Lordo, dopo la Lombardia.

Quasi l’11% delle imprese italiane ha sede nel Lazio (la maggior parte nella capitale) e, mentre fino alla seconda metà del secolo scorso l’agricoltura, in particolare i grandi latifondi, era di notevole importanza, l’industria e i servizi sono diventati i settori trainanti della sua economia. Il settore agricolo resta importante, un esempio è la produzione dell’olio, in particolare nella parte nord della Regione, e l’allevamento di ovini e bovini (al terzo posto in Italia). L’attività industriale è legata alla presenza sia di piccole e medie imprese sia di grandi gruppi, in particolare del settore automobilistico e della meccanica, della produzione di energia elettrica e del polo industriale chimico-farmaceutico; oltre il 75% del Pil regionale è frutto del settore terziario soprattutto a causa della presenza delle amministrazioni centrali dello Stato e del turismo per la presenza di antichi resti Romani in tutto il territorio, oltre che nella Capitale. Questo ha da sempre favorito lo sviluppo turistico (Roma è la seconda città italiana per afflusso di turisti dopo Venezia), in particolare quello culturale e da crociera, tramite il porto di Civitavecchia. Le infrastrutture aeree e ferroviarie si sono sviluppate tramite l’aeroporto di Roma, che è tra I più trafficati d’Europa e il primo in Italia per numero di passeggeri e l’alta velocità che collega le principali città del Nord e del Sud Italia con Roma.

Il Bilancio della Regione 2019 rappresenta in piccolo lo spaccato del bilancio del Paese Italia, infatti esso presenta un attivo derivante dalla gestione corrente, dove le entrate correnti superano di oltre 200 milioni di euro le spese correnti, entrate finanziate dalle aliquote regionali più alte d’Italia, ma presenta un deficit in conto capitale legato alle spese per investimenti e per i ripagamenti del debito. Dal 2018 il bilancio della Regione è stato risanato dopo anni di disavanzo legati in particolare alla spesa sanitaria. Il tasso di disoccupazione della Regione, in generale sempre al di sotto della media nazionale, è salito all’11,1% rispetto al 10,6% nazionale nel 2018 (Fonte Banca d’Italia).

Per avere un’idea dell’incidenza della fiscalità locale sul reddito delle famiglie del Lazio, tramite una simulazione effettuata dalla Banca d’Italia, il prelievo fiscale locale nel 2018 è stato pari a circa 1.898 euro, corrispondenti al 4,3% del reddito familiare medio (contro il 3,8% della media delle Regioni a Statuto Ordinario). Infatti, rispetto alle altre realtà territoriali, per la presenza di aliquote mediamente maggiori, le addizionali (regionale e comunali) all’Irpef nel Lazio sono risultate le più onerose d’Italia.

All’inizio del 2018 gli enti territoriali del Lazio hanno evidenziato nel complesso un disavanzo di bilancio (inteso come parte disponibile negativa del risultato di amministrazione in larga parte imputabile alla Regione Lazio; per questa il disavanzo era di 1.519 euro pro capite, un valore pari a circa due volte e mezzo quello medio delle altre Regioni a statuto ordinario. Tutte le Province e la Città Metropolitana di Roma hanno realizzato invece un avanzo di bilancio.

Nella regione, il disavanzo è mediamente inferiore a quello delle altre Regioni a Statuto Ordinario per i comuni più piccoli e Roma, mentre è superiore per i comuni di medie dimensioni. Alla fine del 2018 lo stock complessivo di debito delle Amministrazioni locali del Lazio, calcolato escludendo le passività finanziarie verso altre Amministrazioni pubbliche e quelle relative alla Gestione Commissariale di Roma, era pari a 2.479 euro pro capite (contro 1.490 euro pro capite nella media delle RSO) e corrispondeva al 16,9 per cento del debito del complesso delle Amministrazioni locali italiane. Rispetto al 2017, il debito è aumentato (2,3 per cento, a fronte di una riduzione del 2,1 per cento nella media nazionale), per la crescita dei prestiti di banche italiane e di Cassa Depositi e Prestiti (Fonte BankItalia). Includendo le passività detenute da altre Amministrazioni pubbliche, il debito in termini pro capite è pari a 5.052 euro (2.105 in Italia).

A questo quadro finanziario complessivo, si confrontano le problematiche endemiche della Regione, un’infrastruttura di trasporti ancora da modernizzare e interconnettere, una delinquenza urbana dilagante, l’espandersi dei mercati della droga, un’immigrazione straniera incontrollata, la poca sicurezza sulle strade e trasporti pubblici, soprattutto nell’area della Capitale, poco efficienti e capillari.

Lo sviluppo economico della Regione non può prescindere dal tessuto produttivo, che a differenza di altre RSO già è sviluppato, ma dall’accettazione che questo è formato in prevalenza da PMI. Tale politica di sviluppo va quindi rivolta a queste realtà, sia per aiutarle a crescere, sia anche a sostenerle, dal momento che esse sono quelle a maggiore mortalità e con minore protezione dai rischi, quali ad esempio quell’ultimo legato alla pandemia del COVID-19. In tale contesto, la Regione Lazio necessità di sviluppare:

• regole semplici e chiare e pochi centri amministrativi ai quali fare riferimento (snellimento burocratico);
• formazione professionale regionale adeguato alle esigenze del tessuto produttivo;
• fondi di ricerca al servizio delle imprese e del territorio;
• pagamenti dalle strutture pubbliche locali (es. Sanità) più rapidi, in questo la Regione ha ridotto i tempi medi di pagamento, ma sono ancora oltre i 60 gg richiesti dalla normativa europea.

Negli ultimi anni la Regione ha fatto passi da gigante nella spinta alla digitalizzazione, aumentando il più possibile strumenti quali l’autocertificazione e le certificazioni a distanza, ha ridotto il più possibile i tempi di attesa per l’espletamento di un servizio essenziale ma resta ancora tanto per ridurre il gap con le altre regioni di Europa.



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