MERITO E LEGALITA’: LE BUONE PRATICHE

MERITO E LEGALITA’: LE BUONE PRATICHE

«Non è un codice, non è una divisa da indossare né la disciplina di un ordine: la legalità è un sentimento. Combina rispetto e timore, misura il grado di lealtà di una comunità».
Spetta alla comunità proteggere e incentivare la cultura della legalità e il riconoscimento del merito.
Nel Veneto, in cui pure le organizzazioni criminali di stampo mafioso purtroppo interferiscono con lo svolgimento delle attività produttive (in particolare modo la ’ndrangheta nella zona del Garda e la camorra nel Veneziano orientale), il sentimento della legalità appare comunque vivo e diffuso.
Non a caso, tra i finalisti del concorso ‘Legalità e Merito’, promosso dei Ministeri dell’Istruzione, della Giustizia, dell’Università e Ricerca con il CSM, la Direzione Nazionale Antimafia e l’Autorità Anticorruzione, c’è stato l’Istituto Superiore ‘U. Masotto’ di Noventa Vicentina.
L’Ufficio scolastico regionale per il Veneto ha intrapreso varie azioni al fine della realizzazione di un vero e proprio Stato sociale di diritto, nel quale i diritti di ciascuno non siano contemplati in solitaria assolutezza, ma in armonia con i diritti dell’altro, attraverso il rispetto dei reciproci doveri.
Spicca una realtà dell’associazionismo vicentino: il Comitato Provinciale di Vicenza del Centro Sportivo Italiano ha attivato ancora nel 2003, ed è tuttora in essere, il progetto ‘Carcere/Scuola/CSI’. Negli anni questo progetto diretto ad avvicinare i giovani alla realtà del carcere, allo scopo rieducativo della pena, al concetto di legalità e devianze, ha portato all’accesso presso la Casa Circondariale di Vicenza, per partite di calcio e attività di confronto con detenuti, polizia penitenziaria, educatori e personale dell’istituto, più di 12.000 studenti maggiorenni delle scuole superiori vicentine. Altri 10.000 ragazzi, anche minorenni, hanno partecipato alle assemblee dedicate al ‘racconto’ del carcere; ed oltre 2.500 studenti hanno seguito i corsi di educazione alla legalità.
Ai giovani del Veneto sono rivolte anche altre opportunità di avvicinamento e confronto relativamente al concetto di legalità e di merito.
‘Rete Solidale’ è un progetto di inclusione sociale e legalità sostenuto dal Ministero per le Politiche Sociali e dalla Regione Veneto-Assessorato ai Servizi Sociali che, in collaborazione con associazioni e circoli Auser (associazione di volontariato e promozione sociale, impegnata nel favorire l’invecchiamento attivo degli anziani e valorizzare il loro ruolo nella società), propone attività culturali multidisciplinari dedicate ai temi della solidarietà e della legalità. Il 22 ottobre 2021 si è tenuto a Verona il primo incontro sulle Mafie al Nord, in collaborazione con Avviso Pubblico, rete di enti locali che concretamente si impegnano per promuovere la cultura della legalità e della cittadinanza responsabile.
Un esempio di concreta ricerca e azione volta a realizzare un equilibrio fra legalità e merito, che porti i suoi frutti in ogni campo del vivere, è certamente rappresentato, nella Regione, anche dalle tante esperienze virtuose che hanno visto il carcere come occasione per l’attivazione di politiche mirate a stimolare maggiore impegno e un’attenzione speciale alle persone coinvolte.
Come noto, il lavoro penitenziario non ha carattere afflittivo ed è remunerato, in linea con l’art. 27 cost. sulla finalità rieducativa della pena. All’interno degli Istituti Penitenziari possono essere avviate attività organizzate e gestite direttamente da imprese, pubbliche o private, e possono essere istituiti corsi di formazione professionale organizzati e svolti da aziende, pubbliche o private, in convenzione con le Regioni.
Fra le molteplici esperienze venete, merita di essere evidenziato un progetto di formazione e tirocinio svoltosi all’interno del Carcere di Belluno, gestito dalla cooperativa Sviluppo & Lavoro. È stato segnalato fra i venti candidati al premio nazionale ‘Angelo Ferro per l’innovazione dell’economia sociale’, edizione 2021. Pur non risultando poi nella rosa dei premiati, ne è stato riconosciuto il valore durante la cerimonia conclusiva.
In merito a tale iniziativa, realizzata grazie alle Azioni Integrate Territoriali per favorire l’inclusione sociale e aumentare l’occupabilità delle persone svantaggiate, disoccupati e non, in condizione di fragilità a rischio di esclusione sociale, nonché ad altre analoghe intraprese nel tempo, l’Assessore al lavoro, istruzione e formazione Elena Donazzan ha osservato che «i percorsi di politica attiva introdotti nella Casa Circondariale hanno creato, anno dopo anno, un ambiente fertile sia tra i detenuti sia tra il personale della polizia penitenziaria, aprendo nuove prospettive e nuove visioni che oggi hanno consentito di creare una vera e propria fabbrica in carcere».
Altra realtà che, a partire dagli anni Novanta, ha accolto la sfida di offrire opportunità di inserimento lavorativo a centinaia di detenuti è quella ben nota della Cooperativa Giotto all’interno della Casa di Reclusione Due Palazzi di Padova.
Sandro Gozi, già Sottosegretario alla Presidenza del Consiglio dei Ministri, ha definito quella di Giotto una bella testimonianza «di come il terzo settore possa risultare fondamentale in una società in cui Stato e attori privati non sempre riescono a conciliare esigenze differenti» (Roma, 20 maggio 2015 – Convegno ‘Carcere e lavoro: un dialogo internazionale su un approccio innovativo di riabilitazione’): segno che l’obiettivo di coniugare legalità e merito può trovare concrete risposte quando la sinergia fra soggetti diversi è ben organizzata e concretamente attuata.
Muovendo dal presupposto secondo il quale «le persone che fondavano la loro vita sulla “mala educazione” e sull’illegalità hanno bisogno di confrontarsi continuamente con esempi e comportamenti di “buona educazione» e legalità”, lo scopo principale di questa cooperativa è mettere i suoi lavoratori nelle condizioni che con più probabilità consentano loro un “nuovo inizio”. I detenuti vengono accompagnati a coltivare una nuova immagine di sé, opposta al modello criminale che hanno costruito nelle esperienze di vita precedenti, con l’ausilio quotidiano di veri e propri maestri di bottega, che li seguono nei vari laboratori, affinché possano acquisire nuove competenze, sviluppare le cosiddette softs kills e le capacità tecniche che li aiutino a guardare al futuro con maggiore fiducia, sentendosi apprezzati per le loro capacità, oltre che rispettati» (da Lavoro e perdono dietro le sbarre. La Cooperativa Giotto nel Carcere Due Palazzi di Padova – Percorsi di secondo welfare – Centro di Ricerca e Documentazione Luigi Einaudi – Working Paper 2WEL 3/2015).
‘Libere Golosità’ prende vita nel 2019 con la riattivazione del forno situato all’interno della Casa Circondariale di Vicenza. Propone ai detenuti un impiego, ma soprattutto fornisce loro formazione e competenza spendibili dopo la detenzione.
Sempre il Comitato di Vicenza del Centro Sportivo Italiano ha organizzato per i detenuti, all’interno della Casa Circondariale di Vicenza, corsi per arbitri di calcio (abilitati CSI) e per allenatori di calcio.
Attraverso l’impegno, il sacrificio, il rispetto delle regole, il merito, che deve sempre essere riconosciuto, si impara ad apprezzare, riconoscere e difendere il sentimento della legalità.
L’esortazione è che tutte queste buone pratiche di sinergie e coesione tra le varie realtà istituzionali, associative e civili vengano sempre più implementate e diffuse su tutto il territorio.

Perché «può darsi che non siate responsabili per la situazione in cui vi trovate, ma lo diventerete se non fate nulla per cambiarla» (Martin Luther King).



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