Meritocrazia Italia sostiene con forza la scelta del Governo Meloni sull’individuazione di un Ministero del Merito

Meritocrazia Italia sostiene con forza la scelta del Governo Meloni sull’individuazione di un Ministero del Merito

L’Italia è il Paese delle mille contraddizioni che di fatto, nel tempo, hanno anche condizionato i valori che esprime l’italianità. Alcune volte, però, la contraddizione stride con la logica, ad esempio, quando una serie di “personaggi pubblici” si dilungano in argomentazioni demolitorie del termine “merito”. Appare superfluo ricordare loro che se attaccano il merito provocano il dubbio, in chi li ascolta, che evidentemente si trovano in quella posizione non per meriti propri ma per successione di casta. Allora è fondamentale evitare la “popoloideologia” ossia quel mix tra populismo ed ideologia che uccide la verità dei fatti ed esalta il qualunquismo. C’è da chiedersi come mai in una scuola devastata dalla precarietà, dalle carenze strutturali, dalla formazione a stampone (prove invalsi), l’unica polemica manifestata riguardi proprio il merito. Alla luce di ciò non sono percepibili ai più le polemiche sulla denominazione del nuovo Ministero dell’Istruzione e del Merito che poco dovrebbe avere di nuovo perché la valorizzazione del merito avrebbe dovuto essere tra gli obiettivi primari di questo e anche di tutti gli altri Ministeri, da sempre.
Ma così non è stato, come avevano sancito i nostri padri costituenti con quel principio regolatore di una democrazia realmente operante, secondo il quale “i capaci e meritevoli, anche se privi di mezzi, hanno diritto di raggiungere i gradi più alti degli studi”. Piani didattici obsoleti e lontani dalle sensibilità in formazione e dal mondo del lavoro, precariato che mortifica la qualità della formazione, fatiscenza e degrado infrastrutturale che sfuma le opportunità di effettiva innovazione.
Dispiace che nonostante si abbia l’occasione di ripartire da zero dopo anni di instabilità, di incertezze e di conflitti non si perda invece l’occasione, ancora una volta, di ingaggiare battaglie sterili e senza un obiettivo se non quello di coprire l’incapacità di mostrarsi propositivi per la vera risoluzione dei problemi.
Una politica infedele, che invece di impegnarsi attivamente in un momento di grandissimo affanno e disagio, continua a predicare la strategia degli slogan solo per alzare polverone e gettare fango su nemico politico.
E proprio i giovani, i più mortificati da questo infame gioco delle ideologie, coloro che appassionatamente dovrebbero rivendicare libertà di espressione ed invocare uno Stato che li metta nelle condizioni di esprimersi e soprattutto di conoscere e valorizzare le proprie unicità, abilità e talenti, oggi scende in piazza nel paradosso folle di protestare contro il Merito.
Dopo anni di silenzio e di problemi cronici e insoluti, gli studenti scendono in piazza per protestare contro ciò che invece dovrebbero rivendicare con forza.
E’, forse, il frutto della nostra perseverante, inconsapevole educazione all’individualismo, quella che ci ha reso la patria del nepotismo e del fallimento sociale.
Ma il merito è la colonna portante della democrazia. Sul merito va costruita la personalità degli adolescenti. Il merito è il grido dell’equità sociale. Il merito è redistribuzione delle possibilità al genere umano e non possiamo non domandarci se questa inaspettata mobilitazione giovanile non nasconda, in fondo, un timore inconfessato della competizione, la paura di non tenere il passo in un sistema che non rende consapevoli delle proprie capacità e potenzialità.

Meritocrazia Italia ha scandito, in questi quattro anni di attività, in maniera chiara e decisa, la declinazione della parola merito, non volta alla celebrazione del lobbismo ma solo ed esclusivamente alla valorizzazione delle individuali capacità. Il Merito non è eccellenza ma la capacità di uno Stato di rendere tutti capaci e consapevoli del proprio ruolo all’interno della società. Solo così si può tendere all’equità sociale.
Al contrario, puntare unicamente sulle eccellenze renderebbe fallimentare la crescita del tessuto sociale favorendo, solo in questo caso, la “vita dei più fortunati”, coloro che possono istruirsi nei “College” migliori e possono avvantaggiarsi delle “amicizie di famiglia”.
I migliori nel mondo della meritocrazia sono coloro che acquisiscono la capacità di essere funzionali alla crescita di tutti e di non puntare su un ego proprio, sempre più spesso costruito ad arte da chi crede di governare le masse impoverendo le opportunità a favore di tutti.



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