
MI chiede un intervento immediato a tutela della filiera culturale e artistica. L’arte non sia tassata come un bene di lusso
In un Paese che detiene il primato dei siti Unesco (ben 60, seguito dalla Cina – pur tanto più estesa – a 59), che contiene una delle sette meraviglie del mondo e una parte consistente del patrimonio artistico mondiale, la produzione culturale non può essere considerata una voce accessoria o marginale. Eppure, a oggi, l’intera filiera della creazione, conservazione e diffusione dell’arte continua a essere gravata da un’imposizione fiscale che ne ostacola la sopravvivenza.
Colorifici specializzati, cartiere storiche, produttori di tele, pennelli e cornici, restauratori, fonderie artistiche, trasportatori d’opere d’arte, fotografi del patrimonio: tutte realtà costrette a operare con un’Iva al 22%, a fronte del 4% riconosciuto all’editoria. Un paradosso normativo che penalizza chi contribuisce ogni giorno a conservare e tramandare il patrimonio culturale nazionale.
Il risultato è sotto gli occhi di tutti: chiusura progressiva di botteghe storiche; abbandono delle professioni artistiche e artigiane; riduzione dell’offerta formativa nei settori legati alla cultura materiale; e aumento dei costi per musei, enti pubblici e privati impegnati nella valorizzazione del patrimonio.
La cultura non è un lusso.
È un investimento in futuro, identità, economia. Continuare a trattarla come un bene superfluo significa rinunciare a uno dei principali fattori di attrattività internazionale del nostro Paese.
Occorre anzitutto una riforma fiscale che riconosca e tuteli la filiera culturale e artistica nella sua interezza, e che affermi una volta per tutte il valore strategico della cultura come motore di sviluppo sostenibile, inclusivo e territoriale.
Inoltre, è fondamentale considerare l’indotto turistico che la valorizzazione del nostro patrimonio artistico genera: il turismo culturale rappresenta una fonte di ricchezza vitale per l’economia italiana, con un ritorno economico che supera i 40 miliardi di euro annui. Non possiamo permetterci di trascurare la filiera artistica e culturale, perché dietro ogni opera d’arte e ogni mestiere vi è una leva economica che alimenta direttamente il settore turistico e le sue attività collegate.
Un Paese che rinuncia a proteggere la propria cultura, rinuncia anche al proprio futuro economico. Il turismo è legato a doppio filo con la nostra identità culturale e artistica: senza la tutela delle professioni artistiche, rischiamo di minare una delle principali risorse economiche del nostro Paese.
Per questo Meritocrazia Italia propone:
– di estendere l’Iva agevolata (4%) a tutte le attività connesse alla produzione e conservazione artistica, includendo materiali, servizi e professioni tecniche;
– di istituire un Fondo Nazionale per la Cultura Artigiana, finalizzato a sostenere le microimprese artistiche e incentivare l’ingresso delle nuove generazioni nei mestieri d’arte;
– introduzione di un credito d’imposta per chi investe nella formazione, nella digitalizzazione e nella trasmissione di competenze nei settori della produzione artistica;
– il riconoscimento normativo delle professioni artistiche e culturali, con l’attivazione di registri professionali e tutele specifiche, anche sotto il profilo previdenziale;
– l’introduzione di sgravi fiscali per il mecenatismo diffuso, destinati a cittadini e imprese che contribuiscono al restauro, alla conservazione e alla promozione del patrimonio culturale.
Stop war.