OLTRE INUTILI LOGICHE DI SUSSIDIO, SI PUNTI SULLA COMPETENZA – COMUNICATO 24.11.21

OLTRE INUTILI LOGICHE DI SUSSIDIO, SI PUNTI SULLA COMPETENZA – COMUNICATO 24.11.21

Mai come in questo momento storico serve mettere al centro dell’agenda politica la realizzazione di una rete di protezione a tutela del lavoratore disoccupato e favorire l’incontro tra domanda e offerta di lavoro.
Davvero poco è stato fatto.
Dall’inizio della crisi emergenziale, milioni di posti di lavoro sono stati persi, ma non si dimentichi che, oltre ai disoccupati, ci sono altrettanti milioni di inattivi e inoccupati. Sono tantissimi i giovani che non cercano un posto di lavoro perché sono convinti di non poterlo trovare (NEET).

Il portale che dovrebbe incrociare domanda di lavoro e offerta, il Sistema Informativo Lavoro, la Borsa lavoro, le Agenzie private per il lavoro sono iniziative virtuose, ma si sono rivelate deludenti.
In questo momento di affanno, i Centri per l’impiego dovrebbero mostrare tutta la loro utilità, come accade in altri Paesi come Germania e Francia. E invece, lo si rileva sempre, le politiche interne sociali del lavoro si riducono alla previsione di sussidi. Ci si limita a distribuire assegni ai disoccupati per consentire di ‘arrivare a fine mese’ e incentivi alle aziende per assumere.
Politiche ‘passive’, inutili alla risoluzione dei problemi. Né possibili per sempre.
Tolto il cerotto, la ferita ricompare.

Si investe realmente poco in servizi che potrebbero essere d’aiuto ai disoccupati nel trovare un posto di lavoro. Il vulnus probabilmente risiede proprio nella organizzazione dei Centri per l’impiego, complice anche la scarsa dotazione di personale, peraltro non adeguatamente formato.

Eppure, a voler investire nelle politiche per il lavoro e svecchiare un sistema inadeguato, oggi le risorse non mancano.

Meritocrazia Italia auspica che:
– vengano riattivati e implementati i concorsi delle Regioni;
– nel lavoro di assistenza ai disoccupati siano coinvolte le agenzie private, che facciano finalmente da volano del mercato del lavoro, foraggiando altresì un sistema di compensazione proporzionato al reale lavoro svolto e favorendo l’allocazione soprattutto nel Sud;
– si applichi la legge secondo la quale, lì dove le Regioni non garantiscono i servizi di ricollocazione, è lo Stato a dover subentrare, commissariando i Centri per l’impiego inadempienti;
– si preparino e formino i lavoratori in base a ciò che il territorio richiede (addetti delle rsa, alla produzione di beni e servizi, manovalanza, autisti, etc.), anche puntando sulla implementazione e diversificazione degli ITS (perché, quando a un disoccupato mancano le competenze che il mercato richiede, la formazione fa la differenza). La programmazione di corsi di formazione oggi non è legata ai reali bisogni delle imprese, ma nella maggior parte dei casi si tratta di generiche lezioni di informatica o di inglese (dagli istituti professionali escono ogni anno meno di 4.000 diplomati, mentre le aziende potrebbero assorbirne almeno 20.000);
– vengano riunite su un unico portale le offerte dei principali motori di ricerca privati (le Regioni non dovranno più tener per sé le banche dati, ma condividerle, e poi collaborare seriamente con l’Agenzia nazionale per le politiche attive).



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