OLTRE LE SBARRE C’E’ VITA?

OLTRE LE SBARRE C’E’ VITA?

Esempi virtuosi e nuove proposte

Una delle problematiche maggiori in Italia è il sovraffollamento carcerario.

Proprio a tal proposito, la Corte europea dei diritti umani, l’8 gennaio 2013, con decisione unanime, condannò l’Italia per la violazione dell’art. 3 della Convenzione europea dei diritti umani (CEDU).
La sentenza, nota come sentenza pilota “Torreggiani”, riguardava trattamenti inumani o degradanti subiti da sette persone detenute per molti mesi nelle carceri di Busto Arsizio e di Piacenza, in celle triple e con meno di quattro metri quadrati a testa a disposizione.
La decisione ha avuto ripercussioni nazionali.

Il legislatore italiano ha adottato plurime norme di carattere deflattivo tese a diminuire il numero dei detenuti ed evitare ulteriori condanne da parte della Corte di Strasburgo.
Ma, nonostante i provvedimenti adottati nel corso del tempo, il problema del sovraffollamento carcerario non è stato definitivamente risolto.

In forza dei dati del Ministero della Giustizia, su una popolazione carceraria complessiva di 53.364, poco più di 1/3 sono stranieri (17.344 di cui 11.279 condannati in via definitiva), le donne detenute sono 2.255, i condannati in via definitiva sono 2/3 (36.183).
I detenuti in attesa di giudizio di primo grado sono 11.812 ( di cui 3157 stranieri); gli appellanti 5.551 (di cui 1.473 stranieri); i ricorrenti in Cassazione 4.234 (di cui 1. 167 stranieri).
I detenuti in attesa di primo giudizio nel Lazio sono il 17,4% in Italia il 16,2%.

Nel Lazio, i condannati in via definitiva sono il 64,7% i condannati in via non definitiva il 17,5%; mentre, a livello nazionale, i condannati in via definitiva sono il 67,8% i condannati in via non definitiva il 15,3%.

Nel Lazio, la capienza regolamentare è di 5.157; i detenuti presenti sono 5.816 uomini 380 donne di cui stranieri 2.177.

Problematiche di sovraffollamento carcerario sono più diffuse al Sud, ove però i detenuti stranieri sono in minoranza. Invece, i detenuti stranieri sono più presenti nella zona Nord, con particolare concentrazione nel Nord Est (superiore al 50% rispetto al numero complessivo).

Le Regioni Lazio, Lombardia, Campania e Puglia sono quelle che hanno i maggiori problemi di sovraffollamento.

Per cercare di rimediare, il Governo ha adottato provvedimenti contenuti sia nel c.d. “Decreto Cura Italia” che nel “Decreto Ristori”, che hanno prodotto alcuni effetti positivi.

L’attuale stesso Ministro della Giustizia, tra le linee programmatiche, ha menzionato anche interventi di deflazione sostanziale come, ad esempio, l’ampliamento di Istituti quali la “sospensione del procedimento con messa alla prova” e la “non punibilità per particolare tenuità del fatto”.
Lo stesso Ministro ha voluto anche differenziare i concetti di “certezza della pena” e “certezza del carcere” a cui ricorrere solo come extrema ratio, per via degli effetti desocializzanti che lo stesso produce, ed ha voluto valorizzare le alternative al carcere già come pena principale.

Un esempio virtuoso di carcere è quello Capitolino di Rebibbia, per le plurime attività realizzate all’interno dello stesso.
La Casa di Reclusione di Rebibbia ha caratteristiche particolari, con circoli, filiazioni di organizzazioni come Arci e Acli che non dedicano attenzione al solo momento ricreativo ma sviluppano anche progetti.
I detenuti possono frequentare corsi di alfabetizzazione e persino corsi di scuola superiore come l’Istituto per il Turismo e Tecnico commerciale.
Vi sono programmi che avvicinano i detenuti allo Sport.
A seguito della firma del Protocollo D’intesa tra il Ministero della Giustizia -DAP- e il CONI del 3 dicembre 2013 è stato sviluppato il progetto “Sport in carcere”.
Il progetto venne inizialmente avviato, in via sperimentale, su due città pilota, Roma e Bologna, rispettivamente presso la Casa Circondariale di “Rebibbia Femminile” e la Casa Circondariale di Bologna “Dozza” e successivamente esteso in altre città.
Presso la Casa di Reclusione di Rebibbia vengono praticati calcio, tennis e rugby.

Dall’anno 2013 viene anche celebrata la Giornata Nazionale dello Sport nelle Carceri.

Nel 2016 un cast composto interamente da detenuti ha realizzato il Docufilm “Spes Contra Spem”.

Tali esempi mostrano come, anche all’interno del carcere, possono esserci percorsi risocializzanti che incidono in modo positivo anche sulla collettività.

Tanto occorre ancora fare.
Al fine della risoluzione del problema del sovraffollamento carcerario e per garantire effettività al principio rieducativo della pena, importante sarebbe:

– dare maggiore impulso alle attività sportive, culturali e di studio, all’interno degli Istituti di Pena;
– programmare investimenti di edilizia carceraria, con ristrutturazione degli edifici esistenti, riconversione in istituti di pena edifici dismessi già adibiti ad altre funzioni, e realizzazione di nuovi immobili;
– operare una seria riforma dell’ordinamento penitenziario, calibrata sul proposito di recupero del detenuto, nel rispetto dell’art. 27 cost. e della Convenzione EDU, riaffidando centralità alla persona, da rieducare alla legalità e da reinserire socialmente al termine del percorso detentivo;
– operare un intervento incisivo sulle misure alternative alla detenzione, ampliandone l’ambito di applicazione e soprattutto, al fine di renderle concretamente efficaci, rafforzando le strutture territoriali di sostegno e controllo, dagli Uffici Esecuzioni Penali distrettuali, ai Servizi Sociali, alle Forze dell’Ordine;
– dare esecuzione alla direttiva n. 2016/343, per assegnare effettività al principio di ‘presunzione di innocenza’;
– applicare la misura cautelare custodiale in carcere solo nei casi in cui non siano effettivamente possibili altre misure cautelari.



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