OSSERVATORIO SANITA’ PIEMONTE

OSSERVATORIO SANITA’ PIEMONTE

L’ Ente di ricerca della Regione Piemonte, l’IRES, ogni anno pubblica una relazione sull’andamento socio economico e territoriale della Regione ed effettua un’analisi dei fenomeni più rilevanti.

La relazione IRES 2019 è illuminante con riferimento al “ Sistema Salute”, espressione di un modo diverso di approcciarsi al diritto alla salute del cittadino, la cui garanzia e tutela si considera non di esclusiva competenza del SSN, ma rientrante nell’ambito di una più ampia visione, che riconosce la salute quale risultato di un insieme di fattori che si affiancano alla qualità delle cure: l’organizzazione del lavoro, gli stili di vita, la salubrità degli ambienti, l’istruzione ed il reddito.

La salute è una questione sociale. I dati dimostrano come la stessa sia più precaria tra i più svantaggiati. C’è un rapporto di proporzione diretta tra il disagio sociale, la povertà, il benessere e lo stato di salute.

Le politiche sanitarie dovrebbero essere ad ampio raggio, prevedere un sistema di promozione del bene salute, al di là di ottiche meramente finanziarie, al fine di raggiungere nel medio lungo periodo, attraverso un miglioramento dello stato di salute generale, con una riduzione del costo della sanità.

I fattori più incidenti sono “la condizione lavorativa” e “il livello di istruzione”. Ci sono malattie, come quelle psichiche, l’ansia cronica e la depressione, direttamente proporzionali all’instabilità lavorativa ed economica, essendo maggiori tra gli inattivi ed i disoccupati, nonché tra coloro che hanno un livello di scolarizzazione più basso.

Quali sono gli elementi di criticità del sistema salute piemontese?

  • L’invecchiamento della popolazione: determina nuovi bisogni di salute e cura, con più malati cronici. La soluzione: il potenziamento dei servizi territoriali;
  • L’aumento delle patologie mentali, dimostrato da un incremento esponenziale dell’uso di farmaci ansiolitici ed antidepressivi, che in Piemonte dal 2004 al 2017 ha raggiunto il + 77,3%, dato in forte crescita rispetto alla media nazionale, che si assesta sul 54,3%. Data la stretta connessione tra stato di salute mentale e stato socio economico, l’intervento dovrebbe essere trasversale, volto a favorire il raggiungimento di un benessere generalizzato;
  • La questione giovanile: aumentano il numero di giovani che fa uso di sostanze stupefacenti o alcoliche, con conseguenze che possono ripercuotersi sulla salute in età adulta. La soluzione: investire sull’istruzione e sull’informazione delle giovani generazioni, promuovere stili di vita, comportamenti sani e responsabili sin dai primi anni. Ciò anche con interventi diretti a favorire l’attività fisica per tutti i bambini anche i più disagiati ovvero favorendo un cambio di paradigma culturale che porti le scuole a potenziare e sostenere i giovani atleti;
  • I servizi territoriali: in linea di massima il sistema sanitario piemontese è uscito dal Piano di rientro con un accettabile rapporto qualità-prezzo, il rafforzamento dei servizi territoriali è troppo lento e non adeguato rispetto all’invecchiamento della popolazione ed ai diversi bisogni di salute.
  • L’innovazione della rete ospedaliera. Tra il 2012 ed il 2018 sono stati chiusi ben 12 ospedali, per una mancanza di fondi e di risorse, con una ridefinizione del loro ruolo. Da luoghi di tutela della salute di prima istanza a luoghi di tutela della salute di ultima istanza. La causa: l’eccessiva apertura, che aveva portato, negli ultimi anni, ad un accesso spropositato in pronto soccorso per codici bianchi e verdi, con conseguente ingolfamento del sistema e la necessità di rivederne la funzione.

Alla chiusura degli ospedali si aggiunge l’elevata percentuale, tra quelle attive, delle strutture obsolete, pari al 65%. La soluzione: investire sull’innovazione, sul presupposto che una rete ospedaliera efficiente costituisce un motore di sviluppo sociale;

  • L’investimento sulle persone. Il personale sanitario è diminuito negli ultimi 10 anni di 2500 unità e nel contempo sono aumentati gli operatori sanitari over 60, la cui quota è passata dal 4 al 21%. A breve emergerà il problema della carenza di personale medico ed infermieristico. La soluzione: una programmazione dell’offerta formativa a diversi livelli e la creazione di condizioni di lavoro adeguate e competitive per i giovani.


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