Per la stabilità economica, si lavori sulla non concorrenza finanziaria all’interno dell’Europa

Per la stabilità economica, si lavori sulla non concorrenza finanziaria all’interno dell’Europa

Le ultime riforme del Patto di stabilità e le discussioni sull’opportunità di ratificare il Mes aprono nuovi scenari economici.

Crescere, per l’Italia, è un obiettivo che non può essere differito nella sua realizzazione.
Gli indicatori economici e la misura del debito pubblico sono legati a doppio filo con il tasso di crescita del Pil, dal quale dipendono anche la capacità di rispettare i vincoli europei e, in generale, la tenuta del Paese.

Oggi non possono non avvertirsi serie preoccupazioni per la stabilità degli equilibri tra rispetto dei parametri economici e sostenibilità per il tessuto economico e sociale. Tra benessere collettivo e stabilità del mercato del lavoro, quale veicolo di redistribuzione della ricchezza.

Uno dei nodi principali da sciogliere deve essere quello della rinnovata competitività del sistema economico, sia verso gli stessi Stati appartenenti all’Unione, sia rispetto ad altri mercati.
Resta indiscusso che, per farlo, occorrono ingenti finanziamenti, da intendere come un’opportunità per costruire manovre secondo equità, senza lasciare indietro nessun Paese europeo. Questo restituirebbe alla stessa Europa maggiore centralità nella definizione delle linee politiche mondiali nel prossimo futuro.

A tal proposito, Meritocrazia reputa indispensabile rivedere alcuni principi di mercato, annullando quelle differenze che portano a continui atti di concorrenza interna nello stesso mercato unico europeo, anche sotto il profilo tributario. Se, da un lato, all’Italia vengono imposti alcuni vincoli produttivi e di filiera, con ricadute importanti sull’occupazione, deve essere altrettanto serrato il principio di non concorrenza finanziaria tra Stati appartenenti alla stessa comunità. Le delocalizzazioni per ragioni legate alle differenze politiche di tassazione su imprese e lavoro non dovrebbero essere consentite.
Gli investimenti siano diretti verso i settori propri dell’economia reale del Paese per recuperare quella leadership continentale e quella competitività che l’Italia merita.

Stop war.



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