
Riforma costituzionale in Germania: l’Italia conservi coesione a fronte dell’ennesima prova di forza del Governo tedesco
Pochi giorni fa, in tempi record, il governo tedesco ha approvato la riforma costituzionale con i voti della SPD, della CDU-CSU e dei Verdi sotto il cancellierato di Friedrich Merz.
Tale riforma permette al Governo tedesco di indebitarsi senza limiti per il riarmo e di creare debito federale fino a 500 miliardi di euro in 12 anni per infrastrutture, e consente agli enti locali di andare in deficit fino allo 0,35%. Il totale della manovra ammonta a circa mille miliardi di euro.
Le conseguenze principali che possono derivare da tale assetto sono:
– investimenti massicci nelle industrie tedesche, soprattutto armamenti, grazie ai fondi finanziari americani come BlackRock, Vanguard e State Street, allontanatisi dai mercati statunitensi dominati da Trump;
– acquisti di titoli del debito pubblico tedesco da parte dei grandi fondi, con conseguente concorrenza verso i titoli degli altri Paesi europei, Italia inclusa, e un probabile ostacolo a interventi della BCE a sostegno dei debiti pubblici europei;
– riorganizzazione del sistema produttivo tedesco attorno al riarmo, con alti costi energetici compensati dall’approvvigionamento di shale gas americano.
L’iniziativa della Germania, per la verità, a discapito dei principi che fondano il sistema europeo, sembra essere piuttosto un tentativo di consolidare la propria forza economica e politica sfruttando le debolezze altrui, in particolare l’instabilità finanziaria degli Stati Uniti sotto Trump e l’incapacità degli altri Stati dell’Europa di attuare politiche economiche coordinate, puntando sulla crescita dell’industria bellica, per tornare a diventare leader in Europa.
La riforma di Merz rappresenta una scelta aggressiva per garantire la competitività tedesca, anche a costo di compromettere i principi di solidarietà europea.
La Germania, tuttavia, si trova in una situazione energetica complicata: ha chiuso le sue centrali nucleari con la promessa di sostituirle con fonti energetiche rinnovabili, ma nel frattempo ha aumentato l’uso di carbone e gas americano, di gran lunga più costoso, e questa circostanza potrà influire sull’assetto economico del Paese.
A breve termine, è difficile che possa in tal modo sostenere il riarmo e rivedere integralmente le infrastrutture senza poter tornare al nucleare. Il riarmo e l’espansione industriale, infatti, richiedono molta energia di “base load”, e le rinnovabili, essendo fonti discontinue, non sono idonee a coprire domande di energia costanti 24 ore su 24. Quindi, a medio-lungo termine, se i problemi energetici dovessero peggiorare, non sarebbe da escludere una riapertura in Germania al nucleare, magari con impianti di nuova generazione tipo gli Small Modular Reactors di quarta generazione.
L’Italia e gli altri Paesi europei potrebbero risentire pesantemente delle decisioni prese dal Bundestag sia per la concorrenza sul debito pubblico sia per la ristrutturazione delle catene di subfornitura. Inoltre, il riarmo come motore economico rischia di alimentare tensioni geopolitiche e accentuare le disparità economiche tra i Paesi europei.
Meritocrazia Italia esorta il Governo italiano a un approccio prudente in ordine alle plurime e complesse sfide economiche, energetiche e politiche che si frappongono nel quotidiano, e parimenti auspica che sia profuso ogni sforzo possibile e sostenibile affinché il Parlamento, analogamente a quanto fatto in Germania, arrivi a un accordo a larga maggioranza ed eviti che, come spesso succede, ci si trovi poi costretti a inseguire le emergenze senza una visione comune sugli obiettivi da raggiungere.
Stop war.