RISORSE IDRICHE IN EMILIA ROMAGNA

RISORSE IDRICHE IN EMILIA ROMAGNA

Introduzione

La regione Emilia Romagna mira a porre in essere una serie di iniziative e progettualità con l’obiettivo di conservare e risparmiare le risorse idriche e preservare l’ambiente naturale, migliorare la qualità della vita dell’uomo ed assicurare il mantenimento della vita acquatica. Un approccio integrato e differenziato è tanto più importante in una Regione caratterizzata da un ampissimo territorio con notevoli diversità tra zone padane, in cui altissimo è l’impatto della densità di popolazione e delle attività agricole e industriali presenti, zone costiere con vocazione turistica e zone montane appenniniche con bassa densità abitativa e scarsità di risorse idriche.
Tuttavia, permangono molti problemi e criticità, visto che l’Emilia Romagna resta protagonista di livelli allarmanti di perdite idriche reali, valutate negli ultimi anni dal ‘Documento della struttura tecnica di ATERSIR per il Comitato Consultivo Utenti in materia di perdite idriche e investimenti – Marzo 2019’: 30.99% di perdite per l’anno 2016; 31.12% per il 2017; 31.45% con punte del 40% per l’anno 2017 e così via.
Tradotto in numeri, e proiettato sul territorio italiano, questi dati ci dicono che l’Italia, ricchissima di acqua, è talmente povera di infrastrutture idonee a trasportare questo bene primario da sprecare quasi la metà dell’acqua distribuita: nel 2017, per 9 miliardi di metri cubi di acqua prelevata, 8.3 miliardi sono arrivati alle reti comunali e solo 4.9 nelle nostre case. Numeri impressionanti.
Il 41.4% dell’acqua viene sprecata in perdite nel sistema di distribuzione, secondo il rapporto Accadueo nel 2018. Non stupiscono questi dati, se si pensa che il 60% della rete nazionale ha più di 50 anni e che il tasso nazionale di rinnovo è pari a 3.8 metri per ogni km: di questo passo il rinnovo del sistema di distribuzione richiederebbe circa 250 anni.
L’Emilia Romagna sta cercando di rinnovare in questo senso, con un impegno annuale di circa 180 milioni di euro che si traducono in un contributo medio per abitante di 40 euro a fronte dei 33 della media nazionale. Tuttavia, ciò che impatta maggiormente su questa voce di spesa sono le manutenzioni di una rete ormai vetusta, che necessiterebbe, e non solo in Emilia Romagna, di un investimento ben più sostanzioso per affrontare i gravi problemi strutturali che il cambiamento climatico e l’allarmante e sempre più incidente scarsità di acqua ci impongono di fronteggiare.
Ricordiamo infine che lo spreco di risorse, i mancati investimenti in innovazione e sviluppo di nuove infrastrutture si traducono in disagi e costi per i cittadini. In particolare, secondo l’Osservatorio Prezzi e Tariffe di Cittadinanza Attiva, l’Emilia Romagna si posiziona solo al quarto posto come regione in cui si spende di più per l’approvvigionamento idrico: 511 euro a famiglia nel 2019 rispetto ai 434 della media nazionale. La Regione si posiziona dopo Toscana (688 euro), Umbria (531 euro) e Marche (527 euro) anche se, all’interno del territorio regionale permangono notevoli differenze tra singoli capoluoghi (596 euro a Cesena e 388 a Bologna).

Idrogeologia e risorse

La pianura emiliano-romagnola costituisce la porzione meridionale della pianura padano-veneta, la più grande pianura alluvionale italiana e una delle più grandi europee.
La pianura padana rappresenta anche una delle aree più densamente popolate ed una delle principali zone produttive del Paese, con il 37% delle attività industriali italiane, il 55% delle attività zootecniche ed il 35% di quelle agricole. L’acqua, sia quella di superficie, sia quella estratta dal sottosuolo, è una risorsa fondamentale per lo svolgimento, il mantenimento e lo sviluppo di queste attività.

In Emilia-Romagna la gestione delle risorse idriche mira ad assicurare il mantenimento della vita acquatica e dell’ambiente naturale, la qualità della vita dell’uomo, la conservazione e il risparmio della risorsa e tutti gli usi collegati alle attività economiche.
Il Piano di Tutela delle Acque (approvato dall’Assemblea legislativa con deliberazione n. 40 il 21 dicembre 2005) (PTA) è lo strumento che la Regione ha identificato per raggiungere gli obiettivi di qualità ambientale per le acque interne e costiere e garantire un approvvigionamento idrico sostenibile nel lungo periodo. È uno strumento dinamico, basato sul monitoraggio e sulla valutazione degli effetti delle politiche di gestione e degli interventi attraverso un programma di verifica che consente l’adattamento delle modalità di gestione del ciclo idrico e degli scenari evolutivi.

All’interno del PTA, è stato sviluppato il Programma regionale di conservazione e risparmio della risorsa idrica, che si avvale di strumenti normativi, economici e pianificatori e che si basa sull’assunto che il risparmio idrico comporti anche un risparmio energetico: i risultati raggiunti hanno infatti valore anche nel mercato dei titoli di efficienza (obiettivi: riduzione delle perdite di rete, risparmio in tutti i settori idroesigenti, efficientamento dei sistemi irrigui, educazione e informazione, progetti pilota, ricerca e studi, riuso delle acque reflue, etc.). Strumenti di pianificazione elaborati sulla base del Piano sono, ad esempio: le Varianti generali ai Piani Territoriali di Coordinamento Provinciale (PTCP), che le Province hanno avviato con tempi e modalità differenti, i Piani di conservazione della risorsa delle Agenzie d’Ambito (AATO) e i Piani di conservazione per il risparmio idrico in agricoltura da parte dei Consorzi di bonifica.

Nei vari settori, questi gli obiettivi:
– produttivo: implementazione di sistemi di gestione ambientale moderni;
– civile: comportamenti virtuosi e diffusione di dispositivi tecnologici per la riduzione dei consumi;
– civile e produttivo: incentivazione dell’uso di tecnologie miranti alla riduzione dei consumi (campagne di sensibilizzazione, facilitazioni di tipo economico da parte di Regione, Province e Comuni, disposizioni regolamentari ed urbanistiche);
– agricolo, in cui è molto alto il fabbisogno delle risorse (sono state predisposte strategie differenziate per il risparmio idrico e per la programmazione razionale dell’irrigazione oltre a Piani di conservazione per il risparmio idrico, di efficienza delle reti idriche e realizzazione di piccoli invasi a basso impatto ambientale).

Nel complesso, la Regione ha adottato una strategia generale per la gestione e la tutela delle acque puntando su risparmio, efficienza, conservazione e utilizzo sostenibile della risorsa. L’Emilia Romagna ha infatti ritenuto necessario sviluppare una strategia che tenga conto degli importanti mutamenti climatici caratterizzati da sempre più frequenti eventi estremi che modificano anche gli scenari idrometeorologici futuri, l’alternarsi di siccità e alluvioni, oltre che garantire buona qualità e sufficiente quantità di risorse idriche.

Idrogeologia della pianura emiliano-romagnola

Il PTA stima in 2.131 milioni di m3/anno il fabbisogno idrico della Regione: il 58% per l’agricoltura, il 26% per il consumo umano, e il 16% per l’uso industriale. Un terzo (32%) di questo enorme volume di acqua è prelevato dalle falde sotterranee della pianura, che forniscono circa il 60% dell’acqua destinata al consumo umano.
Il patrimonio idrico sotterraneo dell’Emilia-Romagna è molto ricco, soprattutto in alcune zone, e rappresenta una risorsa insostituibile. Le acque prelevate dal sottosuolo derivano dai pozzi perforati in pianura e dalle sorgenti presenti nell’Appennino.

L’indicatore SQuAS misura il deficit o il surplus idrico in termini di volumi di acqua che ogni anno mancano o sono in eccesso nel sistema, ed è calcolato sulla base delle serie storiche di lungo periodo dei dati riferiti al livello delle falde, rilevati dalla rete regionale di monitoraggio. L’indicatore è fondamentale per evidenziare quelle zone dove c’è una particolare scarsità di risorse, cioè le zone nelle quali la disponibilità delle acque sotterranee è minacciata dai prelievi e/o dall’alterazione della capacità di ricarica naturale. Il monitoraggio e la valutazione, come in ogni contesto, sono passi assolutamente necessari prima di pensare ad una qualsiasi pianificazione.

Il deficit idrico appare in miglioramento nelle province di Bologna, Ravenna e Forlì-Cesena, stazionario a Parma, in leggero aumento a Reggio-Emilia e Modena. Nelle province di Piacenza e Rimini si evidenzia un andamento del deficit particolarmente problematico; lo stesso andamento critico viene riscontrato nelle conoidi alluvionali appenniniche maggiori.

Altri indicatori, come ad esempio il DPSIR, vengono utilizzati, per quantificare la pressione dei prelievi sulle acque sotterranee e superficiali, analizzando l’impatto delle attività antropiche (sia private che, soprattutto, agricole) sulla qualità e quantità delle risorse idriche. Anche qui, molte differenze a seconda delle zone, soprattutto tra zone padane e appenniniche.

Infatti la Regione Emilia Romagna, anche per l’ampiezza del suo territorio, è costituita da zone molto diverse sia per quanto riguarda la presenza di attività antropiche, sia per la densità di popolazione sia anche per la differente distribuzione delle reti fluviali. Occorre anche ricordare che il fiume Po, il cui ampissimo bacino idrografico interessa territori alquanto diversificati e profondamente antropizzati, esercita grande influenza sul Mare Adriatico e su tutta la linea di costa emiliano-romagnola, apportando ingenti carichi di sostanza organica e nutrienti prodotti e sversati al di fuori dei confini regionali. Inoltre i fattori climatici stanno sempre più condizionando il ciclo dell’acqua, non solo sul nostro territorio, ma a livello globale. Anni particolarmente siccitosi, hanno modificato andamenti, qualità e quantità delle risorse idriche superficiali e sotterranee, mettendo a dura prova l’insieme di misure e azioni su cui si fonda il sistema regionale di tutela delle acque.

Le acque del settore montano sono particolarmente attenzionate dalla regione Emilia Romagna, in quanto contribuiscono a fornire servizi ecosistemici, come identificati dal MSE, in quanto influiscono su approvvigionamento, sostegno alla biodiversità e creazione di habitat naturali e regolazione.

Inoltre le acque possono collocarsi in contesti di valore culturale, storico e paesaggistico, laddove la loro presenza ha contribuito alla frequentazione secolare dei luoghi.
Fanno parte delle politiche regionali obiettivi quali la conoscenza e l’uso sostenibile delle risorse naturali, oltre che il miglioramento delle conoscenze sugli ecosistemi ed i servizi ecosistemici, considerati anche come opportunità di valorizzazione delle aree cosiddette marginali, tra cui quelle montane.

Progettualità

Già molti anni fa la Regione ha cominciato a intercettare fondi europei e a entrare come partner o capofila in progetti pilota che approfondivano il tema della risorsa idrica nei paesi mediterranei, che per la loro collocazione sono accomunati da una serie di criticità relative alla quantità e qualità della risorsa disponibile. Progetti che hanno permesso di raccogliere una grande mole di dati e identificare i siti dove sarebbe possibile reperire volumi importanti di risorse idriche (BUM, Regione Emilia Romagna e Servizio Geologico Sismico e dei Suoli).
Ancora oggi quei dati sono preziosi e sono alla base di nuove progettualità come TACTIC (Tools for assessments of climate change impact on groundwater), che mira ad individuare strumenti per valutare l’impatto dei cambiamenti climatici sulle risorse idriche sotterranee e che è uno dei cinque sottoprogetti di GEOERA, il grande progetto europeo a cui l’Emilia-Romagna partecipa dal 2016 nell’ambito del programma Horizon 2020, con l’obiettivo di integrare le conoscenze geologiche in tema di risorse naturali.

Sia i cittadini che le amministrazioni possono fare molto per migliorare la situazione e rispondere alle grandi sfide che la scarsità di acqua ci impone. I primi, adottando comportamenti virtuosi che impattano notevolmente sui consumi usando più razionalmente le risorse e le seconde, investendo, collaborando tra amministratori locali, regionali e nazionali, progettando e utilizzando le risorse e gli strumenti a disposizione per rinnovare un sistema vecchio e non più in grado di rispondere alle esigenze che la richiesta attuale, sommata al crescente problema rispetto all’uso razionale delle risorse, richiedono come scelta etica ed economica.

 

 

 

 

 

 

 

Fonti:

ATERSIR, Documento della struttura tecnica di ATERSIR per il Comitato Consultivo Utenti in materia di perdite idriche e investimenti – Marzo 2019

BUM, Regione Emilia Romagna e Servizio Geologico Sismico e dei Suoli, INTERREG IIIB MEDOCC BASSINS VERSANTS MÉDITERRANÉES Guida Metodologica INDIVIDUAZIONE DI RISORSE IDRICHE ALTERNATIVE Progetto Pilota, 2007

CRESME, Rapporto Accadueo, 2018

Severi Paolo e Bonzi Luciana, Gli acquiferi dell’Emilia-Romagna – Cenni sulla geologia dell’acquifero della pianura emil//iano-romagnola in “Esperienze e prospettive nel monitoraggio delle acque sotterranee. Il contributo dell’Emilia-Romagna”, Marco Farina, Marco Marcaccio, Adriano Zavatti (a cura di), Pitagora Editrice Bologna, 2014

Severi Paolo e Bonzi Luciana (a cura di), Introduzione all’idrogeologia della pianura emiliano-romagnola, 2012

Regione Emilia Romagna e ARPAE, Relazione dello Stato dell’Ambiente della Regione Emilia Romagna

Regione Emilia Romagna, Risoluzione n. 8232 per impegnare la Giunta ad inserire il tema del risparmio idrico, in particolare delle acque potabili, tra le proprie priorità di primo livello, avviando un programma che, in tempi certi, raggiunga un completo rinnovamento della rete distributiva e, conseguentemente, ad adeguare, in aumento, i finanziamenti rivolti a tale finalità anche richiedendo al Governo nazionale un analogo atteggiamento. A firma del Consigliere Sassi, presentata il 09/04/2019

https://ambiente.regione.emilia-romagna.it/it/geologia/geologia/dissesto-idrogeologico/la-carta-inventario-delle-frane

https://ambiente.regione.emilia-romagna.it/it/geologia/geologia/dissesto-idrogeologico/larchivio-storico-dei-movimenti-franosi

www.cittadinanzaattiva.it

https://protezionecivile.regione.emilia-romagna.it/

https://www.isprambiente.gov.it/it/pubblicazioni/rapporti/Rapporto-sulle-frane-in-Italia

https://geoera.eu/

https://www.millenniumassessment.org/en/index.html

https://www.millenniumassessment.org/en/About.html



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