Sorprende il silenzio della POLITICA sulla regolamentazione dei “SOCIAL” MI sollecita interventi normativi e maggiore responsabilità di utenti e gestori delle piattaforme
I “social” stanno di fatto distruggendo la socialità, un ossimoro argomentativo che dovrebbe far riflettere il mondo istituzionale. E invece le attrattive giornaliere ondeggiano tra questioni superficiali e situazioni che non centrano l’obiettivo prima-rio di salvaguardia della comunità.
Meritocrazia Italia si chiede cosa aspetti la Politica ad intervenire.
Quale certezza possiamo regalare alle future generazioni se accettiamo supinamente che una quantità imponente di persone vivono con lo sguardo costantemente rivolto a uno schermo, in spiaggia, in montagna, a scuola, al ristorante, ovunque?
A questi quesiti bisogna dare una risposta. Meritocrazia fa la sua parte e ha proposto l’adozione di un Testo Unico dei social che possa garantire il limite temporale di accesso, i siti visitabili, i profili da attenzionare, il filtro delle informazioni ed il furto delle generalità.
Sarebbe importante comprendere che, con queste limitazioni, si amplieranno la vita reale, le emozioni, le relazioni, cercando di riassestare lo stare “insieme”.
Tra i nuovi pericoli portati dall’uso massivo della Rete, vi è anche quello del furto di identità digitale. Un fenomeno tanto frequente quanto sottovalutato, improvviso, senza responsabilità e di difficile controllo.
Indirizzi di posta elettronica, profili social, home banking, nulla è più al sicuro e tutto rischia di essere violato con grande facilità e senza che sia davvero possibile proteggersi dal rischio.
Se, poi, si considera la fortissima tendenza alla condivisione di informazioni strettamente personali, nel desiderio di far conoscere ad altri abitudini e attività, con pubblicazione anche di foto di minori, si comprende meglio l’interesse ad acquisire illecitamente la mole sterminata di dati disseminati in Rete. Nella migliore delle ipotesi per ragioni di profilazione commerciale, ma spesso anche per commettere ulteriori reati e svolgere attività sostituendosi all’utente violato, grazie alla sottrazione di password, numeri di telefono, codici fiscali, numeri di carte di identità o di credito. Senza contare l’esposizione di gruppi politici e personaggi noti. Si sa che, in un mondo ormai quasi interamente digitalizzato piccoli device sono in grado di contenere l’intera vita di un individuo, dalle app legate al conto corrente, alla cartella clinica o alle prestazioni atletiche, si passa ai social che contengono ricordi, passioni, frammenti di vita quotidiana, più o meno spontanei, condivisi con la propria community.
Nonostante l’accresciuto impegno della polizia postale, che ha implementato le competenze e intensificato l’opera di tracciamento, e la severità delle pene per i reati di sostituzione di persona e di frode informatica (con reclusione da 2 a 6 anni e multa da 600 a 3.000 euro), il volume dei furti cresce di giorno in giorno. Di rimando, infatti, i mezzi di frode divengono sempre più sofisticati e invasivi.
Secondo il Rapporto Censis-DeepCyber sulla sicurezza informatica in Italia, pubblicato nell’aprile 2022, l’81,7% della popolazione italiana teme di risultare incappare in condotte violative ai propri danni, mentre quasi l’11% ha scoperto, sui social, account fake con il proprio nome, cognome ed immagine. Negli ultimi quattro anni, solo Facebook ha subito tre diversi attacchi informatici che hanno provocato la violazione dei dati personali di oltre 500 milioni di iscritti (gli italiani coinvolti sarebbero stati 35 milioni). Numeri da capogiro! Del resto se, da un lato, è vero che la soluzione più semplice sarebbe quella di ridurre ai minimi termini la quantità di dati e informazioni condivisa online, lo sviluppo degli strumenti e delle finalità attraverso cui si declina il loro utilizzo è una conferma del loro essere ormai imprescindibili nel contesto delle attività quotidiane, private e professionali.
Meritocrazia Italia invita anzitutto alla responsabilità nell’uso di internet. Bastano pochi accorgimenti. I social network, in particolare, dovrebbero essere utilizzati con maggiore prudenza, evitando, per quanto possibile, di condividere dati riservati e personali.
Utile anche non utilizzare reti wi-fi pubbliche, proteggere le attività online con l’uso di vpn e diversificare le password.
Scrupoloso e frequente deve essere anche il controllo di conti online e contenuto delle email.
Per altro verso, dovrebbe insistersi maggiormente sui termini di responsabilità dei gestori delle piattaforme, che traggono oggi guadagni vertiginosi da un’attività che, seppure apparentemente gratuita, è attività d’impresa fortemente remunerativa. Che siano obbligati ad adottare migliori ed efficaci sistemi di sicurezza, senza costi a carico degli utenti, e a rendere informative veritiere, complete e chiare sui rischi connessi all’utilizzo del sistema, con previsione di sanzioni severe per il caso di inottemperanza.
Non ultimo, darebbe un contributo una più adeguata regolazione della fattispecie, imponendo l’abbinamento di ogni profilo social a spid o numero di carta di identità e impronta digitale (questo consentirebbe anche di vigilare sull’età di chi richiede l’iscrizione) in modo da evitare tripli e quadrupli profili fake.
Non si può prescindere da nuove procedure volte a verificare la veridicità del profilo e, successivamente, da procedere contestualmente all’eliminazione in caso di esito negativo (soluzioni efficaci possono essere fornite da sistemi di autenticazione a due fattori, misure di cyber security affidabili nella prevenzione e nel blocco di malware, comunicazioni di phishing o altre tipologie di attacchi informatici e creare con il tempo una vera e propria anagrafe digitale, un po’ come è stato fatto con lo spid). Serve anche un nuovo sistema di pene, che abbiano maggiore efficacia, ad esempio con inibitoria dell’uso dei social per un pe-riodo sufficientemente lungo, non inferiore ai dieci anni, e sequestri per equivalente.
Insomma regolamentare questo mondo “social” con un TU sarebbe la vera svolta per una società che si sta velocemente allontanando dalla SOCIALITA’.
Stop war.