SPORT E AMBIENTE NELL’ORIEENTING

SPORT E AMBIENTE NELL’ORIEENTING

Esplorazione, resilienza, rispetto, tutela e competitività

L’orienteering è una particolare disciplina definibile come ‘sport nei boschi’.
Si tratta di un’attività strettamente correlata alla tutela e al rispetto dell’ambiente.

In una speciale gara di orientamento, si affronta un percorso predefinito, caratterizzato da punti di controllo, con l’obiettivo di giungere al traguardo nel minor tempo possibile. Ciascun orientista riceve un cartellino testimone (o, nelle competizioni più importanti, viene dotato di un microchip) che dovrà timbrare a ogni punto di verifica. Si aggiudica la competizione il più veloce nel raggiungere il traguardo.
L’Orienteering prevede la lettura e l’interpretazione di una cartina con una scala di riferimento da considerare in cui vengono utilizzati i colori per definire il bosco percorribile in cui: il verde rappresenta l’ostacolo della vegetazione all’avanzamento; il giallo indica aree aperte come prati e radure; il blu rappresenta l’idrografia del territorio; il nero evidenzia i manufatti dell’uomo e la sfera del mondo minerale; e il marrone descrive la morfologia del territorio.
La simbologia è ampia e si impara bene con l’esperienza.

L’orienteering ha alla base un rapporto con la natura del quale occorre avere cognizione e consapevolezza. Imparando a rispettarne la bellezza e le peculiarità, proteggendola e tutelandola, si praticano anche movimento e competizioni sportive suggestive e di avventura.
Di rilievo i valori aggiunti di questa disciplina sportiva: riscoperta, esplorazione, studio, tutela e valorizzazione della natura, delle biodiversità e di tutti gli elementi tipici, talvolta trascurati o non adeguatamente curati, essenziali per la sopravvivenza del Pianeta.

L’orienteering è nato nelle foreste scandinave come una naturale esigenza per gli abitanti di quei luoghi così vasti e variegati, con il fine di agevolare e ridurre le difficoltà dello spostarsi in autonomia, sicurezza e tranquillità nell’ambiente naturale tipico della zona.
L’origine, tuttavia, deriva anche da esigenze di vita in ambito militare, per poi passare a quelle civili, spinti dalla voglia di socializzare e di trascorrere del tempo all’aria aperta e momenti di aggregazione e socializzazione.
In Italia, l’orienteering fu introdotto negli anni ’50 proprio in ambito militaristico dal colonnello dell’Esercito Francesco Vida e, in ambito civile, dai ricercatori del CNEN (oggi ENEA) Valerio Tosi e Sergio Grifoniche, che, di ritorno da una trasferta in Norvegia, nel 1968, proposero le prime esperienze di orienteering. Merito anche al ‘rifugiato’ cecoslovacco Vladimir Pacl, che, in qualità di atleta appassionato e praticante di più discipline sportive, successivamente divenuto anche Segretario nel Comitato Olimpico Cecoslovacco e componente della Federazione Internazionale dello Sci che, nel 1974, organizzò la prima gara di orienteering in Italia.

Uno sport per tutti ormai diffuso ovunque.
Una disciplina che si può dire escursionistica, che consente di vivere un’esperienza immersi nella natura, con la possibilità di scoprire e conoscere luoghi impervi e spesso sconosciuti perché al di fuori dei luoghi convenzionali e dei sentieri conosciuti.
L’orienteering è adatto a unire amici e interi nuclei famigliari, diventando anche gita fuori porta e un’alternativa alla solita routine. Unisce infatti aspetti ludico, ricreativi, sportivi e del sano benessere a valori educativi talmente funzionali e accattivanti. Oggi è anche materia d’insegnamento in quanto, essendo multidisciplinare, mette in collegamento educazione fisica, geografia e scienze ad eventuali altre materie specifiche.
L’attività dell’orienteering è organizzata attraverso la FISO (Federazione Italiana Sport Orientamento) e, con attività divise e diversificate per categorie e livelli di difficoltà, è rivolta e praticabile anche dalle persone disAbili.

Oggi sono in crescita gli appassionati di discipline outdoor, persone di tutte le età, che si dedicano a questa affascinante disciplina dalle plurime versioni che la caratterizzano:
– il TRAIL (orienteering di precisione), la versione con il percorso facilmente percorribile anche da carrozzine a rotelle a spinta o a motore;
– la CO (Corsa Orientamento), come prova contro il tempo in cui il concorrente deve raggiungere nel minor tempo possibile il traguardo transitando per una serie di punti di controllo da frequentare nell’ordine stabilito;
– lo SCI (Sci orientamento), praticato nel periodo invernale con gli sci da fondo;
– la MTB (Mountain Bike Orientamento), praticata in sella percorrendo le strade e i sentieri segnati in carta, evitando tagli o scorciatoie su terreno naturale o facilitato.
Nell’ultimo periodo, si è diffusa una versione urbana che ha come sfondo i piccoli borghi o particolari zone delle città in cui vengono individuati e allestiti percorsi permanenti con cartellonistica fissa, in modo da permettere, in qualsiasi momento e a tutte le persone dotate di cartina, di divertirsi liberamente in sinergia con il mondo variegato delle associazioni di settore che la promuovono.

Vista la sua forte relazione con l’ambiente, questo sport si pone degli obiettivi di buona pratica e di sostenibilità ambientale, con particolare attenzione alla consapevolezza, all’educazione e alla tutela di se stessi prima ancora che della natura.
Ci si immerge in un contesto in cui diviene spontaneo riconoscere la bellezza della natura in modo da apprezzarla e tutelarla.
Nell’orienteering si insegna e si impara, perché tutto va costruito attraverso le esperienze di vita.



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