TRASPORTI IN CAMPANIA

TRASPORTI IN CAMPANIA

Il quadro generale

Elencare le criticità di un sistema poco integrato, assolutamente insufficiente e non rivolto al Green in un documento di sintesi diviene impresa assai ardua. Restano, così, le immagini delle città dense di traffico e con mezzi pubblici sovraffollati a descrivere meglio il quadro d’insieme e lo stato dell’arte in Regione Campania.

Era il 2000 e la Giunta Regionale della Campania presentava il seguente report con riferimento ai mezzi di trasporto privati: «La rete stradale regionale è costituita da 498 km di autostrade, 1.259 km di strade statali, 1.551 km di strade ex -ANAS e 6.344 km di strade provinciali, per un totale di poco meno di 10.000 km di strade. Nel complesso, la regione presenta una discreta infrastrutturazione stradale che risulta tuttavia carente sotto molteplici aspetti. Il rapporto tra rete stradale e superficie è considerevolmente superiore alla media nazionale: 48.8% in più per le autostrade, 26.9% in più per le statali e del 35.3% in più per le provinciali. La dotazione infrastrutturale della regione Campania, pur risultando considerevole se rapportata all’estensione della regione, risulta però estremamente scarsa se si ragiona in termini di popolazione. Altro risultato che conferma la necessità di un miglioramento della rete stradale è legato al rapporto tra la lunghezza della rete ed il PIL; esso, infatti, risulta inferiore al valore medio nazionale. Tale rapporto, distinto per settore economico, indica che la rete stradale risulta sottodimensionata rispetto alla media nazionale se ci riferisce al valore aggiunto dell’agricoltura, sovradimensionata se ci si riferisce al valore aggiunto dell’industria e quasi in linea con la media nazionale se ci si riferisce al valore aggiunto dei servizi. Una lettura complessiva dei dati riferiti all’estensione della rete stradale campana in relazione agli indicatori economici suddetti non mostra significativa differenza tra il livello di infrastrutturazione della regione Campania e il livello medio nazionale».
La situazione è andata ulteriormente peggiorando nel tempo.
Come spesso accade in Campania, tali carenze nei servizi hanno come conseguenza ‘innaturale’ l’elevato tasso impositivo, tra i più elevati in Italia per quanto riguarda le tasse di possesso dei veicoli a motore mentre restano note dolenti, dirette conseguenze delle inefficienze viarie, le tariffe più elevate nazionali per quanto riguarda le polizze RCA.
I cittadini campani, dunque, pagano tre volte queste inefficienze: una volta in termini di disservizi, una volta in termini di salute, visti gli alti tassi di particolati e polveri sottili presenti nell’aria delle nostre città, e una volta in termini economici.

Con riguardi a mezzi pubblici e rete ferroviaria, in Regione, dati provenienti da documenti ufficiali, vi sono 1097 km di strade ferrate e, di questi, solo il 55% è a doppio binario, mentre il 23% delle tratte è ancora non elettrificato.
Numerosi sono stati gli interventi effettuati su piano Regionale, ma ancora si passa dall’avere la ‘più bella stazione metro del mondo’, quella di via Toledo, ad ampie tratte contraddistinte da degrado ed arretratezza.
Se ci si sposta dalla città metropolitana, poi, le cose peggiorano sempre, specie nelle  zone interne.
Non va meglio nel trasporto pubblico su gomma, in quanto ci è abituati a vedere studenti accalcati che superano di gran lunga la capienza autorizzata dei bus, pendolari stanchi e stressati per i ritardi e le condizioni disumane in mezzi sporchi e mal ridotti, turisti scandalizzati da questi scenari surreali.
Il Consiglio Regionale della Campania, nella seduta del 13 marzo 2002, ha approvato la legge di riforma del trasporto pubblico locale, con la quale ha attuato un esteso trasferimento di funzioni dalla Regione alle Province e ai Comuni per ciò che concerne l’amministrazione e la programmazione dei servizi di trasporto. Ha preso così corpo un assetto delle competenze che consente alla Regione di svolgere funzioni di indirizzo, programmazione e controllo. Anche nel campo dei trasporti si è realizzato insomma un significativo esempio di federalismo e di sussidiarietà, ma ci si chiede quali saranno i risvolti applicativi, in termini di effettività e di responsabilità.

Per il trasporto aereo, i due principali aeroporti civili regionali, Napoli Capodichino e Salerno, hanno implementato, prima della pandemia, attività di voli e tratte coperte. Restano, però, entrambi completamente isolati da un sistema integrato di trasporto causando non pochi disagi ai passeggeri che ne usufruiscono, soprattutto a quelli delle aree interne, costretti, di fatto, all’uso dell’auto per portarsi in aeroporto. Il periodo pandemico ha prodotto sullo scalo napoletano una contrazione per numero di voli del 64%, per numeri di passeggeri del 74%, e per numero di cargo del 19%, mentre resta non analizzabile la situazione dello scalo salernitano in quanto non vi sono, dato l’inizio delle attività, numeri a confronto.

Sono presenti in Campania, poi, 28 porti, tra i quali spiccano quello di Napoli e quello di Salerno. In una analisi di sintesi si può affermare che in un periodo pre-pandemico il flusso passeggeri, turisti, era in aumento, mentre vi era un’evidente stasi del trasporto merci a causa di politiche nazionali e regionali che non ponevano come centrali questioni legate ai porti campani.
Lasciando, dunque, ad approfondite analisi future le ragioni e le possibilità di sviluppo delle aree portuali, si sottolinea come vi sia stato un ammodernamento delle stazioni marittime mentre siano rimasti vetusti i mezzi di collegamento con le principali isole campane e, per tali ragioni, di frequente, interrotti a causa del mal tempo, generando non pochi disagi ai pendolari.

Concludendo, si può affermare che il sistema regionale sui trasporti mostra notevoli criticità ed è ben lontano dall’essere davvero efficiente.
Se si facesse, poi, un’analisi sulla sua sostenibilità e sull’impatto ambientale, risulterebbero indici di emissioni che superano molto spesso le soglie stabilite per legge a tutela della salute pubblica.
Accanto a una carenza infrastrutturale, infatti, si è creata una carenza culturale, diretta conseguenza di una assenza di servizi adeguati.
Da una prima analisi del PNRR Regionale, questo divario dovrebbe essere colmato almeno in parte anche se il timore è che resti mera astrazione l’idea di una Regione totalmente elettrificata, interconnessa e facilmente fruibile con mezzi pubblici ed ecologici.
Anche gli ultimi investimenti, infatti, stanziati per rafforzare i sistemi cittadini di trasporti sono stati non nel segno del Green con investimenti importanti su mezzi euro 6 sì, ma a ‘carburanti fossili’.
Restano, inoltre, i problemi legati al sovrappopolamento di determinate aree ed alla conformazione geografica che ne limitano le progettualità, mentre al pari vi è carenza di pianificazione con realizzazioni viarie e ferroviarie che, progettate cinquanta anni fa, forse vedranno la luce nei prossimi quattro anni in quanto legate a fondi e missioni europee.
Si propone:
– la ripresa di un piano organico per i trasporti integrato e green in grado da valorizzare ogni angolo del territorio regionale;
– un sistema integrato cittadino, un modello, da adattare ad ogni città o grosso centro abitato, in grado di alternare mezzi pubblici, car sharing elettrico, monopattini e bici elettriche e ciò al fine di limitare l’uso dei veicoli a combustione privati;
– un piano di collegamento strutturato e su ferro con i centri aeroportuali;
– la realizzazione di reti ferroviarie elettrificate per collegare le città ai centri maggiormente produttivi o commerciali (si pensi all’interporto di Nola o ai poli sanitari di eccellenza).
Sono solo alcune delle proposte avanzate nel tempo dal Coordinamento della Regione Campania per Meritocrazia Italia, al fine di intavolare un confronto costruttivo ed incisivo, base di ogni sistema pianificato.



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