AFFIDO FAMILIARE

AFFIDO FAMILIARE

Nuove proposte

L’istituto dell’affido familiare è sempre più interessato da fatti di cronaca: dai dati allarmanti sulla percentuale di minori ‘riportati indietro’ dalle famiglie affidatarie, ai problemi legati alla gestione dei servizi residenziali di accoglienza, alle modalità nelle quali operano i professionisti del settore.

Si tratta, è noto, di un sistema temporaneo di sostegno a favore di minori che provengono da famiglie che, per diverse ragioni, non sono in grado di occuparsene in maniera adeguata.
Il funzionamento dell’istituto è inteso al perseguimento del c.d. best interest of the child, che si realizza perfettamente soltanto in un ambiente sano e accogliente, pronto a rispondere alle esigenze del minore, che deve ricevere protezione, supporto psicologico e fisico.

In Italia, è stato istituito nel 2010 il Tavolo Nazionale Affido, quale spazio stabile di lavoro e confronto tra le associazioni nazionali e le reti di famiglie affidatarie, nazionali e regionali, sulla tutela dei diritti dei minori.

Iniziativa utile, ma vengono ancora all’evidenza problematiche su cui porre particolare attenzione.

Secondo l’ultimo monitoraggio, effettuato nel 2017 dall’Istituto degli Innocenti di Firenze, in Italia sono circa 27.111 i minori accolti in affidamento familiare (12.892) e servizi residenziali (14.219). Nello studio, però, non sono compresi i ‘minori stranieri non accompagnati’, che in effetti non rientrano nella categoria dei minori allontanati dal nucleo familiare e collocati tramite disposizione del tribunale o del giudice. È necessario tenere conto di questa esclusione nella valutazione dei dati, considerando che in Italia cospicua è la presenza di minori stranieri fuori dal nucleo familiare per la loro condizione di soggetti soli sul territorio (18.803 in base ai dati Istat nel 2017).

Purtroppo l’istituzione di una banca dati nazionale non è mai effettivamente entrata a regime, nonostante esista dal 2014 un ‘Sistema informativo nazionale sui bambini e gli adolescenti’ ancora oggi in fase di sperimentazione, per cui non ci si può che affidare alle indagini condotte da istituti privati, anche su sollecitazione del Ministero competente, che danno spesso esiti numericamente diversi a seconda delle fonti.
Analizzando, dunque, le stime più complete a disposizione, si traggono le seguenti evidenze:
– le regioni nelle quali risulta più diffuso l’affidamento familiare sono Liguria e Piemonte, mentre sul fronte opposto vi sono Provincia autonoma di Trento e Bolzano, Friuli Venezia Giulia, Abruzzo, Molise e Campania;
– maggiore eterogeneità regionale riguarda l’accoglienza nei servizi residenziali, con posizioni di vertice occupate da Liguria e Provincia autonoma di Trento a fronte delle ultime posizioni in Valle d’Aosta e Friuli Venezia Giulia;
– la fascia di età maggiormente interessata dall’affido familiare è relativa a preadolescenza e adolescenza;
– tre affidamenti su quattro sono di natura giudiziale, sia perché si tende a intervenire in via giudiziale fin dall’inizio in caso di situazioni problematiche, sia perché in genere le permanenze di accoglienza si protraggono oltre i due anni, termine a partire dal quale l’affidamento da consensuale si trasforma in giudiziale;
– al termine dell’accoglienza, breve o lunga che sia, il rientro nel nucleo familiare di origine è la sistemazione più frequente, ma resta ancora molto alta la percentuale di bambini che rimane nei servizi residenziali (quasi il 18%, mentre il 9% passa ad altro nucleo familiare, il 12% circa va in affidamento preadottivo e solo il 3% è in condizioni di avere una vita autonoma);
– nel confronto con altri Paesi europei (Spagna, Francia, Inghilterra e Germania), in Italia risulta il minor numero di collocamenti temporanei al di fuori del nucleo familiare;
– sussiste una notevole distanza rispetto agli stessi Paesi europei riguardo la propensione all’allontanamento, pari a 2,8 per mille residenti nella fascia di età 0-17 anni, poco meno che doppio rispetto alla Spagna, più che doppio il tasso in Inghilterra e quasi quadruplo in Francia e Germania;
– nel decennio precedente al periodo considerato, è cresciuto in modo significativo il tasso sulla popolazione minorile di riferimento in Francia, Germania e Inghilterra mentre è sostanzialmente stabile lo stesso tasso di collocamento in affidamento familiare e nei servizi residenziali in Spagna e in Italia.

Ne risulta un sistema di accoglienza che merita diversa attenzione, a partire dalla necessità di un sistema di monitoraggio corretto, per proseguire con un percorso di accompagnamento adeguato sia delle famiglie da cui il minore viene allontanato sia di quelle che lo accolgono, con uniformità di norme e procedure su tutto il territorio nazionale per evitare le attuali differenze sia strutturali che di tariffe economiche.
Un modello di accoglienza che, intervenendo in età abbastanza avanzata, finisce per essere di tipo riparativo piuttosto che preventivo rispetto alle problematiche del minore, rischiando così di intervenire in una fase della vita in cui il minore ha subito già un percorso di sofferenze e in una fascia di età in cui è più difficile un intervento efficace.

In questa direzione, servirebbe:
– un puntuale intervento normativo sull’istituto dell’affido, che abbia come obiettivi la semplificazione e la sburocratizzazione;
– l’implementazione di una banca dati nazionale operativa e la composizione di un registro nazionale dei minori in comunità, costantemente monitorati, perché non è sufficiente rilevare dati periodicamente, come fatto finora, ma è essenziale un sistema informativo che consenta di seguire il percorso di vita del minore per non rischiare di ‘perderlo di vista’ nei passaggi vari;
– l’introduzione di modifiche normative che recepiscano un sistema di contraddittorio in tutte le procedure minorili;
– la previsione di tempistiche certe nel momento di allontanamento dei minori in caso di pericolo e maggiori controlli, con step di verifica regolamentati a cadenza ben precisa, dopo l’affido del minore a una famiglia o a una comunità per verificare le condizioni del rientro in famiglia;
– una legge quadro nazionale per una denominazione condivisa delle strutture, individuando con chiarezza le caratteristiche organizzative e strutturali dei servizi residenziali per i minorenni, ponendo fine alla confusione di denominazioni e categorie che si ritrovano sul territorio nazionale, e stabilendo criteri minimi di qualità, contro l’attuale disomogeneità;
– attenzionare il conflitto di interessi tra strutture di accoglienza ed esperti (psicologi, pedagogisti, neuropsichiatri, ecc.) che figurano anche nell’elenco dei periti presso i tribunali minorili, visto che la scelta della comunità in cui collocare il minore spetta ai servizi sociali che dipendono dalle amministrazioni locali e che, peraltro, quando operano in forma di cooperativa sono ancora più difficili da controllare da parte delle procure minorili o delle Asl di riferimento;
– una migliore strategia di lotta alla povertà genitoriale con un’azione preventiva sia sul piano valoriale, con percorsi di formazione genitoriale, che di supporto economico, favorendo il sostegno lavorativo e di welfare familiare, attraverso un coinvolgimento della comunità per dare seguito al principio inderogabile di solidarietà sociale che il legislatore pone come base alla veste giuridica di questo istituto;
– sensibilizzare il tessuto sociale verso la forma di accoglienza dell’affido familiare, come scelta prioritaria per consentire al minore di vivere con i valori di una famiglia e che può divenire lievito nella società del domani, perché la famiglia affidataria agisce come moltiplicatore sociale;
– implementare ed estendere le reti che, a livello locale, regionale e nazionale, portano a sistema l’istituto dell’affidamento, una delle misure più efficaci per recuperare il semiabbandono di un bambino.

 

 

 

 

 

FONTI
Quaderni della ricerca sociale n.46 “Bambini e ragazzi in affidamento familiare e nei servizi residenziali per minorenni” Esiti della rilevazione coordinata dei dati in possesso delle regioni e province autonome. Istituto degli Innocenti di Firenze Anno 2017
Autorità garante per l’infanzia e l’adolescenza “Terza raccolta dati sperimentale sui minorenni in comunità” 25/11/2019



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