AL CENTRO DELL’EMERGENZA, I GIOVANI

AL CENTRO DELL’EMERGENZA, I GIOVANI

Occorre maggiore attenzione

A distanza di ben due anni dall’inizio dell’emergenza pandemica, a risentire degli effetti devastanti della crisi sono prevalentemente i giovanissimi.
Una Scuola a singhiozzo e depotenziata e le misure restrittive di isolamento hanno inciso in maniera devastante sull’equilibrio di tanti ragazzi, specie di quelli già in condizioni di maggiore fragilità.

Non servono studi troppo approfonditi per mettere in evidenza:
– le conseguenze negative del lockdown, prima, e della presenza a intermittenza nelle scuole, dopo, sull’acquisizione delle competenze scolastiche di base, soprattutto per gli studenti delle scuole superiori e nel sud del Paese, come testimoniato dalle parole degli alunni intervistati riguardo all’insoddisfazione per la scelta della dad;
– l’incremento della dispersione scolastica e della dispersione implicita, ossia del numero dei ragazzi che concludono il percorso scolastico senza le competenze fondamentali, con minori prospettive di inserimento nella società;
– l’impatto negativo sugli stili di vita derivante dal distanziamento sociale, per la riduzione dell’attività fisica, l’aumento di sedentarietà, le esposizioni ad abitudini alimentari meno sane che hanno portato un incremento di dati relativi a sovrappeso e obesità infantile e l’aumento dei disturbi della qualità e quantità del sonno, il peggioramento nella gestione del tempo libero, con un aumento di tempo trascorso dinanzi a tablet, pc e social media, e ultimo ma più grave l’aumento degli episodi di autolesionismo, soprattutto tra gli adolescenti;
– l’impatto rilevante sulla salute mentale dei ragazzi, con maggiore diffusione di fenomeni di depressione e ansia. Tra i bambini più piccoli, si riscontrano irritabilità, sintomi di stress, come irrequietezza e ansia da separazione, languishing (ovvero uno stato di assenza di benessere, scopo e gioia che potrebbe avere risvolti drammatica sulla salute fisica e mentale nel medio lungo periodo). Come ovvio, in termini di disagio, consequenzialmente, l’epidemia ha colpito anche i genitori, soprattutto dei minori di sei anni, contribuendo così a ridurre la capacità di far fronte ai bisogni emotivi e di supporto dei figli.

Capacità di apprendimento, salute fisica e salute mentale sono aspetti correlati.

La chiusura delle scuole per lungo periodo ha precluso l’accesso al luogo privilegiato di acquisizione di competenze relazionali, sociali, emotive e culturali, fondamentali per una salute complessiva nel breve, medio e lungo termine.
Le distorsioni, va da sé, tendono a essere maggiormente pervasive e intense tra bambini e adolescenti appartenenti a nuclei più svantaggiati, soprattutto in termini socio-economici, o residenti in contesti più deprivati. Preoccupanti, infine, sono le ricadute sul benessere di bambini vulnerabili come quelli con bisogni educativi speciali, con disAbilità, provenienti da nuclei familiari immigrati o residenti in aree del Paese più povere.
Ulteriori problemi, poi, scaturiscono dal gap di digitalizzazione del Paese, per la mancanza di disponibilità di un numero sufficiente di device per famiglia, per le lacune nelle competenze tecnologiche di alunni e docenti, o per la difficoltà delle famiglie di garantire un affiancamento dei figli nello studio.

In linea, dunque, con quanto affermato anche dall’AIE (Associazione italiana epidemiologi), risulta necessario:

– considerare la ‘scuola in presenza’ una priorità assoluta per il benessere di bambini e adolescenti e della società italiana in generale; la situazione contagi attuale, mitigata da una copertura vaccinale che interessa la quasi totalità dei dipendenti del mondo scolastico, deve avere come obiettivo primario un settore scolastico ‘ultimo a chiudere e primo a riaprire’;
facilitare il mantenimento della continuità scolastica con un basso tasso di infezioni, consentito da un tracciamento adeguato in base alle disposizioni vigenti, prevedendo una pedissequa funzione di controllo per il rispetto delle ormai note regole di prevenzione soprattutto nei luoghi di aggregazione infantile e giovanile extrascolastici, nelle aree al di fuori delle scuole e sui mezzi adibiti al trasporto pubblico;
creare una sinergia tra istruzione e sanità, replicando modelli organizzativi che hanno dato risultati efficaci in alcune aree regionali, capaci di snellire e rendere più efficienti le procedure diagnostiche e di contact tracing, così come la comunicazione tra le autorità sanitarie e le istituzioni scolastiche, collaborazione anche necessaria per organizzare open day vaccinali nei plessi scolastici in modo da favorire una maggiore celerità di copertura con minori disagi per le famiglie.

In una logica di gestione e alla ricerca di nuovi equilibri, si sollecita:

– una maggiore attenzione alle strutture scolastiche con interventi infrastrutturali al fine di una loro messa in sicurezza, già in notevole difficoltà e con evidenti criticità in un periodo pre-pandemico. È indispensabile inoltre destinare fondi adeguati alla dotazione di tutte le strutture di sistema di areazione e depurazione dell’aria, prevedendo al contempo il rafforzamento degli strumenti digitali e, a seguire, l’adeguamento degli edifici a normative che ancora non sono pienamente rispettate e che mettono in pericolo i ragazzi a prescindere dalla fase pandemica;
– una maggiore attenzione alle diseguaglianze generate dalla pandemia, individuando le zone grigie e i target famigliari con maggiore deprivazione materiale ed educativa al fine di portare maggiori interventi per l’educazione e la salute, aumentando servizi scolastici quali la mensa, il tempo pieno, servizi per l’infanzia e supporto genitoriale. Se la pandemia dovesse rendere impossibile in alcune aree la scuola in presenza, si dovrebbe essere pronti con misure compensative che prevedano l’accesso o il tutoraggio straordinario per i nuclei famigliari più svantaggiati o per i figli degli essential worker, così come l’assegnazione di dispositivi e connessioni per famiglie bisognose, che seppur previsti risultano essere insufficienti in quanto indifferenziati ed a pioggia senza una analisi dei casi di maggiore difficoltà;
– l’applicazione di policy scolastiche realmente improntate sulla soddisfazione dei bisogni dei ragazzi, da rendere partecipi nella definizione delle priorità e degli interventi. Sono loro, infatti, i protagonisti del mondo scolastico e dei problemi ad esso connessi e mettersi, dunque, in una posizione di ascolto può facilitare l’individuazione di possibili quanto auspicabili soluzioni.

 

 

 

 

 

 

FONTI
Parere del 23/10/2020 Comitato Nazionale di bioetica “Covid-19 e bambini: dalla nascita all’età scolare”
Indagine Irccs Gaslini “Impatto psicologico e comportamentale sui bambini delle famiglie in Italia
http://www.invalsiopen.it “Un anno di pandemia: le conseguenze per la scuola”



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