AMBIENTE E LEGALITÀ

AMBIENTE E LEGALITÀ

Un binomio possibile?

Gli attentati alla salubrità dell’aria, al benessere ambientale e alla bellezza paesaggistica rappresentano ormai la normalità, nonostante il numero delle leggi poste a presidio dell’ambiente.

L’art. 9 cost. espressamente prevede che «La Repubblica promuove lo sviluppo della cultura e la ricerca scientifica e tecnica. Tutela il paesaggio e il patrimonio storico e artistico della Nazione».
Deve far riflettere che, in un’epoca storica difficile, di devastazione e povertà, l’attenzione dell’assemblea costituente fosse rivolta anche a paesaggio e beni culturali, pilastri della ricostruzione. Ci si preoccupava che la soddisfazione del bisogno economico non andasse a discapito del valore del Paese, nella certezza che, al contrario, la valorizzazione delle risorse a disposizione potesse portare a un futuro migliore.
Ma l’intuizione è stata tradita da una storia che non ha saputo portare rispetto a questa visione.
Da ambiente e territorio si attinge in maniera selvaggia e incontrollata per soddisfare interessi di natura diversa, pubblici e privati, economici e politici. Lo si fa con azioni devastanti, da parte di singoli e imprese. A volte anche da parte delle Istituzioni.
Da abusivismo edilizio a scarichi fognari improvvisati, da concessioni di grandi cave per laterizi, depuratori e discariche diffuse a macchia di leopardo, alla grande industria petrolchimica che ha occupato le lagune e i golfi più belli d’Italia. Si aggiungono condoni, proroghe e voti di scambio.
Gli ecomostri (inutili grattacieli, praterie di pannelli solari, anonimi filari di capannoni lungo le statali, ecc.), una parte piccola ma macroscopica del problema, comportano uno svilimento anche economico del territorio.

Negli ultimi vent’anni, nella debole cultura della legalità ambientale hanno trovato terreno fertile le c.dd. ecomafie, interessate alla gestione di cave e rifiuti e amministrazioni conniventi, più propense a conservare il potere che ad agire per il benessere del territorio e dei cittadini.
E così il ‘bel Paese’ è diventato nel tempo un po’ meno bello.

Il paesaggio che deve essere protetto non è soltanto quello ritratto in cartoline spesso non più attuali, ma è, per riprendere la Convenzione Europea del Paesaggio, tutta «quella porzione di territorio, come viene percepito dagli abitanti del luogo o dai visitatori, il cui aspetto o carattere derivano dalle azioni di fattori naturali e/o culturali».
Il paesaggio è la somma di valori naturalistici e antropici che devono tornare a essere percepiti come rilevanti.
Il prezzo della mancanza di cultura ambientale sarà pagato dalle generazioni future.

Fino a quando non verrà realmente ripristinata una coscienza ecologica e ambientale, che porti a considerare come proprio tutto ciò che ci circonda, non basteranno leggi e regolamenti a garantire la salvezza.
Di più, il rispetto delle norme è il minimo indispensabile. Ma non basta.
Il pensiero ecologico va ben oltre la legalità.

Ciò anche considerato che quello che viene considerato legale in un Paese spesso non lo è in un altro. Perché l’ecologia (dal greco oikos, ‘casa’ o anche ‘ambiente in cui si vive’, e logos, ‘discorso’ o ‘studio’) è l’analisi delle relazioni tra gli esseri viventi e il loro ambiente.

In questa prospettiva, è anzitutto necessario che
– l’Italia si doti di un Piano Regolatore Nazionale che favorisca lo smantellamento degli ecomostri esistenti e prevenga la realizzazione di nuove opere, con l’obbligo di una progettazione urbanistica partecipata da parte di comitati di cittadini;
– si componga una lista di Patrimoni Nazionali Italiani (siti, persone o opere importanti dal punto di vista del valore culturale o naturalistico), la cui conservazione e sicurezza è ritenuta importante da tramandare alle generazioni future (come i Siti UNESCO o i Maestri Musei Viventi in Giappone);
– si inserisca l’educazione civica ed ambientale nei programmi delle Scuole medie superiori e si programmi una progettazione sistemica sostenibile e partecipativa in tutte le Università tecnico scientifiche.

La cultura della legalità e della giustizia ambientale porti al riscatto del territorio rispetto alle scelte del passato prossimo e alla realizzazione di un benessere davvero sostenibile.



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