ANORESSIA E BULIMIA

ANORESSIA E BULIMIA

Dall’apparenza all’autodistruzione

Negli ultimi vent’anni, i disordini alimentari sono divenuti una vera e propria emergenza.
Significative le ripercussioni sulla salute e sulle abitudini di vita di adolescenti e giovani adulti.

Secondo la Società Italiana per lo Studio dei Disturbi del Comportamento Alimentare (SISDCA), in Italia ogni anno sono 8.500 le persone colpite da disturbi legati a un anomalo rapporto con il cibo. Il problema può interessare soggetti di qualsiasi età, sesso e provenienza sociale, ma i più colpiti sono giovani donne di età compresa tra i 15 e i 25 anni.
Diversi i fattori alla base del fenomeno, ma denominatore comune risulta essere un’ossessiva sopravvalutazione dell’importanza della propria forma fisica e del proprio peso. Troppo spesso, il corpo rappresenta l’unico metro di giudizio, verso gli altri e verso se stessi.

Anoressia e bulimia nervose, in particolare, sono vere e proprie patologie; portano con sé disagio psichico ed emotivo e, per questo, spesso richiedono un trattamento psicologico e impongono l’ospedalizzazione.

Oltre ai fattori ‘familiarità’ (i disturbi alimentari si manifestano con più probabilità tra i parenti di un individuo già malato) e stress (soprattutto per gli over 40), è stato evidenziato un maggiore sviluppo di comportamenti anoressici e bulimici laddove sia possibile riscontrare una influenza negativa da parte degli altri componenti della famiglia. Sullo sfondo, la sensazione di essere sottoposti a un’eccessiva pressione, il timore di non riuscire a soddisfare le aspettative della propria cerchia sociale, la paura di essere derisi per la propria forma fisica o la preoccupazione di non essere in grado di raggiungere obiettivi importanti per problemi di peso e apparenza.
Anoressia e bulimia possono anche essere la risposta a particolari traumi subiti durante l’infanzia o l’adolescenza (violenze sessuali, drammi familiari o abusi da parte di congiunti o estranei).
Si aggiunge la propensione attuale nel prediligere un modello di bellezza femminile esaltante la magrezza.
Tutti questi fattori, singolarmente o combinati fra loro, possono indurre all’autodistruzione e portare ad altre dipendenze, non ultime quelle di alcool e droghe.

Spesso, adolescenti e pre-adolescenti iniziano una dieta ferrea per raggiungere quella forma fisica che rispecchia i canoni estetici imposti dalla società moderna. E poi la situazione sfugge al controllo, degenera, perché nessun risultato è mai avvertito come davvero sufficiente.

Ma quando si giunge a una condizione ‘conclamata’ di anoressia o bulimia?

Nel primo caso quando, riducendo o interrompendo la consueta alimentazione, si scende al di sotto dell’85% del peso forma calcolato in base a età, sesso e altezza.
La persona anoressica rifiuta il cibo, vinta dal terrore di prendere peso o ‘diventare grassa’. Una prima attenzione per la composizione e l’apporto calorico degli alimenti diventa vera e propria ossessione. Si tende a mangiare sempre più lentamente, il corpo viene percepito in modo alterato e, frequentemente, ci si rifiuta di ammettere la gravità della propria condizione.
L’anoressia può manifestarsi in due modi: con restrizioni, riducendo costantemente la quantità di cibo ingerito, o con abbuffate e successiva eliminazione attraverso vomito autoindotto, pillole lassative e iperattività fisica per perdere peso. In ogni caso, il soggetto anoressico finisce per focalizzarsi esclusivamente sull’alimentazione, fino a non provare più interesse per null’altro.
Nei soggetti più giovani la diagnosi di questa malattia non è sempre facile, poiché i cambiamenti fisici tipici dell’adolescenza possono mascherare le prime fasi. Nei bambini, l’anoressia può manifestarsi attraverso nausea e inappetenza; nelle adolescenti uno dei primi campanelli di allarme è l’interruzione del ciclo mestruale per almeno tre mesi consecutivi.

Per quanto concerne, invece, la bulimia nervosa, essa si manifesta sempre con enormi abbuffate (ben oltre il classico ‘mangiare troppo’), in particolare ingerendo una quantità eccessiva di cibo (a volte svariate migliaia di calorie) in un arco di tempo molto breve e di nascosto. Spesso l’abbuffata è preceduta e seguita da un forte stress emotivo.
In genere, dopo aver mangiato in maniera sconsiderata, il soggetto bulimico avverte senso di colpa e si punisce vomitando e ingerendo lassativi.
Se tale comportamento si ripete più volte alla settimana, per tre mesi consecutivi, allora il disordine alimentare è conclamato.
Mentre la persona anoressica perde sempre più peso, il peso di un bulimico può variare enormemente nel corso dei mesi; può infatti alternare periodi di peso normale, sottopeso o sovrappeso.

Non di rado, si assiste a un’alternanza tra condizione anoressica e condizione bulimica.
Sempre secondo l’American Psychiatric Association, metà dei pazienti anoressici finisce per avere sintomi bulimici e qualche paziente bulimico sviluppa comportamenti anoressici.

Gli effetti di questi disordini alimentari possono essere notevoli.
Dal punto di vista fisico, una malnutrizione comporta ulcere intestinali, danni permanenti ai tessuti dell’apparato digerente, problemi a denti e gengive, disidratazione, seri danni cardiaci, al fegato e ai reni, al sistema nervoso (scarsa concentrazione e difficoltà nel memorizzare) e a quello osseo (facili fratture, osteoporosi, blocco della crescita, etc.). Si aggiungono possibili emorragie interne, ghiandole ingrossate ed ipotermia. Sul piano psicologico, si riscontrano depressione, bassa autostima, senso di colpa o vergogna, difficoltà nel relazionarsi e tendenza a comportamenti maniacali.

I disturbi del comportamento alimentare, se prontamente trattati, si possono risolvere nell’arco di qualche anno. Una guarigione stabile è possibile.
Ma, se non trattati in tempo e in maniera adeguata, possono diventare cronici e, in casi gravi, portare alla morte (per suicidio o arresto cardiaco).
Rappresentano la prima causa di decesso per malattia mentale nei Paesi occidentali; in Italia, nel solo 2016, sono stati 3.360 i decessi per anoressia. E i dati spesso sono in difetto, in quanto sovente le morti sono classificate sotto altra forma, soprattutto come arresti cardiaci.

In base a uno studio pubblicato sulla Rivista inglese ‘The Lancet‘, la ricerca sui trattamenti a livello mondiale è più avanzata per la bulimia nervosa (più di 50 gli studi effettuati), mentre risulta minore l’attenzione dedicata all’anoressia nervosa e agli altri disturbi.
La tipologia di trattamento dipende comunque dal particolare atteggiarsi del disagio e dai sintomi manifestati. Solitamente include una combinazione tra terapia comportamentale, educazione alimentare, monitoraggio medico e, a volte, assunzione di farmaci. Fondamentale risulta essere la terapia psicologica (da pochi mesi ad alcuni anni), che favorisce una migliore gestione dell’umore e delle relazioni sociali. Con il supporto della terapia cognitivo comportamentale, poi, si aiuta il paziente a identificare e a mutare i pensieri distorti che spingono verso il disordine alimentare e a riacquistare autostima.
In molti casi non è solo il paziente ad avere bisogno di supporto psicologico, ma l’intero nucleo familiare.

Per fronteggiare al meglio i disturbi alimentari, è fondamentale innanzitutto acquisire la consapevolezza del problema e che non esiste vergogna nel chiedere aiuto. In questo, serve un lavoro sinergico di Famiglia, Scuola e medicina territoriale.

Nel caso di bambini e adolescenti, i trattamenti devono prevedere il coinvolgimento dei genitori, ai quali devono essere fornite indicazioni su come prestare assistenza e sugli strumenti per riuscire a gestire l’emotività negativa e di critica all’interno del nucleo familiare. La persona affetta da questo tipo di disturbi va capita e aiutata, non attaccata.

Fondamentale è anche puntare sul potenziamento dei servizi ambulatoriali del territorio, il primo approdo di malati e familiari, e sulla collaborazione tra figure professionali con differenti specializzazioni, ai fini di una diagnosi precoce, di una tempestiva presa in carico all’interno di un percorso multidisciplinare.

Nell’ottica della prevenzione, opportuno sarebbe:
– un maggiore impegno nella sensibilizzazione della collettività, attraverso campagne informative, anche digitali, con la collaborazione della medicina di base e delle Associazioni di settore che operano costantemente sul territorio;
– ritoccare i percorsi formativi, prevedendo alcune ore di educazione alimentare negli Istituti scolastici di ogni ordine e grado;
– prevedere corsi di autostima nelle Scuole Secondarie di Primo e Secondo Grado, affinché ragazzi e ragazze prendano coscienza del loro essere e riescano a trovare il giusto modo di approcciarsi agli altri.

 

 

 

FONTI
www.epicentro.iss.it/anoressia/
oggiscienza-it.cdn.ampproject.org
apc.i/disturbi/adulto/anoressia-e-bulimia/disturbi-alimentazione/
www.salute.gov.it



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