AZIENDE, SMART WORKING E GREEN DEAL

AZIENDE, SMART WORKING E GREEN DEAL

Idee al servizio di uno sviluppo sostenibile

«Non c’è nessun motivo oggi di rimanere in una infrastruttura morente, quella dei combustibili fossili, che non darà nessuna opportunità di investimento, di business e di lavoro. Ecco perché questo è il momento più importante della storia umana: la nascita di una terza rivoluzione industriale che potrà creare nuove imprese, nuova occupazione e nuovi investimenti. Sarà il Green Deal». Questo ha sostenuto Jeremy Rifkin (economista e ambientalista di fama mondiale) in una recente intervista al  programma televisivo ‘Presa Diretta’ (20 settembre 2020).

L’Europa si è data l’obiettivo di arrivare a ‘impatto zero‘ entro il 2050 e ridurre la CO2 del 40% entro il 2030, mettendo il 37% dei 700 miliardi di euro nel Next Generation EU (quello che in Italia è chiamato Recovery Fund) al servizio dell’obiettivo.

A livello nazionale, la nuova progettualità non potrà che includere la valutazione dell’impatto ambientale, se non si vuole sprecare l’opportunità offerta con i nuovi finanziamenti.

Servono progetti sostenibili a lungo termine, perché la sostenibilità, con visione olistica delle risorse a 360 gradi, tiene proprio conto della multidisciplinarietà e sinergia tra economia, ambiente e società (proprio in questi giorni se ne discute al “Festival dello Sviluppo Sostenibile” di ASVIS, 22 settembre – 7 ottobre). Riduzione delle emissioni, rivalutazione dei luoghi periferici (ad esempio piccoli borghi), difesa e sicurezza del territorio e naturalmente nuove opportunità di lavoro sono i temi sui quali occorre lavorare con maggiore intensità.

Un esempio tra molti.

A seguito del drammatico lockdown imposto dall’evento pandemico, lavoratori, aziende e amministrazioni hanno dovuto prendere atto delle utilità del c.d. telelavoro. I lavoratori possono andare in azienda pochi giorni al mese, o addirittura scegliere di non andarci affatti, ed evitare ore e ore di traffico. È sempre più comune pensare di utilizzare le seconde case o trasferirsi in luoghi più economici, di solito sono i meno popolati.

Dal lato loro, le aziende, riorganizzandosi internamente, potrebbero agevolare questa transizione dando dei contributi aziendali sui contratti di DSL e riducendo gli spazi e i costi di locazione.

Le amministrazioni locali, soprattutto dei piccoli borghi, dovrebbero cogliere l’occasione per promuovere azioni di ripopolamento, facilitando le pratiche di ristrutturazioni (contributo 110% e sisma bonus) e l’installazione di access point comunali ad alta velocità, mettendosi in rete con gli altri comuni. Con miglioramento dei servizi a beneficio delle famiglie.

Approssimando un’idea, il piccolo borgo potrebbe fare accordi con una azienda, anche lontana ma in cui un certo numero di dipendenti risiedono sul suo comune, e allestire nei suoi locali zone co-working per agevolare il lavoro smart di chi a casa ‘fa fatica a concentrarsi’.

In questo modo, seguendo l’effetto domino, si creerebbero anche opportunità anche per nuovi professionisti digitali, soprattutto per i più giovani.

Capita nei Pasi del nord Europa? Può darsi, ma di sicuro avviene a Veglio, piccolo borgo sperduto tra le valli biellesi e con solo 40km risparmiati al giorno per persona si contano circa 3.800g CO2 non emessi nell’aria (stimati su andata e ritorno da Veglio a Biella con una macchina di nuova immatricolazione), 800km di carburante al mese risparmiati sulla economia familiare. Un’ora in più al giorno da dedicare ai propri cari. Un modello virtuoso dal quale attingere.

Di GIORGIO BORGIATTINO

 

 

Fonti:

raiplay.it/video/2020/09/Presa-Diretta; la-ripartenza-verde-933b028a-6557-4e7a-a651-0af36a1de343.html; festivalsvilupposostenibile.it; digital-coach.it; quotidianopiemontese.it



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