BULLISMO

Eziologia e soluzioni

Il bullismo è una delle più dolorose piaghe sociali.

È fenomeno noto e affonda radici lontano nel tempo, ma oggi la questione assume contorni nuovi. La tecnologia consente ai ‘bulli’ di perseguitare le vittime anche nell’intimità dei propri domicili, con invio continuo e indesiderato di messaggi, immagini, video offensivi, specialmente tramite social.
E il bullismo tradizionale diventa cyberbullismo.

La maggior parte degli studi condotti nel settore converge nel sostenere che le vittime di bullismo soffrono di scarsa autostima, hanno un’opinione negativa di sé e delle proprie competenze. Capita molto spesso che i bambini tiranneggiati dai compagni mettano in dubbio le proprie capacità, precipitando in stati di ansia e frustrazione.
A differenza delle vittime, i bulli appaiono spesso molto sicuri. Sembrano ottimisti, risoluti e capaci di gestire conflitti e pressioni negative, ed è per queste caratteristiche che riescono facilmente a coinvolgere altri ragazzi, ad ottenere da loro silenzio, approvazione e in alcuni casi perfino complicità.
Tuttavia, è altrettanto frequente che, negli anni, siano le vittime a mutare in bulli, rivolgendo alla volta di bambini più deboli le stesse angherie subite.

Le cause all’origine del bullismo sono tante, riconducibili a fattori individuali o dinamiche di gruppo: personale temperamento, modelli familiari, stereotipi imposti dai mass media, educazione impartita dai genitori o dalle istituzioni scolastiche e altre variabili collegate all’ambiente sociale.
Valentina Scarfivi, psicologa all’IRPPI, osserva che il bullismo nasce dal fatto che i comportamenti vissuti in famiglia vengono spesso riproposti nella relazione con i coetanei. Di solito – sottolinea la psicologa –, dietro al bullismo vi sono due meccanismi: quello dell’apprendimento e quello della rivalsa. Per esempio, il bambino che in famiglia assiste a scene di violenza, per identificazione e apprendimento tende a riportare questo comportamento in classe o nel suo ambiente. Mentre un bambino che abbia vissuto sulla propria pelle la violenza può essere predisposto a subirla anche fuori dal nucleo familiare.

Il problema del bullismo, invero, non ha una natura esclusivamente psicologica. ma sempre più svela la sua origine culturale. Alla base vi è «un’anima non educata e non nutrita nel suo bisogno di Bontà, Bellezza e Verità, un’anima che inaridisce e crea un paesaggio ombroso e impervio in cui l’animale-uomo prende il posto dell’Uomo».

A ben vedere, la sempre maggiore assuefazione a ogni tipo di nefandezza sociale sta anestetizzando le capacità sensoriali dei giovani facendo perdere il metro di giudizio in ordine alla gravità dei comportamenti e conducendoli perfino a smarrire la bussola del ‘giusto’ e dello ‘sbagliato’.
Tutto si giustifica, tutto si tollera, tutto trova un suo spazio e la sua normalità e perfino il linguaggio si impoverisce, quasi a testimoniare la incapacità di valutare e discernere.

Lo smarrimento e la violenza manifestata da tanti giovani, con atti di vandalismo, molestie, oppressione, tortura psicologica, è forse la manifestazione della sconfitta del sistema educativo, il risultato dello svuotamento dell’autorità causato dall’incoerenza del comportamento degli adulti e il frutto di un risveglio anticipato dell’intelletto.
Si predilige educare prima del tempo l’intelletto e, nel tempo libero, sempre più bambini e ragazzi si rapportano a tv, videogiochi e computer, sottoponendo a iper-stimolazione esclusivamente il loro sistema neuro-sensorio.

Un dato di fatto è inconfutabile: l’educazione nella prima infanzia porta al materialismo, e di conseguenza precoci contenuti di idee sviluppano scetticismo verso la vita. Da ciò scaturisce la presa di coscienza che oggi i ragazzi hanno una visione di un futuro che non è più una promessa, ma una minaccia.

Degna di menzione è la prassi di riferimento UNI (Ente nazionale italiano di unificazione) (PdR 42:2018, documento pubblicato da UNI, come previsto dal regolamento n. 1025/2012/UE).
La prassi è orientata a mettere in atto misure adeguate ad assicurare il rispetto del superiore interesse del minore, come chiaramente enunciato a livello internazionale dalla Convenzione delle Nazioni Unite sui diritti del fanciullo del 1989. Tale obiettivo può essere realizzato soltanto se le principali agenzie educative, la famiglia nonché la Scuola o altra organizzazione rivolta a utenti minorenni svolgono il loro compito formativo tenendo conto della realtà socio esistenziale dei destinatari della loro attività.
L’approccio alla prevenzione e al contrasto al bullismo descritto nella prassi di riferimento è basato sul modello PDCA (Plan-Do-Check-Act) proprio dei sistemi di gestione, al fine di consentirne la compatibilità e l’integrazione con i più recenti sistemi di gestione e sul ‘Risk-basedthinking’ o approccio al rischio. La prassi di riferimento richiede un approccio basato sul rischio per determinare l’istituzione, l’attuazione, il mantenimento, il tipo ed estensione dei controlli e il continuo miglioramento del sistema di gestione.

In problema educativo è problema culturale.
Per questo, è essenziale agire su più fronti al fine di contrastare efficacemente il problema bullismo. Tante le possibili iniziative utili a coinvolgere

– i giovani, con i) introduzione di laboratori artistici nelle scuole (musica, pittura, modellaggio, recitazione); ii) illustrazione di biografie interessanti sotto il profilo etico e culturale con successiva discussione; iii) creazione di gruppi di dialogo tra giovani, aiutati da professionisti (psicologi, pedagoghi, biografi scolastici); iv) potenziamento di programmi volti a promuovere esperienze culturali, anche attraverso viaggi all’estero, precedentemente preparati in classe in modo da stimolare l’interesse dei ragazzi; v) individuazione di ‘esperienze sociali’ utili alla crescita culturale ed emotive degli studenti;

– i genitori, con maggiore coinvolgimento nel rapporto con la Scuola, attraverso incontri con docenti e professionisti, anche attraverso dialoghi pedagogici approfonditi;

– le Scuole, con i) aumento del confronto tra pedagogie diverse al fine di aumentare la competenza dei docenti e del personale scolastico; ii) coinvolgimento di professionisti esterni all’interno della scuola, anche al fine di organizzare e gestire quanto espresso precedentemente; iii) migliore utilizzo di dispositivi elettronici e delle tecnologie digitali, nonché della Rete, anche per finalità didattiche, attraverso l’adozione di necessarie precauzioni (parental control), affinché i minori siano tutelati anche dai nuovi rischi di aggressione e di violenza alla loro personalità in formazione, provenienti dall’accesso a contenuti inadeguati.

È il momento di innovare il sistema scolastico per garantire ai bambini esempi sani, capaci di stimolare la loro crescita morale e cognitiva in modo adeguato.
La responsabilità è grande, il compito difficile, ma è ciò di cui l’Umanità ha più bisogno.

 

 

 

 

 

 

FONTI

M. Lombardo Pijola, introduzione a Ho 12 anni faccio la cubista mi chiamano principessa. Storie di bulli, lolite e altri bimbi
U. Galimberti, L’ospite inquietante. Il nichilismo e i giovani, pp. 40, 48 s., 53 ss.
D. Goleman, Intelligenza emotiva, 1996
M. Benasayag e G. Schmit, L’Epoca delle passioni tristi
MIUR, Bullismo e Cyberbullismo
Il bullismo non nasce da un unico seme. I diversi fattori implicati in questo fenomeno. State of Mind, Il giornale delle scienze piscologiche.
Le cause del bullismo secondo la psicologa valentina Scarfivi, Studenti.



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