
Contro la piaga dello sfruttamento minorile, Meritocrazia Italia propone un pacchetto integrato di misure
Passa sotto traccia un problema di grande attualità. Si parla poco delle tante forme di sfruttamento minorile che, anche nel nostro Paese, ledono gravemente i diritti fondamentali dei bambini e degli adolescenti.
Secondo i dati dell’Organizzazione Internazionale del Lavoro (OIL), oltre 160 milioni di minori nel mondo sono coinvolti in attività lavorative che compromettono salute, istruzione e sviluppo. In Italia, un’indagine condotta da Save the Children rivela che oltre 330.000 minori tra i 7 e i 15 anni hanno avuto esperienze lavorative, con quasi il 28% coinvolto in attività pericolose o dannose.
Le forme di sfruttamento sono sempre più diversificate: agricoltura stagionale, ristorazione informale, commercio ambulante, servizi familiari non tutelati, ma anche attività digitali non regolamentate (influencer, streamer, e-commerce minorile), dove le tutele sono del tutto assenti.
Una realtà sommersa, spesso negata, ma che parla di mancata vigilanza, fragilità sociale e disattenzione istituzionale.
Il lavoro minorile non è solo un problema sociale ma una grave violazione dei principi costituzionali. È un sintomo di disuguaglianza educativa, di povertà familiare, dell’assenza di un sistema efficace di prevenzione. La Costituzione tutela il diritto allo studio, alla salute, allo sviluppo. Sfruttare un minore significa violare questo patto. Significa perdere tutti.
Nel solco di un’azione politica strutturale, trasparente e coraggiosa, Meritocrazia Italia propone un pacchetto integrato di misure, sul piano normativo, educativo, ispettivo e culturale, finalizzate alla prevenzione del fenomeno, al rafforzamento della rete di protezione e alla valorizzazione del capitale umano minorile, e basato su:
1. controllo effettivo e sanzioni concrete, con rafforzamento dell’Ispettorato del Lavoro, con dotazioni stabili, formazione specialistica e strumenti tecnologici avanzati; creazione di nuclei interforze territoriali permanenti, con partecipazione di Procure minorili, INPS, ASL e servizi sociali; introduzione di sanzioni interdittive automatiche (temporanee o definitive) per datori di lavoro coinvolti in attività illecite con minori;
2. Scuola come sentinella attiva, con protocolli vincolanti tra scuole, servizi sociali e autorità ispettive per la segnalazione precoce della dispersione scolastica; attivazione di un sistema digitale di allerta rapida per assenze ingiustificate reiterate.; istituzione della figura del Tutor educativo territoriale, quale riferimento per l’accompagnamento dei minori a rischio;
3. contrasto alla povertà educativa, con estensione del tempo pieno scolastico nei territori marginali, piccoli comuni e aree ad alta fragilità sociale; introduzione di un reddito educativo vincolato alla frequenza scolastica, destinato a famiglie in condizioni di povertà; attivazione di presidi educativi di prossimità, con sportelli mobili, doposcuola civico e percorsi extracurricolari integrati;
4. etica delle filiere produttive, con obbligo di clausole etiche in tutti gli appalti pubblici, con esclusione di soggetti coinvolti, anche indirettamente, nello sfruttamento minorile; certificazione sociale obbligatoria delle filiere, con controlli indipendenti e sanzioni reputazionali; cooperazione interstatale per favorire la scolarizzazione nei Paesi ad alto rischio;
5. campagne di sensibilizzazione permanenti, con iniziative comunicative capillari rivolte ai giovani, dentro e fuori le scuole, con linguaggi autentici e strumenti accessibili; coinvolgimento di testimonial credibili, media e community digitali; attivazione di reti educative territoriali: parrocchie, associazioni, centri civici, sportelli di quartiere.
Lo Stato deve farsi garante, le comunità devono essere vigili, le famiglie devono essere sostenute. Solo così sarà possibile costruire un futuro che riconosca a ogni bambino il diritto di essere semplicemente se stesso: libero, curato, ascoltato.