DALLO SPRAWL ALLO SPRINKLING

DALLO SPRAWL ALLO SPRINKLING

Consumo di suolo e dinamiche territoriali

Un suolo libero da elementi artificiali e non impermeabilizzato è fondamentale per il benessere umano e per l’equilibrio dell’intero ecosistema, a livello locale e globale.
Il percorso richiesto dall’Europa in questo senso è vitale anche per l’economia, che può essere rilanciata pure grazie a una maggiore tutela del patrimonio ambientale, al riconoscimento del valore del capitale naturale e a una piena integrazione dei cicli e dei processi naturali.

La progressiva espansione delle infrastrutture e delle aree urbanizzate, in particolare di quelle a bassa densità, continua a causare un forte incremento delle superfici artificiali.
Il consumo di suolo rallenta, ma le dinamiche insediative quasi mai sono giustificate da analoghi aumenti di popolazione e di attività economiche.
Questo porta a trasformazioni dell’uso del territorio, non sempre adeguatamente governate da strumenti di pianificazione e da politiche efficaci di gestione del patrimonio naturale.
Le conseguenze sono la perdita consistente di servizi ecosistemici e l’aumento di quei ‘costi nascosti’, come li definisce la Commissione europea, dovuti alla crescente impermeabilizzazione del suolo.

La dispersione degli agglomerati urbani italiani su ampie distese di campagna e di collina ha dato luogo al neologismo sprinkling’, per differenziare questo modello distributivo nazionale dallo standard internazionale dello sprawl.

Lo sprinkling interessa diffusamente i settori collinari costieri, come le più piccole pianure litoranee o interne centro-meridionali, ma la fisionomia minutamente dispersiva non esenta neanche le aree montane.
Procura alla matrice ambientale e alle comunità residenti patologie molto più gravi e irreversibili di quanto non faccia, notoriamente, lo sprawl. Le differenze tra i due modelli sono urbanisticamente molto nette: la configurazione di dispersione estrema dello sprinkling, che si è stabilizzata in tutto il Paese, presenta aggregati dimensionalmente molto variabili (dal singolo edificio alla piccola conurbazione), distribuiti nella matrice agricola, con alta commistione funzionale di residenza, industriale/artigianale, direzionale e commerciale di vario tipo. Questo schema insediativo si distacca dallo sprawl in primo luogo per origine e poi per parametri caratteristici. Sebbene lo sprawl residenziale si presenti sotto diverse configurazioni, mantiene, anche in un confronto internazionale, alcuni elementi standard. Infatti si tratta, in generale, di un impianto urbano compatto, con tessuto omogeneo per uso, progettato mediante dispositivi di lottizzazione.
Lo sprawl contraddistingue tipicamente una crescita aggregata a parti preesistenti di città, conservando una continuità del tessuto via via che questo incrementa il suo sviluppo spaziale. In altre parole l’area urbana mantiene sempre un perimetro netto rispetto alla matrice circostante, agricola o forestale, pur quando il fenomeno di crescita è molto intenso.
Lo sprinkling è differente sia per regia urbanistica, sia per l’impegno di suolo e di dispendio energetico che comporta. Si tratta di un insediamento a sviluppo parzialmente spontaneo o comunque a basso tenore di controllo, additivo su matrice storica. Gli aggregati urbani sono disomogenei per dimensione e uso, con fisionomie lineari o distribuite, con commistione di funzioni rurali, residenziali, industriali, terziarie. I parametri fondiari risultano sostanzialmente indefinibili in quanto sono estremamente diverse le superfici fondiarie e non sono riconoscibili spazi pubblici riferiti a specifici livelli di fruizione.
Le configurazioni aggregative con telaio fondiario basato su superfici comprese tra i 500 e gli 800 m2 sono quelle che minimizzano alcuni effetti negativi del dilagamento urbano, come il maggior dispendio energetico, la carenza di concentrazioni di utenza per i servizi collettivi e l’allungamento delle linee di trasporto pubblico e privato.

Evidentemente la risposta più efficace a questi problemi è la densificazione/verticalizzazione residenziale, ma si tratta di un discorso diverso che va spostato sul versante dei costumi abitativi delle Società.
Non sempre è possibile, come accade in certe zone residenziali dove le abitazioni private sono preferite ai condomini, ma nel Nord Europa esistono tipologie edilizie alle quali sarebbe possibile ispirarsi. Si pensi anche alla urbanisation del Sud della Spagna.

L’argomento, posto in questi termini, è sostanzialmente trascurato nel testo normativo approvato dalla Camera il 12 maggio 2016, sul «Contenimento del consumo del suolo e il riuso del suolo edificato», testo nel quale non appaiono differenziazioni tra diversi modelli di tessuto e di densità, che, invece, avrebbero richiesto una mappatura e degli interventi mirati.



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