DEVIANZA GIOVANILE

DEVIANZA GIOVANILE

Causa e opportunità di recupero

Il fenomeno NEET esprime condizione di disagio. Le diseguaglianze sociali ne sono causa ed effetto. Molto spesso determinanti sono lo scarso apporto familiare, il contesto sociale di vita, ma anche la sfiducia nelle istituzioni, nel mondo del lavoro e soprattutto l’idea, scorretta, che studiare ed impegnarsi non serva a nulla.

La conseguenza dello status di Neet è la dispersione sociale. Il futuro si dissolve e si perde, senza possibilità di recupero.
Purtroppo l’Italia conquista il podio tra gli altri Paesi d’Europa: altissimo è il tasso di giovani con competenze e formazione professionale modeste e deboli. Sono tanti i giovani italiani che non riescono a portare a termine il percorso di studi. La percentuale di giovani laureati è tra le più basse in assoluto in Europa, il 12% contro il 17% dei 28 Stati aderenti all’Ue.

Quanto all’impiego occupazionale i dati sono sfalsati, perché il lavoro nero resta un annoso problema. E l’analisi effettiva del fenomeno NEET, pertanto, potrebbe non essere del tutto aderente alla realtà.

Un aspetto alquanto preoccupante è lo sconfinamento dei NEET nell’ambito sommerso e pericoloso  della criminalità. Non raro il reclutamento di giovani da parte di organizzazioni illecite, che fanno leva proprio sul disagio sociale, sull’emarginazione, sull’esigenza di facili e veloci possibilità di guadagno. La delinquenza si presenta spesso come comoda alternativa alla monotonia ed all’insofferenza quotidiana.

Di particolare interesse l’approfondimento del Consiglio Superiore della Magistratura, che, riunitosi nel suo Plenum di Napoli, nella Risoluzione dell’11 settembre 2018 rileva uno stretto nesso tra abbandono scolastico e devianza giovanile. Il presupposto è la maggior propensione a trascorrere parecchio tempo per strada, divenendo così facile bersaglio della delinquenza.

Tale concetto è in sintonia con la locuzione ‘street oriented, termine coniato dall’Eurogang Network (joint venture di studiosi americani ed europei) per descrivere una delle caratteristiche che deve avere una ‘street gang’, ovvero l’attitudine a passare la maggior parte della propria giornata in luoghi pubblici (strade, parchi, centri commerciali) dedicandosi ad attività, talvolta illecite, o che, comunque, sono lontane da scuola e lavoro.

E’ un dato che ‘molti dei giovani coinvolti in episodi di criminalità abbiano abbandonato la scuola o l’abbiano frequentata in modo irregolare. Il rapporto di causalità tra l’abbandono scolastico e la devianza giovanile è di agevole intuizione, ancor di più con riferimento alle aree di maggiore dispersione scolastica, dove si registrano i più elevati tassi di criminalità minorile’ (testualmente CSM, Plenum di Napoli, Risoluzione 11 settembre 2018).

Gli studi più recenti fotografano un quadro in via di miglioramento, ma tutt’altro che sotto controllo. Delle oltre 33.300 denunce effettuate dalle Forze dell’Ordine all’Autorità Giudiziaria per reati commessi da minori, registrate nel 2014, nel 2018 vi è stata una diminuzione dell’8,3 % con “solo” 30.600 segnalazioni. Sconfortante è, però, la crescita della percentuale di giovani denunciati per associazione di stampo mafioso. L’incremento dal 2014 al 2018 è stato del 93,8%. Indicativo, poi, che il 70% dei minori dediti ad attività delinquenziali siano italiani e, di questi, il 30,5 % dei ragazzi (maschi), che corrispondono all’86% del totale, ha fra i 14 e i 15 anni, mentre il restante 69,5 % ha un’età compresa fra i 16 ed i 17 anni. Le ragazze (femmine) corrispondono al 16 % della totalità dei segnalati ed il 40% ha un’età compresa fra i 14 e i 15 anni, mentre il 60 % un’età compresa fra i 16 e i 17 anni (cft. Il Sole24ore – “Meno reati per i minori, dimezzati gli omicidi e scendono furti e rapine. – A delinquere, secondo il rapporto di Antigone, sono soprattutto gli italiani nel 70% dei casi e i ragazzi del Nord, alla Lombardia la maglia nera di Patrizia Maciocchi”).

Le politiche giovanili perseguite dall’Agenzia dei Giovani non hanno favorito una decisiva inversione di tendenza, anche a causa della limitatezza ed inadeguatezza quantitativa dei fondi stanziati, nonostante lievi incrementi.

Un pregevole programma di contenimento è rappresentato da ‘Garanzia Giovani’, nato sulla base di Youth Guarantee, misura europea che prevede finanziamenti per i Paesi membri con tassi di disoccupazione giovanile superiori al 25%, funzionali all’investimento in politiche attive di orientamento, istruzione, formazione e inserimento al lavoro.
Le criticità del programma governativo, derivanti da carenze strutturali e sistemiche (scarsa possibilità di accesso ai mezzi digitali; inadeguatezza delle strutture territoriali) non ne consentono la piena attuazione.

Quali le soluzioni?

Riguardo al lavoro, da non sottovalutarne la tipologia, la retribuzione, la durata del contratto, la distanza tra posto di lavoro e la residenza. L’appetibilità della proposta ha un’incidenza significativa sull’accettazione. La sfiducia e la pigrizia organica dei NEET devono essere combattute con strumenti idonei e l’intervento mirato alla radice del problema.

Servirebbe:

– adottare misure in grado di contenere disagi familiari, sociali, culturali e, dunque, conseguentemente, psicologici, da sviluppare di pari passo con le politiche del lavoro;

– sviluppare competenze e conoscenze, nonché programmi concreti che consentano agli addetti ai lavori di muoversi trasversalmente nelle differenti aree tematiche che riguardano il fenomeno;

– prevenire il reclutamento dei giovani NEET da parte della criminalità con un’azione di capillare controllo del territorio e, soprattutto, con la predisposizione a livello locale di programmi di reinserimento concretamente attuabili, oltre che conformi ed adeguati al tessuto sociale di riferimento;

– educare i giovani all’importanza dell’istruzione e della formazione, non solo mirata al reperimento di un’occupazione, ma come strumento di accrescimento personale per l’acquisizione di risorse spendibili sia sotto l’aspetto umano che professionale;

– diffondere cultura civica e conoscenza dei principi fondamentali, affinché i giovani possano sentirsi adeguata parte attiva del sistema.

Solo così il capitale umano giovanile che ha intrapreso la strada della dispersione potrà essere recuperato e si impedirà che altri possano seguire lo stesso percorso.



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