EDILIZIA SCOLASTICA

EDILIZIA SCOLASTICA

Problemi dimenticati

Dal XVII Rapporto Ecosistema Scuola di Legambiente (l’indagine annuale sulla qualità dell’edilizia scolastica e dei servizi della scuola dell’infanzia, primaria e secondaria di primo grado) emergono impietose le criticità che affliggono l’edilizia scolastica.
Dal rapporto risulta che l’80% degli edifici non è stato pensato e progettato per l’attività didattica. Si tratta di strutture spesso vetuste, non adeguate alla normativa antisismica (solo il 13% è stato costruito rispettando criteri antisismici) e con bassissima efficienza energetica. Inoltre il 65,1% delle scuole è stato costruito prima dell’entrata in vigore della normativa antisismica del 1974, e il 90,4% prima della legge in materia di efficienza energetica del 1991.
Una scuola su due ha certificati di collaudo e idoneità statica e poco di più quelle con il certificato di agibilità.
I dati, già non confortanti, divengono preoccupanti se si considera che il 40% degli edifici sorge su un’area a rischio sismico.

La situazione è troppo preoccupante per non essere affrontata e risolta con sollecitudine: su 43.072 scuole in Italia, il 39,4% necessita di interventi urgenti.

Altro rilievo sconcertante è la sostanziale differenza tra Nord e Sud.
Nelle Regioni meridionali, 3 scuole su 4 sono costruite in aree a rischio sismico e necessitano di interventi di manutenzione urgenti (corrispondono al 60% del totale). Al Nord invece, si registrano investimenti e risorse per la manutenzione e l’adeguamento di circa 5 volte superiori alla media del resto del Paese (62.807 euro investiti per ciascun edificio).

Si registra anche la difficoltà dell’utilizzo dei bandi europei.
Un esempio è il bando per il c.d. fondo Kyoto, che promuove, attraverso la concessione di finanziamenti a tasso agevolato dello 0,25%, la realizzazione di interventi di efficientamento energetico sugli edifici di proprietà pubblica destinati a uso scolastico e universitario. Il bando del 2016 aveva visto infatti solo 40 domande presentate e analoghi problemi aveva avuto anche il bando del 2015.

V’è da dire che sono cresciuti, negli ultimi anni, gli investimenti in costruzione, adeguamento e miglioramento delle strutture scolastiche italiane. Ammontano a 7,4 i miliardi stanziati e 27.721 gli interventi avviati, ma questi, a ben vedere, procedono molto a rilento.

Il PNRR 2021/2022 ha una voca dedicata.
Si legge con chiarezza: «[…] i progetti relativi ad asili e scuole per l’infanzia, lotta all’abbandono scolastico, edilizia scolastica e contrasto alla povertà educativa hanno un forte impatto al Sud, favorendo un percorso che – in complementarità con la spesa pubblica ordinaria – dovrà portare al rispetto costituzionale dei livelli essenziali delle prestazioni da garantire a tutti i cittadini dovunque risiedano».

La necessità di ripensare e riadattare spazi è improcrastinabile anche per consentire la sicurezza nella fase post pandemica. Gli spazi non sono elementi accessori, ma incidono profondamente sulla qualità dei processi di apprendimento e sulle scelte metodologiche.

Preso atto di questa critica situazione, resta indispensabile sollecitare l’accesso ai bandi europei, sensibilizzando alla presentazione delle domande, e stabilire una programmazione a lungo termine degli investimenti nel settore.

Occorre altresì lavorare più e meglio per garantire la manutenzione ordinaria, impegno al quale non possono sottrarsi gli enti proprietari degli immobili, e quella straordinaria, nonché l’adeguamento sismico, e per potenziare le verifiche di vulnerabilità e di garanzia dell’intervento per le scuole situate in zone ad elevata sismicità.
Fondamentale anche
– assicurare la implementazione dei Piani comunali di emergenza al fine di preparare le popolazioni locali a fronteggiare i diversi rischi, con particolare riguardo a quello sismico e idrogeologico, con il supporto delle organizzazioni civiche e di volontariato presenti sul territorio.
– creare un raccordo efficace tra i Piani di emergenza della scuola e i piani comunali e di altri luoghi che ospitano minori prevedendo procedure standardizzate, concordate con le famiglie, per la gestione delle diverse emergenze.

L’edilizia scolastica è in qualche modo la cartina al tornasole di problemi che hanno radici antiche e che devono essere affrontati con una programmazione di lungo periodo. Ciò potrebbe contribuire in modo considerevole anche alla ripartenza del comparto edile e generare risparmi di spesa dall’efficientamento energetico, ma soprattutto potrebbe contribuire alla rinascita e allo sviluppo dei centri urbani minori regalando alla popolazione centri di aggregazione culturale e sociale insostituibili, come solo le scuole possono essere.



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