Eurozona e recessione tecnica

Eurozona e recessione tecnica

Nuove proposte per il microcredito

L’eurozona è in recessione tecnica.
Nei primi due trimestri del 2023, il PIL si è ridotto dello 0,1%. É ciò che emerge dal recente bollettino di Eurostat nel quale si rileva che Polonia (+3,8%) e Lussemburgo (+2%) hanno registrato i migliori incrementi, mentre l’Italia si attesta su un incoraggiante +0,6%, prima di Spagna, Francia e Germania, che invece segna un -0,3%.

Ciò nonostante, i dati sull’occupazione registrano un +0,6, segno che il sistema economico non si è fermato. Il rischio di questa condizione potrebbe comportare un aumento dei tassi d’interessi, che avrebbe come conseguenza, fra le altre, una maggiore difficoltà di accesso al credito soprattutto per le piccole e medie imprese.

Nel 1974 il Bangladesh viene colpito da una serie di inondazioni e conseguenti carestie, causa di un altissimo numero di morti. Di fronte a questo dramma, l’economista e banchiere bengalese Muhammad Yunus intuisce che la povertà della popolazione non dipende dalla scarsa predisposizione all’avvio di nuove iniziative imprenditoriali, ma dall’impossibilità di avere accesso al credito necessario sia per il proprio sostentamento che l’avvio di piccole attività di impresa (le cosiddette microimprese). Nasce così, nel 1976, la Grameen Bank, il primo istituto di microcredito moderno.

In linea con i principi di Yunus, in Italia appare interessante, soprattutto in questo periodo, il ruolo dell’Ente Nazionale per il microcredito, soggetto pubblico non economico con importanti funzioni in materia di microcredito e microfinanza, a livello nazionale e internazionale.
In particolare, promuove la diffusione degli strumenti microfinanziari promossi dall’Unione europea e delle attività microfinanziarie realizzate a valere sui fondi comunitari, nonché di quelle destinate allo sviluppo economico e sociale del Paese.
Dopo il periodo di pandemia, l’ente ha iniziato un processo di riorganizzazione, innanzitutto incrementando il numero di tutor non finanziari che supportano i richiedenti. Inoltre, l’importo massimo (che prima era di 25.000 euro) è stato elevato a 40.000 euro e, prossimamente, sarà possibile richiedere fino a 70.000 euro.

Queste misure possono certamente favorire l’inserimento nel tessuto economico di coloro che, non avendo garanzie reali, non possono accedere ad alcun finanziamento. Infatti, attraverso le richieste inoltrate tramite l’ente del microcredito, si può ottenere la garanzia dello Stato per l’80%.
I tutor non finanziari dell’ente hanno un ruolo importante poiché valutano le iniziative che si intendono avviare e redigono il piano economico-finanziario. Questo lavoro può garantire il “merito qualitativo” delle richieste, anche perché offrono prima e dopo l’erogazione del prestito un costante supporto consulenziale.

Dal momento che i risparmi delle famiglie in questo ultimo anno si sono sensibilmente ridotti e che l’inflazione sta alimentando un carovita che penalizza soprattutto le fasce più deboli, si auspica che l’Ente nazionale del microcredito possa introdurre altri importanti cambiamenti.
Tra le principali proposte,
– un innalzamento da subito dell’importo massimo concedibile a 70.000 euro;
– ammettere fra coloro che possono richiedere il prestito anche quei soggetti, attualmente esclusi, che hanno delle segnalazioni alla Banca d’Italia;
– grazie alla presenza dei tutor, favorire le aggregazioni informali fra i richiedenti il prestito che insistono su uno stesso territorio o quartiere;
– garantire l’accesso ai prestiti anche per finalità sociali quali la formazione e le cure mediche;
– stabilire un rapporto più vincolante per gli istituti di credito e le società finanziarie che, di fatto, decidono unilateralmente la concessione dei prestiti fra l’altro con tempi non proprio celeri.



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