I CUSTODI DELLA MEMORIA

I CUSTODI DELLA MEMORIA

Contro gli abusi sugli anziani

Secondo l’ultimo report dell’OMS, nel mondo una persona anziana su sei (141 milioni in totale) sarebbe stata vittima di abusi, nella forma di atti singoli o ripetuti all’interno di relazioni diverse costruite su aspettative di fiducia.
Se questa proporzione rimanesse costante, il numero degli anziani abusati aumenterebbe rapidamente nei prossimi anni, a causa dell’invecchiamento della popolazione, arrivando entro il 2050 a 320 milioni di vittime.

Uno studio del 2017 basato sulle prove disponibili di 52 studi in 28 Paesi diversi, tra cui 12 a basso e medio reddito, ha stimato che, per l’anno di riferimento, il 15,7% delle persone di età pari o superiore a 60 anni è stato sottoposto a forme, varie, di abuso. Si tratterebbe non soltanto ad abusi fisici (il 2,6%), ma anche di tipo finanziario (il 6,8%) o psicologico (l’11,6%) e, in misura minore, sessuale. Sono, purtroppo, frequenti truffe e raggiri a danno di anziani.

Per ciò che concerne l’Italia, circa 4 milioni di anziani soffrono per mano di familiari, vicini di casa, badanti od operatori sanitari.
Più a rischio sono le donne, pari al 65% del totale delle vittime, e chi vive in condizioni di indigenza economica, ha ridotta istruzione o ha disAbilità cognitive. L’abuso più diffuso resta la contenzione fisica e farmacologica.

Una piaga sociale. Un vero e proprio problema di salute pubblica.

Ed è facile credere che i dati siano sottostimati. Sono tanti i casi non segnalati e, alle volte, completamente ignorati. Del fenomeno si parla ancora troppo poco.
La fragilità resta spesso ‘senza voce’.
Nonostante la frequenza e le gravi conseguenze sulla salute dei singoli, quello a danno di anziani rimane uno dei tipi di violenza meno considerati nelle indagini nazionali e uno dei meno affrontati dai piani nazionali per la prevenzione.

È da supporre che le probabilità che si verifichino abusi possano aumentare a fronte di:
standard qualitativi insufficienti di assistenza sanitaria e sociale e inadeguatezza infrastrutturale delle strutture sanitarie e di assistenza;
– personale scarsamente addestrato e remunerato e oberato di lavoro;
– politiche calibrate su interessi diversi da quelli dei soggetti in condizione di fragilità.

È vero che molte strategie sono state implementate nel senso della prevenzione, del contrasto del contenimento degli effetti negativi, con
– campagne di sensibilizzazione pubbliche e professionali;
screening di potenziali vittime e abusatori;
– programmi intergenerazionali presso istituti scolastici di ogni ordine e grado;
– interventi di sostegno alla figura del caregiver (inclusi gestione dello stress e assistenza di sollievo);
– politiche di assistenza residenziale per definire e migliorare gli standard di cura;
– formazione di badanti e assistenti sui modelli di supporto a fronte di patologie senili.

Sarebbe opportuno, in aggiunta, puntare su obbligo di segnalazione di abusi alle autorità, incentivo di gruppi di auto-aiuto, realizzazione di case di sicurezza e rifugi di emergenza, e predisposizione di linee di assistenza per fornire informazioni e riferimenti e di interventi di riconoscimento di maggior tutela al caregiver.

Inoltre sarebbe auspicabile implementare il numero degli assistenti sociali, per comporre un quadro di maggiore chiarezza sulle situazioni di disagio presenti sul territorio ed intervenire tempestivamente; e immaginare nuove figure di sostegno in ambito sia sanitario sia giudiziario, in grado di fornire supporto, anche legale, agli anziani in difficoltà.

Gli anziani sono una risorsa fondamentale, custodiscono un grande patrimonio umano e culturale.
Insegnano, quotidianamente, la resilienza, la lotta silenziosa per la memoria e la custodia dei valori.
Tutelarli è un dovere morale, oltre che civico.

Ogni anno, in occasione della Giornata mondiale contro gli abusi sugli anziani, che si celebra il 15 giugno, lanciano l’allarme, nel tentativo di sensibilizzare la collettività e smuovere le coscienze verso condotte eticamente più responsabili e di maggiore solidarietà.

 

 

FONTI
anap.it
quotidianosanita.it



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