IL FENOMENO DELLA GENTRIFICAZIONE

IL FENOMENO DELLA GENTRIFICAZIONE

Origini e sviluppi

Il termine ‘gentrificazione’ – dall’inglese ‘gentrification’, da ‘gentry’, ‘piccola nobiltà’ – fu utilizzato per la prima volta nel 1964 dalla Sociologa Ruth Glass e da subito riferito a certi quartieri periferici londinesi dapprima abitati per lo più dai gruppi sociali meno abbienti e poi ripopolati da persone di ceto più elevato.

Il fenomeno interessa oggi molte grandi città, europee e americane.
Le spiegazioni sono diverse in relazione al particolare contesto sociale, ma alla base vi è sempre il rinnovato interesse per la vita in città, che, negli ultimi anni, ha coinvolto soprattutto le classi medie, in spostamento dai piccoli centri.

Per tutto il periodo degli anni ’90, molte nuove famiglie erano invogliate a cercare casa in ambienti extraurbani, magari distanti non più di 30 o 40 km dai grandi centri, purché ci fossero comode vie di accesso alle città e adeguati servizi di trasporto pubblico locale, nel desiderio di vivere in una abitazione propria, indipendente, con pertinenze e magari orto, giardino, spazio giochi per i bambini, lontani dall’inquinamento e dalla frenesia della vita cittadina.
Un nuovo modello di decentramento.
Quando, però, il numero delle famiglie è cresciuto tanto da creare una significativa congestione del traffico extraurbano, quando le attività produttive hanno iniziato a spostarsi, si sono consociate o sono semplicemente scomparse, questo modello di vita è diventato meno appetibile.
I giovani delle generazioni successive, non avendo spesso mezzi propri di spostamento per studio o lavoro, hanno preferito muoversi verso zone semi centrali delle città (essendo il centro sempre molto costoso) ed è iniziata una corsa all’acquisto di locali a basso costo, come bassi fabbricati ad uso artigianale da ristrutturare secondo esigenze.
In questo modo si sono riqualificate, almeno in parte, talune vecchie periferie.
Sono state interessate soprattutto vaste aree di Londra, Amburgo, Milano e Venezia.
Ma, per l’effetto, i prezzi delle nuove abitazioni in zone semi centrali hanno iniziato a salire e i ceti sociali meno abbienti sono rimasti esclusi.
Secondo alcuni, questo metterebbe in discussione il c.d. ‘diritto alla casa’, soprattutto per le famiglie con figli, nelle aree oggetto di gentrificazione. Altri, invece, reputano la gentrificazione un fenomeno positivo, specie in un’epoca nella quale è cronico il problema dell’inquinamento ambientale e le relazioni professionali e sociali sono affidate al distanziamento telematico.

Nella consapevolezza che non valgono mai le generalizzazioni, non si può sottovalutare l’effetto della ghettizzazione periferica, di aree nelle quali è dato ancora riscontrare il problema del c.d. white flight (sul tema v. https://www.meritocrazia.eu/il-fenomeno-del-white-flight/).
Non c’è dubbio che le conseguenze della gentrificazione siano amplificate dalla crisi economica in corso e dall’austerità delle città europee meridionali (southern European cities, SEC).

Le pratiche di resistenza alla gentrificazione stanno emergendo nelle SEC (southern European cities), ma gli sforzi sembrano essere frammentari e manca una comprensione sistematica del loro potenziale e della capacità di contrastare le disuguaglianze urbane.
È vero, però, che non è possibile dare una lettura univoca al fenomeno.
In tempi di lockdown, si è registrata una lieve inversione di tendenza e la fuga dalle città verso i piccoli borghi ha vivacizzato il mercato immobiliare, ma questo soltanto per chi non ha legami familiari o per chi può permettersi il lavoro a distanza.

Per affrontare le disuguaglianze urbane, nell’ambito del progetto AGAPE (Exploring anti-gentrification practices and policies in southern European cities), finanziato dall’Unione europea, è stato condotto uno studio proprio sulle utilità delle pratiche anti-gentrificazione attuate ad Atene, Madrid e Roma.
I partner del progetto hanno esaminato la pertinenza della teoria della resistenza di gentrificazione per analizzare le pratiche anti-sfratto, anti-speculazione e anti-privatizzazione nelle SEC durante la crisi economica post-2008.
I risultati sono stati introdotti in un toolkit anti-gentrificazione presentato in un seminario che ha attratto l’interesse di tanti, tra i quali proprio persone soggette a sfratto, gestori di piattaforme anti-sfratto, politici e ricercatori sull’alloggiamento, pianificatori, sindacati, attivisti e organizzazioni di quartiere. Sono stati discussi il potenziale e i limiti del discorso e delle pratiche anti-gentrificazione rispetto agli schemi di espulsione che caratterizzano le SEC nei momenti di austerità.

In ogni caso è essenziale intervenire per l’effettività del diritto all’accesso all’abitazione, anche con il coinvolgimento dell’Istituto delle Case di edilizia residenziale convenzionata e prevedendo incentivi per ripopolare e riqualificare le zone a rischio di ‘ghettizzazione’.
In questo possono giocare un ruolo realmente significativo le risorse del PNRR, parte delle quali dovranno essere destinate alla costruzione e al recupero di edifici a beneficio di famiglie a basso reddito.



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