LA GRANDE EMERGENZA AMBIENTALE DEL FIUME SARNO A DISTANZA DI 40 ANNI E’ ANCORA ATTUALE – COMUNICATO 25.02.2020

LA GRANDE EMERGENZA AMBIENTALE DEL FIUME SARNO A DISTANZA DI 40 ANNI E’ ANCORA ATTUALE – COMUNICATO 25.02.2020

Il più grande sversatoio fluviale della Campania. Così viene spesso definito il Fiume Sarno, un fiume della Campania lungo 24 Km e con un bacino notevolmente esteso (c. 500 km²). Venticinque anni di inefficienze ed inadempienze unite ad una mancanza di interazione tra Stato e Regioni hanno reso questo bacino fluviale, un tempo navigabile e pescoso e citato da poeti e scrittori, il più inquinato d’Europa.

Il disinquinamento del fiume Sarno, iniziato nel 1973 con il Progetto speciale di risanamento dell’intero Golfo di Napoli, è una storia che, a più di quarant’ anni di distanza, nonostante le continue attenzioni riservate ad essa dalle istituzioni, non è ancora giunta a una conclusione. Un gravissimo stato di degrado ambientale che ha reso necessario l’intervento del Governo che, con il decreto del Presidente del Consiglio dei Ministri del 14 aprile 1995 ha dichiarato lo stato di emergenza in ordine alla situazione socio economica ambientale che si è determinata nel bacino idrografico del fiume Sarno. Inizialmente, è stato nominato Commissario Delegato il Presidente della Regione Campania, Antonio Bassolino, poi, con l’ordinanza del Presidente del Consiglio dei Ministri n. 3270 del 12 marzo 2003, la nomina di Commissario Delegato è passata a Roberto Jucci. I compiti affidati al nuovo Commissario prevedevano il completamento della costruzione del nuovo sistema depurativo del Sarno, la progettazione e realizzazione delle reti fognarie dell’intero bacino, il progetto e i relativi lavori di dragaggio e bonifica dei sedimenti del fiume stesso, dei principali affluenti e canali, nonché l’attuazione di specifici interventi sulle aziende e sulle industrie presenti nel territorio per ridurne l’impatto negativo sull’ambiente.

Ad oggi risulta persistere lo stato di degrado che già 25 anni fa spinse per la dichiarazione di stato di emergenza. Infinite sono le denunce pervenute da Associazioni, Comitati e stessi Sindaci dei comuni interessati dal Bacino del Sarno, da est ad ovest, per evidenziare l’allarmante stato del Fiume in termini di inquinamento tanto da costringere il Consorzio di Bonifica, all’uopo costituito, a porre in essere ogni intervento utile per rimuovere quintali di rifiuti in esso illegalmente sversati.

Numerosi i piani di emergenza che si sono susseguiti negli anni, finalizzati al risanamento e messa in sicurezza idrologica del Fiume Sarno, come ad esempio il Ps3 (Piano Speciae per il disinquinamento del Golfo di Napoli), elaborato all’inizio degli anni 70 che consisteva nella costruzione di mega depuratori che si sono mostrati più dannosi che utili. Nel tratto Angro-Nocerino Scafatese, attualmente la colorazione del fiume è marrone ma varia dal rosso al verde e al blu a seconda di ciò che viene scaricato direttamente nel fiume. Da campioni prelevati dall’Arpac sono emerse elevate concentrazioni di ferro, manganese, cromo tetracloroetilene e altri metalli pesanti provenienti da scarichi abusivi di aziende agricole, industrie alimentarie, conciarie e non solo. Ad inquinare il Fiume Sarno vi è anche una buona percentuale di reflui fognari, non depurati, di molti comuni che costeggiano il bacino fluviale che ancora non sono dotati di sistemi di collettamento delle acque reflue. Per troppe città presenti lungo il corso del fiume gli scarichi fognari finiscono direttamente in esso senza nessun trattamento preventivo, in spregio a tutta la normativa nazionale ed europea in tema di inquinamento e tutela del territorio. Oggi si discute del Grande Progetto Fiume Sarno, il progetto che ha preso corpo un anno e mezzo fa circa con cui sono stati stanziati circa 400 milioni di euro finalizzati alla realizzazione di opere dirette al disinquinamento del fiume Sarno e alla messa in sicurezza idraulica dello stesso. In particolare con finanziamenti della Comunità Europea si prevede la costruzione di nove mega vasche di laminazione per la raccolta delle acque fluviali, contro le quali non sono mancate critiche e perplessità.

Secondo non pochi esperti di tutela ambientale, queste ultime previste per ben 18 comuni campani porterebbero alla contaminazione delle falde acquifere piene di cromo, piombo, arsenico, ellurio, ed altri metalli pesanti presenti nel fiume Sarno ed in particolare nei suoi affluenti Solofrana e Cavaiola. La soluzione prospettata sarebbe quella di ripulire le vasche esistenti, dragare il fiume e ricostruire gli argini fatiscenti. E senz’altro bloccare chi continua a sversare.

Tante le perplessità manifestate anche dagli stessi che si sono detti favorevoli alla realizzazione del progetto, per lo più legate all’aspetto tecnico, e relative alla preminente salvaguardia della salute dei cittadini. Contro il Grande Progetto Fiume Sarno si è addirittura costituito un comitato popolare su iniziativa del nocerino Emiddio Ventre, attivissimo sul territorio locale nell’osteggiare la costruzione delle vasche. Il comitato ha sottoposto le acque della Solofrana ad un’analisi chimica da cui è risultata la presenza nelle stesse di cromo, piombo e alluminio, nonché solventi di ogni tipo, con valori al di sopra di 30 volte il limite consentito, causando questo un rischio di inquinamento delle falde. Tra i problemi rilevati durante l’incontro, quello della mancanza di manutenzione delle vasche esistenti presenti e di quelle che verranno costruite, sembra aver visto d’accordo quasi tutti i sindaci e lo stesso assessore Cosenza che ha ribadito che i fondi europei sono destinati alle infrastrutture e non alla manutenzione.

Al sopralluogo effettuato dal Ministro dell’Ambiente e del Territorio, Sergio Costa, lungo l’asse fluviale del Fiume Sarno, in data 12 dicembre 2019, è susseguito un incontro con i Sindaci dei 42 Comuni interessati nel quale gli amministratori dei comuni interessati dovevano fornire tutti i dati fondamentali per avere un quadro tecnico dell’area in questione per analizzarli in concerto con la regione Campania, l’ente Parco e tutti gli organismi coinvolti.

In tale occasione, il Vice Presidente della Regione Bonavitacola ha fornito un aggiornamento sulle diverse azioni messe in atto per consentire il riassetto funzionale dell’intero bacino idrografico. Una nuova riunione con i sindaci e la Regione si terrà in occasione della Conferenza dei servizi fissata al prossimo 17 maggio.

Meritocrazia Italia, alla luce di tutte le lungaggini burocratiche che hanno ritardato la messa in sicurezza del bacino del Sarno, auspica un intervento del Governo attuale che sia di tipo risolutorio, anche con la nomina di un commissario straordinario, che tenga in debito conto della realtà fattuale dei Comuni che sono direttamente interessati dal passaggio dell’alveo fluviale. Ad oggi nessun collettore di scarico è stato realizzato e nessuna misura efficace è stata posta in essere che di fatto abbia impedito lo sversamento selvaggio ed illegale di scarti di ogni natura e genere che stanno mettendo a dura prova il settore agroalimentare campano fortemente influenzato da tale scempio umano che sta provocando migliaia di decessi.



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