La tutela degli anziani

La tutela degli anziani

Tra slogan accattivanti e fenomeni di emarginazione

L’emergenza sanitaria ha riportato al centro del dibattito pubblico il tema della tutela dell’anziano, la minoranza più significativa del Paese.

Poco discusso è ancora, però, il fenomeno del c.d. ageismo.
Con questo termine, utilizzato per la prima volta nel 1969 dal gerontologo Robert Neil Butler, s’indica l’insieme dei pregiudizi, degli stereotipi e delle discriminazioni basati sull’età. Non si riferisce solo all’ultima parte della vita ma indica, in generale, l’atteggiamento sprezzante e discriminatorio di soggetti appartenenti a una fascia d’età diversa dalla propria.
Tra le varie tipologie di discriminazione queata è sicuramente la più frequente, persistente, normalizzata e socialmente accettata.
Secondo una ricerca del Censis, oggi in Italia il 49,3% dei millennial (i nati tra il 1980 e il 1995) ritiene giusto dare priorità ai giovani nelle situazioni di emergenza, mentre il 35% è convinto che la quota di spesa pubblica dedicata alla terza età sia troppo ampia.

L’atteggiamento culturale di marginalizzazione del ruolo di chi supera una certa soglia d’età si connota comunque per un sostanziale anacronismo: la vita media si è allungata e, anche grazie ai progressi della medicina, oggi si vive di più e meglio; inoltre la piramide demografica, almeno nel mondo occidentale, si sta velocemente rovesciando, e la popolazione ‘over’ è sempre più numerosa, a fronte di quella, che va assottigliandosi, delle fasce di età più giovani.

La difficoltà di accettare ‘il peso della vecchiaia’ trova spesso la peggiore espressione in pratiche sociali, linguistiche, lavorative e manageriali. Si pensi alla difficoltà di lavoro dopo i 45 anni, ai maltrattamenti nelle case di riposo, a metafore di uso comune come quella del ‘rottamare gli anziani’, al fatto che un over 60 su 6 subisce truffe, abusi finanziari, fisici e psicologici.
L’ageismo causa un netto peggioramento della salute fisica e mentale. Nel peggiore dei casi, con riguardo agli anziani, porta addirittura alla morte prematura. Per certo, una conseguenza è quella dell’autoisolamento, che, talora sommata a difficoltà economiche, fa sì che le persone si ammalino più facilmente.

Una ricerca condotta dalla Fondazione per la Sussidiarietà analizza la realtà e delinea le tendenze prevedibili nell’arco dei prossimi 20-30 anni, offrendo, in chiave sussidiaria, suggerimenti di riforma.
L’aumento del numero di anziani non è stato accompagnato da una evoluzione della Cultura dell’invecchiamento, al contempo biologica e sociale. Si passa dall’enfatizzare la bellezza della vecchiaia, veicolando slogan tipici della Silver Economy, al denunciare le forme di abbandono di anziani soli e bisognosi di cure e affetti. Questo lascia i soggetti più fragili ancora troppo esposti alle intemperie, senza una rete e una cultura, anche programmatoria, organizzativa e gestionale. I dati demografici riferiscono che metà delle famiglie sono monocomponenti, metà degli anziani vivono soli.
Un problema destinato a diventare sempre più grave nei prossimi anni a causa della crisi della famiglia e dell’indebolimento delle connessioni.
Le città, inoltre, sembrano oggi progettate senza tenere conto delle esigenze normali degli anziani, di tutti coloro che devono vivere nella propria esistenza le ricadute della disAbilità o di altre fragilità. Sono evidenti disagi, paure, difficoltà a mantenere relazioni, problemi negli spostamenti e nell’utilizzo dei mezzi di trasporto, difficoltà collegate alla rarefazione della distribuzione commerciale e alla povertà di luoghi di incontro.

Per rispondere in modo corretto a questi bisogni è innanzitutto importante riconoscere che la loro complessità e interdipendenza non può essere affrontata in modo parziale o segmentario.
Una problematica rilevante riguarda il rispetto della libertà e della dignità individuale e in questo le famiglie hanno un ruolo importante. La persona psichicamente fragile, la persona povera di relazioni, la persona sola ha bisogno di reti gentili: soltanto chi capisce la complessità del processo di invecchiamento sa essere “gentile”: si tratta di reti umane e sociali.

In altri Paesi sono ormai da tempo avviate esperienze di riqualificazione urbana, di certificazione di abitazioni adatte e adattabili alla vecchiaia e si sono diffuse diverse tipizzazioni di housing sociale, servizi abitativi per la vita indipendente o assistita, co-housing, abitazioni canguro, villaggi, residenze comunitarie. Tutte queste soluzioni cercano di ricreare le occasioni per fare comunità, attraverso la diffusione di luoghi che appartengono alla quotidianità della vita e che rafforzano la percezione di normalità.
In Italia, le nuove città o i più recenti interventi di riqualificazione urbana finora hanno privilegiato il giovane o l’adulto sano: il bosco verticale, i quartieri della movida, i grandi centri commerciali scomodi e lontani, una viabilità pensata per auto e mezzi pesanti piuttosto che per chi cammina o si muove lentamente e con fatica.
Limiti simili si ritrovano anche nella progettazione e nella pianificazione del sistema sanitario, fortemente orientate verso l’offerta per acuti e specialistica, modellata secondo i criteri della concentrazione e della standardizzazione dell’offerta.

Collegare e far funzionare le reti che possono supportare gli anziani nei loro ultimi vent’anni di vita e le persone con disAbilità è sfida che deve essere colta. E vinta.

In questo la tecnologia può dare un importante contributo: domotica, telemedicina, intelligenza artificiale sono disponibili da tempo, ma ancora non sono riuscite a cambiare davvero la vita delle persone non autosufficienti. A oggi, in Italia, le maggiori esperienze di utilizzo del digitale riguardano la meritoria attività posta in essere dagli ospedali, ma c’è ancora molto da migliorare in merito all’erogazione di prestazioni di telemedicina dai soggetti dell’Assistenza Primaria, statutariamente deputati delle attività sanitarie sul territorio.

Un ruolo ancora più importante deve essere attribuito alla formazione: le reti, per funzionare, hanno bisogno di personale preparato e a questo oggi non si dedica attenzione sufficiente. Solo con interventi di capacity building si riuscirà a creare quella qualità della cura e dell’accompagnamento che serve alla persona fragile.
Sarà compito della ricerca sperimentare forme nuove di servizio e sviluppare nuove metriche. Il tempo presente potrebbe costituire l’occasione per ripensare il modo con cui oggi sono strutturate le residenze RSA/RSD e immaginarne un futuro differente: si pensi a programmi quali ‘strutture aperte’ con possibilità di accesso non vincolato da parte di familiari e caregiver che sarebbero ancora più parte attiva del processo.

In sintesi, l’innovazione dell’organizzazione trova nella formazione e nella tecnologia due variabili fondamentali su cui agire e a tal fine il PNRR può rappresentare una risposta utile a sostenere il Terzo settore. Va ricordato, però, che la Mission V del Piano non prevede fondi per gli anziani autosufficienti. Sarebbe auspicabile, quindi, destinare maggiori risorse a Regioni e Comuni per attuare Progetti di utilità collettiva, che vedano sempre più protagonista questa fascia d’età.
Occorre favorire la coprogrammazione e la coprogettazione, assicurando la partecipazione attiva dei soggetti che generano valore non solo nella gestione dei servizi, ma anche nella fase di ideazione, sviluppo e definizione delle modalità di realizzazione, favorendo così forte orientamento al bisogno e sostenibilità delle azioni.

 

 

 

 

FONTI
– Brugnoli Alberto, Zangrandi Antonello (a cura di), Anziani e disabili: un nuovo modello di assistenza, Fondazione per la Sussidiarietà, Milano, 2021
– World Health Organization, 2015, World report on Ageing And Health
– Matteo Cesari, Marco Proietti, COVID-19 in Italy: Ageism and Decision Making in a Pandemic, 2020
– David Oliver: What the pandemic measures reveal about ageism BMJ 2020;369:m1545
– Marques, S.; Mariano, J.; Mendonça, J.; De Tavernier, W.; Hess, M.; Naegele, L.; Peixeiro, F.; Martins, D. Determinants of Ageism against Older Adults: A Systematic Review. Int. J. Environ. Res. Public Health 2020, 17, 2560
– Becca R Levy, PhD, Martin D Slade, MPH, E-Shien Chang, MA, Sneha Kannoth, MPH, Shi-Yi Wang, MD, PhD, Ageism Amplifies Cost and Prevalence of Health Conditions, The Gerontologist, Volume 60, Issue 1, February 2020, Pages 174–181
– La silver economy e le sue conseguenze nella società post Covid-19, rapporto Censis, 24 giugno 2020
2021 Fondazione per la Sussidiarietà, Milano.



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