LA TUTELA DELLA CURA PSICOLOGICA COME CURA PRIMARIA

LA TUTELA DELLA CURA PSICOLOGICA COME CURA PRIMARIA

Una proposta

Il disagio psicologico procurato dalle restrizioni dell’evento pandemico travolge adulti, adolescenti e bambini e ha un impatto dirompente sugli equilibri familiari.
Didattica a distanza, impossibilità di frequentare attività ricreative, chiusura delle attività sportive e associative hanno trasformato l’ambiente domestico nell’unico luogo nel quale vivere una dimensione solitaria. In molti casi, questo ha portato a ripiegarsi su se stessi e sulle proprie inquietudini.
Non se ne aveva troppa consapevolezza in epoca non sospetta, ma oggi non c’è dubbio che la normalità delle attività didattiche, degli impegni extrascolastici, degli incontri con gli amici, delle serate al cinema, in pizzeria o al pub servano a garantire un benessere di socialità. Lo si avverte di più ora che lo stile di vita comune è quello dell’isolamento.

Ansia, disturbi alimentari, fenomeni depressivi si sono moltiplicati e amplificati.
Il panorama della vulnerabilità al virus non è misurabile con i soliti parametri del passato e il fattore psicologico rappresenta profilo da attenzionare con urgenza.

Secondo un’indagine svolta dal Gaslini di Genova in collaborazione con l’Università degli Studi di Genova, il livello di gravità dei comportamenti disfunzionali dei bambini/ragazzi si correla in maniera statisticamente significativa con il grado di malessere circostanziale dei genitori. All’aumentare di sintomi o comportamenti suggestivi di stress conseguenti alla condizione “Covid” nei genitori (disturbi d’ansia, dell’umore, disturbi del sonno, consumo di farmaci ansiolitici e ipnotici), i dati hanno mostrato un aumento dei disturbi comportamentali e della sfera emotiva nei bambini e negli adolescenti, indipendentemente dalla pregressa presenza di disturbi della sfera psichica nei genitori.

Il Sistema sanitario ha inserito le prestazioni psicologiche nei LEA; tocca poi alle Regioni attuare l’effettiva distribuzione dei servizi.
Ma non sempre esistono unità psicologiche autonome alle quali rivolgersi: tanti psicologi vengono impiegati nei servizi di psichiatria, al servizio per le tossicodipendenze, lavorano con i malati o con i loro familiari in ospedale, e può essere difficile orientarsi in un comparto dove non è previsto il regime privato di convenzione.

La razionalizzazione dei servizi di psicologia pubblica è diversa nelle varie Regioni e spesso anche il solo cercare “la soluzione” può disorientare, tra nomi dei servizi e modalità di accesso che variano da ASL ad ASL.

Una proposta potrebbe essere quella di agevolare il ricorso allo psicologo prevedendone la presenza presso gli studi di medicina generale o pediatrici. Uno psicologo a disposizione dei medici di medicina generale o al domicilio delle famiglie per una veloce presa in carico dei bisogni psicologici degli assistiti riuscirebbe a far superare quelle reticenze culturali che spesso si frappongono alla richiesta di aiuto; inoltre, lo scambio delle competenze e delle conoscenze creerebbe una proficua collaborazione a tutto vantaggio di una precocità in grado di evitare situazioni di compromissioni tali da richiedere poi le prescrizioni di psicofarmaci. I traguardi da raggiungere sono sicuramente ambiziosi e vanno perseguiti attraverso una preliminare analisi quali-quantitativa dei fabbisogni psicologici dei territori in modo da calibrare in ottica pianificatoria le risorse professionali da impiegare.

L’istituzione di uno psicologo di famiglia che possa prendere in carico dei bisogni psicologici degli assistiti contribuirebbe a far superare quelle resistenze culturali che spesso si frappongono alla richiesta di aiuto.
Lo scambio delle competenze e delle conoscenze creerebbe una proficua collaborazione evitando le prescrizioni di psicofarmaci inutili e dannose.

La psicologia delle cure primarie diventa, quindi, una risposta alla domanda di benessere e salute dei cittadini di un territorio, di una comunità che in modo equo e accessibile voglia mantenere o recuperare salute e benessere psicologico, prevenire il disagio, migliorare la qualità della vita e della cura. Lo “psicologo di famiglia” potrebbe garantire una presa in carico integrata in una prospettiva life time accogliendo le richieste delle persone in tutto l’arco della loro vita: se è vero che in tempi di emergenza si fanno pressanti le richieste di soluzioni, allora si agisca per strategie e strumenti che possano tornare utili anche a bufera passata.

 

 

FONTI

http://www.gaslini.org/wp-content/uploads/2020/06/Indagine-Irccs-Gaslini.pdf
www.progettoitaca.com https://www.vice.com/it/article/438vg9/andare-dallo-psicologo-sanita-pubblia https://www.vitafelice.it/psicoterapia-gratis-o-quasi-nel-servizio-pubblico.html https://www.giuliobelluomini.com/le-differenze-tra-lo-psicologo-nel-pubblico-e-nel-privato/ https://www.stateofmind.it/2020/07/psicologo-cure-primarie-legge/



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