L’ACQUA: DA RISORSA A CALAMITÀ

L’ACQUA: DA RISORSA A CALAMITÀ

Il Piemonte è un territorio ricco di corsi d’acqua, tutti tributari del fiume Po, lungo 632 chilometri. Potenzialmente, il fiume più lungo d’Italia.
Eppure la situazione non è così rosea, sia per la qualità delle acque (più della metà dei corpi idrici sotterranei è in scarso stato chimico), sia per la scarsità delle piogge (la sola città di Cuneo da inizio anno ha perso il 32% delle piogge rispetto alla media 1990-2020, con notevoli problemi sui raccolti e sul comparto zootecnico), sia per le perdite dovute a reti idriche vecchie e alla mancanza di strumenti di controllo.
Consola il fatto che nei prossimi anni il Piemonte beneficerà di oltre 33 milioni di euro, che si aggiungeranno ai 55 delle tariffe dei piemontesi, arrivando a oltre 88 milioni di euro, per interventi di fognatura e depurazione e per migliorare la distribuzione dell’acqua potabile. Per raggiungere questo obbiettivo a fine dicembre è stato sottoscritto dal Ministero dell’Ambiente, dalla Regione e dai sei Enti di Governo d’Ambito territoriale ottimale (EgATO) l’Accordo di Programma che regola l’utilizzo delle risorse del Fondo per lo Sviluppo e la Coesione (Fsc), relative al periodo di programmazione 2014-2020, per il servizio idrico integrato.
Gli interventi toccheranno 105 comuni piemontesi, con una popolazione residente di oltre 450.000 abitanti (oltre il 10% della popolazione regionale), e saranno diversificati a seconda delle situazioni specifiche territoriali.
Ma si può fare ancora di più.
Le risorse idriche rientrano nel Green New Deal e sono oggetto di interventi normativi da parte degli organi europei; si può spaziare dal riutilizzo delle acque depurate in agricoltura alle modalità di controllo intelligente, dal rinnovo degli impianti idraulici alla manutenzione predittiva.

Ci sono luoghi nei quali l’acqua potabile trova difficoltà di diffusione per la carenza di acqua da potabilizzare e/o per le perdite di rete, in caso di tubazioni vetuste.
Viceversa, nelle grandi città, si pensa all’installazione di smart meters o contatori intelligenti di tipo elettronico che permettono un monitoraggio dei consumi da remoto, non solo a livello condominiale, bensì per ogni unità immobiliare.

Nel caso dei condomini, le Società di servizi metropolitani delle acque potabili fanno da intermediarie tra le esigenze dei singoli utenti e i fabbricati ai quali viene erogato il servizio, con lettura trimestrale o semestrale dei contatori, mentre si pensa ad un monitoraggio molto più accurato per completare le offerte del servizio sul territorio.
I costi però, sia pure in discesa negli ultimi anni, restano pur sempre elevati per ogni contatore installato.
Bisogna senz’altro capire quale possa essere la reale utilità di nuove reti digitali a tale riguardo ‘innanzi tempo’, in quanto se ne presuppone l’utilizzazione futura a costi più contenuti. Altrimenti, per risparmiare acqua e relative emissioni di CO2, dovute agli impianti di potabilizzazione, si finirebbe per introdurre altre emissioni provenienti proprio dalla produzione degli smart meters e delle reti che permettono il loro utilizzo.
I fornitori di acque potabili potrebbero impegnarsi ad affiancare un servizio di fornitura di acque non potabili, prelevate direttamente dalle falde acquifere mediante pozzi artesiani e che hanno un costo che oscilla tra il 15% ed il 25% di quello delle acque rese potabili.
Tutto ciò per le moderne abitazioni che usano l’acqua non potabile per gli scarichi dei WC.

É un sistema simile a quello utilizzato già da alcuni decenni nelle case costruite secondo criteri di bioarchitettura, dove le acque piovane vengono recuperate dai tetti e convogliate in appositi serbatoi.

Resta molto da fare per cercare di uniformare il servizio di installazione degli smart meters, come si è fatto a livello nazionale con i contatori intelligenti per la lettura dei consumi elettrici.
Rimane la difficoltà che, mentre per l’energia elettrica e per il gas è possibile la scelta del proprio fornitore, e ciò agevola l’uniformità sul territorio delle reti di distribuzione separate dalla commercializzazione, per le reti di acqua potabile, essendo tale scelta impossibile, ogni fornitore del servizio tende a procedere per proprio conto.

Prioritario sarebbe:
– investire nell’incentivazione di sistemi di gestione e controllo digitali con contatori intelligenti e reti di rilevazione dei consumi orari delle acque, per contribuire alla migliore gestione sostenibile del patrimonio idrico;
– investire sulla comunicazione e sul supporto di progetti con il coinvolgimento di tutti gli attori territoriali, per sperimentare e sviluppare innovativi sistemi di depurazione e monitoraggio dei consumi, al fine di renderli più efficienti e sostenibili;
– monitorare tutto il ciclo di vita delle acque, e ottimizzare il recupero dei fanghi, utilizzandoli in diversi campi industriali visto il loro contenuto di azoto e fosforo, utili nella produzione chimica (dai fertilizzanti ai cosmetici).

 

 

 

FONTI

https://www.regione.piemonte.it/web/pinforma/comunicati-stampa/nuovo-programma-investimenti-88-milioni-per-migliorare-qualita-dellacqua
https://www.youtube.com/watch?app=desktop&v=9ziv8fxZeIc&feature=youtu.be



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