L’ACQUA: FONTE DI POTERE E CONFLITTI

L’ACQUA: FONTE DI POTERE E CONFLITTI

Il quadro internazionale

L’acqua è fonte di vita, oltre a rappresentare una preziosa risorsa economica. È dato incontrovertibile che, nel passato come nell’era moderna, la gestione delle risorse idriche influenzi i rapporti politici tra gli Stati.
Il loro controllo rappresenta una delle principali ragioni dei conflitti del XXI secolo, come è emerso anche in un recente convegno nella Settimana della Scienza tenutasi a Bergamo. Ciò perché il patrimonio idrico mondiale non è inesauribile e, specie nelle zone nelle quali il climate change sta palesando in maniera evidente i suoi effetti, il controllo delle fonti di approvvigionamento rappresenta un elemento di forza importante: intuibile come l’interruzione della fornitura d’acqua possa mettere in serie difficoltà una nazione.

La c.d. ‘questione idrica’ è all’attenzione non solo di scienziati e ONU – secondo i cui dati nel 2030 il 47% della popolazione mondiale vivrà in zone a elevato stress idrico –, ma anche dalle intelligence militari di tutte le principali potenze mondiali. Negli anni a venire potrebbe rappresentare una delle principali ragioni di conflitto armato.
Le aree più vulnerabili sono l’Africa ed il Medio Oriente, per l’assottigliarsi costante delle fonti. Ma presto potrebbero essere coinvolti anche Paesi delle zone temperate.

Non a caso, alcuni studiosi hanno definito l’acqua «il petrolio del XXI secolo». Chi ne possiede in maggiori quantità si colloca in una posizione di forza rispetto agli equilibri con altri Paesi.

A fronte di una domanda sempre maggiore di acqua potabile dovuta alla crescita demografica esponenziale, ci si trova di fronte a una diminuzione rapida e costante di acqua disponibile in termini quantitativi e qualitativi.
Una problematica di non poco momento la cui gravità si evidenzia analizzando i dati sulla riduzione di disponibilità d’acqua in Africa (per ben tre quarti), e in Asia, dove le risorse si sono assottigliate di due terzi, creando un substrato di difficoltà di approvvigionamento elevatissimo, acuito in talune aree da oggettivi limiti ambientali e meteorologici (zone semi-aride e aride) e in altre (la gran parte) da una carente gestione delle già scarse risorse idriche condivise da popolazioni appartenenti a differenti nazioni e/o etnie i cui rapporti non sono sempre sereni. Contesti complessi ai quali si aggiungono altri motivi di frizione e di contesa, con l’effetto che alcuni territori divengono zone sempre più a rischio per la stabilità regionale e internazionale.

Sembrano non essere sufficienti gli sforzi operati finora dagli organismi internazionali.
Si è ancora lontani da una possibile soluzione del problema relativo alla scarsità delle risorse idriche. Non esiste un’adeguata regolamentazione dello sfruttamento delle acque; tantomeno le nazioni sembrano essere vicine a un accordo globale e sostanziale.

Tra le tante conflittualità legate all’acqua, non si può trascurare quella che per secoli ha coinvolto – e in parte coinvolge ancora oggi – l’area geografica ove si colloca il 5% della popolazione mondiale (circa 180 milioni di persone) che deve sopravvivere con lo 0,4% delle risorse idriche, nonostante la presenza dei quattro fiumi più importanti della regione (tra cui il Nilo, il fiume più lungo del mondo).
In questa regione, l’importanza dell’elemento acqua risale a tempi antichi, soprattutto per le implicazioni politiche, religiose e socio-economiche, e ha alimentato nel corso dei secoli confronti e guerre tra i popoli acuitesi dopo l’insediamento nel 1948 dello Stato d’Israele. Le dispute per il controllo dell’uso del fiume Giordano hanno creato diverse tensioni non solo politiche ma anche militari nel corso della storia, coinvolgendo nazioni come Libano, Siria, Israele e Giordania.
Si tratta di aree geografiche bisognose di grandi quantità di acqua e tutte sottoposte a fortissimo stress idrico in ragione anche della forte concentrazione di popolazione e delle necessità per lo sviluppo dell’economia.

Altra regione con problemi legati all’uso delle risorse idriche è la Crimea. Sino al 2014, l’Ucraina ha fornito fino all’85% del fabbisogno di acqua dolce all’area attraverso il c.d. canale della Crimea settentrionale lungo 400 chilometri che collega il Dnepr con la penisola. Attualmente le sorgenti della penisola non sono più sufficienti e da quando è iniziato il periodo di siccità la salinità del lago Sivash , a ovest del Mar d’Azov, è triplicata tanto che talune specie faunistiche comprese quelle elencate nel Libro rosso della Russia e nel Libro rosso dell’Unione internazionale per la conservazione della natura e delle risorse naturali, sono diminuite o addirittura estinte.
Molte delle principali città, come Evpatoria, Saki, distretto di Krasnoperekopsky, Simferopol, sono dotate di acqua potabile che non soddisfa gli standard igienici con conseguenze pesanti anche sulla qualità di vita della popolazione. Occorre uno sforzo congiunto tra la Russia e l’Ucraina per definire le problematiche di approvvigionamento dell’acqua del territorio.

Diversi sono stati i tentativi di trovare la giusta governance delle risorse idriche, tra cui il Forum Europeo sulla Regolazione dei Servizi per l’Acqua che si tenne a Roma nel 2019.
Nell’intento di trovare l’efficienza delle utilities nel settore idrico, la regolamentazione unica europea, la sostenibilià ambientale e sociale delle tariffe, le idee proposte dal Forum vennero utilizzate dalla Commissione UE per il green deal europeo, indicando le risorse idriche come uno dei pilastri nei processi di transizione verso un’economia più sostenibile e resiliente.

L’acqua è destinata, dunque, ad assumere un’importanza sempre più rilevante nei rapporti tra gli Stati e occorre uno sforzo congiunto per evitare l’insorgere dei conflitti.
Possibili scenari risolutivi dipendono dall’esigenza di cambiare la disponibilità di questa risorsa. Occorre (ri)considerare il problema dell’approvvigionamento idrico sulla base di piani regionali multilaterali, con comuni accordi da parte di tecnici ed esperti del settore. Per portare il tema al centro del dibattito internazionale sembra imprescindibile rendere la questione indipendente da qualunque logica utilitaristica o strumentale. In questo momento storico vi sono ampie possibilità di accordo sui temi climatici – anche in vista della prossima COP26 – in cui l’acqua può e deve diventare l’elemento di unificazione tra i popoli e non strumento strategico divisivo controllato da pochi.

 

 

 

 

 

 

 

FONTI:
Medio Oriente e imperativo idraulico, Rivista Italiana Difesa, 4- 2004

Опади є, а накопичень немає: причини зниження якості води в окупованому Криму перелічив учений


https://nv.ua/magazine/3440.html
https://ua.krymr.com/a/krymchany-pro-yakist-vody/31454356.html
https://www.notiziegeopolitiche.net/lacqua-allorigine-dei-conflitti-in-medio-oriente/
https://www.repubblica.it/online/dossier/acqua/acqua3/acqua3.html
www.wareg.org



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