L’IMPIEGO DELLE RISORSE IDRICHE NELLA COLTIVAZIONE DELLA CANAPA

L’IMPIEGO DELLE RISORSE IDRICHE NELLA COLTIVAZIONE DELLA CANAPA

Osservatorio

La gestione responsabile della risorsa idrica è al centro dell’agenda politica ambientale mondiale e necessita di un approfondimento anche riguardo al settore della coltivazione della canapa.

Dove la coltivazione ha raggiunto la totale legalizzazione (Stati Uniti e Canada), il ragionamento in ambito produttivo e gestionale sull’impiego dell’acqua  sta occupando un ruolo preminente, sia che si tratti della coltivazione indoor che outdoor, così come è diventato di enorme interesse anche per quei Paesi che stanno studiando una forma compiuta di normazione.

I produttori di canapa indoor sono stati i primi ad affrontare il problema della efficienza idrica considerando il caldo generato dalla crescente siccità globale.
D’altronde è ben noto che la siccità ha ormai portato importanti restrizioni idriche in tutto l’Occidente, colpendo cittadini, amministrazioni, industrie e aziende agricole, tra cui i produttori di canapa.
Per risolvere questa problematica non di poco conto, molti produttori di cannabis indoor stanno utilizzando tecnologie mirate all’efficientamento idrico al fine di conservare l’acqua necessaria alla stagione di crescita, evitando inutili sprechi.
Sulla base di queste valutazioni, sta prendendo sempre più piede il concetto di detenzione su quello di ritenzione idrica.
Il crescente livello di siccità non solo minaccia l’accesso all’acqua, ma ha anche un impatto sulla qualità di quest’ultima.

Gli studiosi del settore hanno scoperto che, poiché l’accesso all’acqua delle falde acquifere è più frequente durante la siccità, le acque sotterranee poco profonde vengono spesso contaminate dal deflusso agricolo, che successivamente raggiunge anche le falde acquifere più profonde.
I produttori di cannabis, per poter garantire che le acque sotterranee restino di qualità, potendo essere pulite e riciclate e dall’altro nel tentativo di diminuirne l’utilizzo, hanno iniziato a utilizzare sempre più bacini di detenzione.
Questa pratica risulta comunemente utilizzata dai coltivatori in serra nell’ambito del settore orticolo, in quanto consente loro di estendere le risorse idriche, ridurre gli effetti negativi sull’ambiente, catturare l’acqua piovana, ridurre la dipendenza dalle acque superficiali e sotterranee, e mitigare i contaminanti nell’acqua prima dello scarico.

Tale pratica risolve anche il problema del divieto, in vigore in alcuni stati americani, per le aziende di raccogliere l’acqua piovana, costringendo i coltivatori a sperimentare nuove forme di approvvigionamento idrico.
È proprio per questo che dal concetto di bacino di ritenzione si è passati a quello di bacino di detenzione.

Alcune aziende leader nel settore cannabico hanno incominciato, quindi, a pompare l’acqua dalla falda acquifera, utilizzando un laghetto di detenzione per integrare la propria riserva idrica. Il laghetto di detenzione è diverso dallo stagno di ritenzione, perché quest’ultimo tratteneva l’acqua solo per un breve periodo di tempo, al contrario lo stagno di detenzione aiuta anche a ridurre il rischio di inondazione e previene il deflusso. Inoltre l’acqua viene deviata in una serie di camere di cemento, accuratamente sanificate, che aiutano a riciclare e riutilizzare la risorsa idrica. Questo innovativo sistema consente di ridurre del 30% il consumo idrico.

Ormai sul mercato esistono sistemi di riciclo del deflusso che prevedono meccanismi di filtrazione dell’acqua e dei fertilizzanti che puliscono l’acqua e riducono gli agenti patogeni, permettendo il riutilizzo di acqua che altrimenti verrebbe sprecata e recuperando i fertilizzanti presenti, in modo tale da poter riutilizzare anch’essi.

Altre aziende si sono spinte oltre, sperimentando una nuova tecnologia in grado di aumentare significativamente l’efficienza idrica dei propri impianti, creando circuiti chiusi in grado di catturare la condensa dai deumidificatori presenti nelle serre agricole.
La sommatoria delle due tecnologie, porta ad ottenere tra l’80% e il 90% di riutilizzo dell’acqua.
Quando le piante vengono irrigate, il sistema suindicato trattiene il 30% del deflusso che fuoriesce dalle piante, mentre la nuova tecnologia consente anche di trattenere l’umidità che traspira da esse.

Oltre alle precedenti soluzioni strutturali, la tecnologia ha permesso alle aziende agricole cannabiche di spingersi oltre attraverso l’utilizzo di sensori in grado di comprendere quando le piantagioni hanno bisogno di acqua ed in che quantità.
In tale modo si sta utilizzando la stessa quantità di acqua che si utilizzerebbe normalmente, ma in un modo estremamente più efficiente, migliorando al contempo la produzione.

Dalla analisi dell’utilizzo della risorsa idrica che fanno le aziende cannabiche risulta evidente la loro assoluta attenzione al rispetto dell’ambiente e alla sua conservazione.



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