L’OSSERVAZIONE ECONOMICA DELLA RISORSA IDRICA

L’OSSERVAZIONE ECONOMICA DELLA RISORSA IDRICA

Alcune proposte

L’acqua è un elemento essenziale per la vita (umana, animale e vegetale), ma possiede anche una importante valenza sul piano economico.
La sua scarsità costituisce un problema grave per molti Stati; almeno l’11% della popolazione è stata colpita da scarsità d’acqua e la situazione sembra drammaticamente destinata ad aggravarsi per via dell’incalzante crisi climatica.

I recenti Rapporti della Commissione europea e delle principali organizzazioni internazionali rivelano da tempo la necessità di sviluppare adeguate misure finalizzate ad agevolare la transizione dal modello di economia lineare, attualmente prevalente, verso quello di economia circolare, per dinamiche di sostenibilità e competitività e un uso efficiente delle risorse (anche) idriche.

Fondamentale sarebbe un approccio sistemico ed olistico, per nuovi standard di business, circolari e inter-settoriali, dell’industria idrica. Essa si troverebbe così, oltre che ad avere un ruolo più centrale in contesti urbani, a interagire vantaggiosamente con settori affini, come quello energetico, agricolo o dei materiali da costruzione.

Restando entro i confini nazionali, il 16 marzo scorso si è svolto il primo incontro di approfondimento su ‘Ciclo dell’acqua ed economia circolare’ del Gruppo di Lavoro promosso dalla Fondazione per lo sviluppo sostenibile e da Enea.
Il proposito dichiarato era riportare l’attenzione sul rilievo dell’economia circolare nell’ambito della gestione dell’acqua, rivalorizzando attività come quella di salvaguardia della risorsa riducendo gli sprechi lungo tutta la filiera del servizio idrico, dall’acquedotto agli utilizzatori finali (residenziale, produttivo, agricolo); riutilizzo nei processi produttivi, in modo da limitare il più possibile gli scarichi finali; o ancora trattamenti depurativi in ottica di recupero di materia e di valorizzazione energetica (bioraffinerie), per favorire il riutilizzo, sicuro e sostenibile, degli effluenti depurati e dei fanghi di depurazione, soprattutto in ambito agronomico.
Il riutilizzo degli effluenti depurati è determinante per fronteggiare i sempre crescenti problemi di scarsità idrica, garantendo la disponibilità di risorse idriche non convenzionali, soprattutto per scopi agricoli. A tal riguardo è indispensabile e urgente garantire la reale attuazione del regolamento 2020/741/EU sul riutilizzo delle acque reflue, con cui viene sancito e promosso il riutilizzo delle acque reflue urbane depurate in condizioni sicure. Il regolamento definisce una nuova filiera di gestione delle acque urbane depurate e soglie di qualità ammissibile in relazione agli usi previsti, e individua gli attori coinvolti e le responsabilità al fine di garantire un utilizzo sicuro della risorsa.

La gestione dei fanghi di depurazione, poi, rappresenta l’aspetto di maggior rilievo per una effettiva conversione degli impianti di depurazione in bioraffinerie.
I fanghi offrono opportunità in termini di recupero di energia e di materie prime (carbonio, elementi nutrienti, acidi grassi a catena corta da utilizzare come precursori di bioplastiche, etc). Sono in corso iniziative europee rivolte a raggiungere ampie economie di scala proprio per la valorizzazione dei fanghi chimici derivanti da impianti di potabilizzazione.
Quanto al recupero di materia a più elevato valore (biopolimeri, cellulosa, etc.), grandi azioni di innovazione sono in atto in Europa nell’ambito del programma Horizon 2020, per dimostrare sostenibilità tecnica, economica ed ambientale del recupero e riutilizzo circolare di materia.

Tuttavia gli ostacoli lungo i percorsi di economia circolare sono oggi numerosi: politiche incentivanti inadeguate, di accettazione del consumatore e percezione sociale, di economia di scala, di standardizzazione e di qualità/competitività delle risorse recuperabili e, anche, di maturità, affidabilità e diffusione tecnologica.

La necessità di una gestione circolare della risorsa idrica, s’è detto, diventa prioritario, poiché l’Italia è particolarmente esposta al riscaldamento globale e alle siccità prolungate. Si stima, infatti, che per ogni grado di temperatura in più, la risorsa idrica viene colpita del 20%.

Proprio per tale motivo, sarebbero opportuno:
– introdurre nuove forme di finanziamento agevolato tramite canale tradizionale oppure tramite le piattaforme di stakeholder, come quella del fosforo, appena avviata anche in Italia (la piattaforma può infatti integrare sinergicamente gli interessi di tutti i gruppi rappresentativi, in modo virtuoso e sostenibile, e facilitare la definizione di strategie e programmi condivisi per politiche, regolamenti e modelli di governance adeguati, anche superando le barriere normative e/o regolamentari all’economia circolare. Le piattaforme, inoltre, possono contribuire a far crescere la conoscenza e consapevolezza di cittadini, enti ed aziende);
– incentivare sempre più numerose nicchie di mercato e innovative partnership pubblico-privato che creino innovazione e fungano da modello virtuoso, a supporto del percorso regolatorio e legislativo;
– puntare a meccanismi in grado di integrare i sistemi e le infrastrutture esistenti, recuperando materia, come valore aggiunto, in un contesto di minore impronta energetica e di carbonio;
– mutuare anche in Italia il modello europeo c.d. Innovation Deal (questo strumento si prefigge l’obiettivo di superare le barriere tramite azioni volontarie – ovvero senza alcun finanziamento economico – limitate nel tempo e ben pianificate, dove tutti i partecipanti cooperano fattivamente; il piano di lavoro deve prevedere scadenze ben definite e deve essere completato solitamente in 1-2 anni, con sottoscrizione in modo trasparente di una formale dichiarazione di intenti).



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