MARCHE, UNA STORIA AL FEMMINILE

MARCHE, UNA STORIA AL FEMMINILE

Le Marche sono terra d’origine di grandi donne che hanno scandito il tempo di una storia autentica, singolare, in controtendenza rispetto a schemi e tradizioni confezionate dagli uomini per gli uomini. Donne forti e talentuose, eroine, letterate, poetesse, pittrici, attrici, cantanti, archeologhe e sportive.

Tra tante, Stamyra, eroina anconetana, si colloca tra storia e leggenda. Fu protagonista dell’assedio alla città del 1174 da parte delle truppe di Federico Barbarossa, via terra, e della flotta veneziana, via mare.

Non seconda, Maria Montessori, nata a Chiaravalle, a pochi chilometri da Ancona.
Maria Montessori fu educatrice, pedagogista, filosofa, medico, neuropsichiatra infantile e scienziata italiana, internazionalmente nota per il metodo educativo che oggi prende il suo nome, adottato in migliaia di scuole materne, elementari, medie e superiori in tutto il mondo. Fu tra le prime donne a laurearsi in medicina in Italia. Maria Montessori combatteva contro il fenomeno dell’analfabetismo: il parlare senza saper leggere e scrivere equivale a essere tagliati fuori da qualsiasi ordinaria relazione tra gli uomini ritrovandosi a vivere in una condizione di menomazione linguistica che preclude i rapporti sociali e che in questo modo rende l’analfabeta un “extra-sociale”. La pedagogia montessoriana si basa sull’indipendenza, sulla libertà di scelta del proprio percorso educativo (entro limiti codificati) e sul rispetto per il naturale sviluppo fisico, psicologico e sociale del bambino, mirando a sviluppare una sorta di «educazione cosmica», cioè un senso di responsabilità e di consapevolezza verso la rete di relazioni che collega ogni entità microcosmica al contesto generale macrocosmico.

Meritano menzione anche l’attrice Virna Lisi di Jesi e Valentina Vezzali sempre di Jesi, ex schermitrice e politica italiana, dal 16 marzo 2021 sottosegretario di Stato alla Presidenza del Consiglio dei ministri con delega allo sport nel Governo Draghi.

Nonostante il grande esempio, oggi continua a registrarsi un crescente scollamento tra le aspettative e la realtà occupazionale delle donne, accompagnato da forti dinamiche segreganti e di diseguaglianze dal punto di vista di genere.

Sono molti i fattori che ostacolano un aumento del tasso di partecipazione femminile in Italia e, a livello locale, anche nella Regione Marche, con riferimento a disoccupazione, utilizzo e sottoutilizzo del lavoro femminile, conciliazione fra lavoro e sfera familiare. Se si analizza il fenomeno della precarietà del lavoro, non si può fare a meno di porre una particolare attenzione alla categoria delle donne penalizzate proprio da questo punto di vista. In ottica di genere infatti, pur componendo il 41,3% del mercato del lavoro, le donne impiegate a tempo pieno e indeterminato, sono appena il 29,7% del totale.

Contro il retaggio di antichi stereotipi, utile sarebbe estendere il congedo parentale anche agli uomini, per favorire una loro maggiore collaborazione nella gestione degli impegni familiari e così rimuovere possibili ostacoli alla realizzazione delle ambizioni lavorative delle donne.

Verso una democrazia paritaria di genere, proclamata ma non ancora realizzata.



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