
MI chiede al Ministro Valditara di lavorare per il superamento dei divari territoriali tra nord e sud
In Italia il comparto della scuola richiama da sempre l’attenzione sul divario regionale tra nord e sud, annoso e generalizzato.
Secondo i dati Istat, gli strumenti impiegati per l’istruzione sono deludenti.
Tutto ciò a discapito proprio di una corretta funzionalità del sistema scolastico, distante dai livelli che gli si richiederebbe per adeguarsi all’evoluzione in UE.
Un primo dato allarmante è stato sottolineato dal Segretario provinciale di Reggio Calabria, il quale ha evidenziato attraverso un’indagine autonoma il problema, in diversi Comuni del territorio, di molti istituti scolastici di infanzia, primaria e secondaria di primo grado, che tendono a non attivare l’opzione del tempo prolungato a discapito di un metodo corretto e di un approccio qualificato all’insegnamento.
A quanto pare ciò deriverebbe principalmente dalla mancata richiesta da parte dei dirigenti. Atteggiamento silente, da cui consegue un vuoto di stanziamenti.
In molte Regioni meridionali il tempo prolungato risulta non solo limitato ma del tutto assente.
I dati forniti dal Ministero dell’Istruzione e del Merito per l’anno 2025-2026 presentano la media nazionale di classi a tempo pieno nella scuola primaria al 51,2%, sottolineando le marcate differenze regionali.
I dati confermano come la percentuale degli alunni “anticipatari” della scuola primaria tenda ad aumentare, spostandosi dalle regioni del nord a quelle del sud. Le famiglie del sud tendono a mandare i figli a scuola un anno prima, e con maggiore frequenza di quanto accade al nord.
Non bisogna sottovalutare l’importanza di mantenere un bilanciamento nella composizione delle classi, e fornire gli strumenti necessari alla proiezione di equità e integrazione. Di sicuro, la scuola non esime le famiglie da un importante contributo. Anzi, sono proprio loro a dover valutare l’ingresso scolastico dei loro figli. Evitare un ritardo all’istruzione può significare un grande passo verso la costruzione di un sistema educativo efficace. Un sistema dove i luoghi sono adattati a una sana e completa istruzione dei bambini, dove si può crescere e maturare senza dubbi e incertezze. È auspicabile l’abbattimento di ogni barriera allo sviluppo della maturità fisica, cognitiva ed emotiva. Bisogna valorizzare una coscienza familiare e sociale, aperta al confronto degli alunni con i coetanei della stessa classe.
È fondata, perciò, la preoccupazione che un’impostazione regionalistica del sistema di istruzione possa accentuare gli squilibri già oggi esistenti fra le diverse aree territoriali del Paese, con esiti ancor più penalizzanti per quelle economicamente e socialmente più in sofferenza.
Meritocrazia Italia chiede da sempre che i percorsi formativi, a tutti i livelli, e in tutto il territorio della penisola, siano riprogrammati verso la migliore aderenza alle esigenze imposte dal rinnovato contesto sociale, culturale ed economico e alla valorizzazione dei progressi tecnologici, d’internazionalizzazione e di multiculturalismo.
A tal al fine auspica che:
– il sistema di istruzione resti espressione di unità nazionale, quale istituzione pubblica e democratica in grado di garantire un livello di istruzione analogo in tutte le regioni italiane, fondato sull’uguaglianza dei diritti e sulla libertà di insegnare e imparare;
– la scuola sia destinataria di riforme che riducano il divario territoriale, in ossequio alle indicazioni del PNRR;
– la percentuale di PIL investita dall’Italia in istruzione sia adeguata all’indice dei Paesi UE, onde avere risorse anche per definire un piano di dimensionamento della rete scolastica che tenga conto della capillare specificità dei territori.
Stop war.