MI chiede la costituzione di un Fondo Nazionale per la Bonifica Sociale

MI chiede la costituzione di un Fondo Nazionale per la Bonifica Sociale

L’Italia è terra ferita, in troppe sue porzioni dimenticata. Territori inquinati, abbandonati, compromessi da decenni di incuria e interessi illeciti che oggi chiedono risposte non più rinviabili. Tra questi, i siti orfani e le aree escluse dai percorsi di bonifica rappresentano una vera e propria emergenza nazionale.
Dall’altro lato, cresce la sfida dell’integrazione. Donne e uomini migranti, spesso in attesa di un’opportunità reale, vivono in condizioni di marginalità, privati del diritto al lavoro e della possibilità di contribuire al benessere collettivo.

Meritocrazia Italia crede che le due fragilità possano generare una forza trasformativa, e propone un piano integrato di rigenerazione ambientale e sociale, in cui
– le risorse sequestrate alla criminalità organizzata siano destinate a finanziare cantieri di bonifica ambientale partecipata;
– i migranti regolarmente presenti, insieme a disoccupati di lungo periodo e giovani NEET, siano coinvolti in percorsi formativi mirati in collaborazione con università, enti locali e organizzazioni civiche;
– nascano laboratori territoriali di fitorisanamento, agricoltura rigenerativa e tutela del suolo, come scuole di lavoro e dignità.

In concreto, questo significa restituire valore al lavoro manuale e alla conoscenza agricola, costruire integrazione reale, e trasformare la fragilità in risorsa concreta, superando logiche assistenzialiste.

Non basta parlare di sostenibilità. Serve una transizione giusta, in cui il rispetto per l’ambiente e quello per le persone vadano di pari passo. Serve anche il coraggio di uscire dalle risposte standard, per dire che chi arriva in Italia può diventare parte attiva della sua rinascita, a partire proprio dai territori più feriti.

Meritocrazia Italia chiede quindi:
– l’istituzione di un “Fondo Nazionale per la Bonifica Sociale”, alimentato anche da beni e proventi confiscati alle mafie;
– l’avvio di programmi di formazione e impiego civico rivolti a migranti, disoccupati e giovani inoccupati nelle zone contaminate;
– l’adozione di modelli virtuosi di agricoltura e risanamento naturale con la supervisione di enti scientifici indipendenti;
– il pieno coinvolgimento dei Comuni, delle associazioni di legalità, delle scuole e delle comunità locali.

Questa proposta, concreta e a costo pubblico contenuto, può essere una risposta alta alla sfida ambientale e umana che il nostro tempo ci consegna.



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