Non una di meno

Non una di meno

Verso la cultura del rispetto

L’ultimo caso di femminicidio a scuotere l’opinione pubblica è quello di Giulia Cecchettin, una ragazza di 20 anni uccisa a coltellate dal suo ex fidanzato a Padova.

Giulia era una studentessa universitaria, appassionata di musica e sport, che pare avesse deciso di interrompere la relazione con il suo aggressore.
Purtroppo un caso fra tanto.
Secondo la triste statistica, da oggi al prossimo 25 novembre almeno un’altra donna sarà vittima di chi affermava di amarla.

I femminicidi sono un fenomeno drammatico che affligge l’Italia e il mondo intero e, secondo l’Istat, soltanto nel 2023 si sono registrati 87 casi di omicidio volontario di donne per motivi di genere: ogni quattro giorni una donna viene uccisa in Italia da un partner, un ex, un familiare o un conoscente.
Le vittime hanno un’età media di 42 anni e il 70% di loro vive con l’aggressore o aveva una relazione sentimentale con lui. Il 60% dei femminicidi avviene in casa, il 20% in strada e il 10% sul luogo di lavoro.
Una vera e propria strage che invoca attenzione da parte delle Istituzioni urgente, della società civile e dei media, per prevenire, contrastare e condannare ogni forma di violenza.

Crimini che hanno alla base una sub-cultura maschilista che considera le donne come oggetti di proprietà degli uomini.

Il 25 Novembre, come tutti gli anni, si celebrerà la Giornata mondiale contro la violenza sulle donne.
Una data non casuale, che porta il ricordo alle
sorelle Mirabal, tre attiviste politiche della Repubblica Dominicana uccise nel 1960 per ordine del dittatore Rafael Trujillo.
Una ricorrenza che unisce il mondo intero, perché il dramma è globale. Non salva nessun Paese e richiede una presa di coscienza collettiva e una risposta efficace. Non si tratta solo un atto estremo di violenza, ma anche di una manifestazione drammatica di una discriminazione di genere che si esprime in molte altre forme, come la violenza fisica, psicologica, sessuale, economica e simbolica.

Per contrastare il femminicidio e la violenza di genere è necessario promuovere una cultura del rispetto e della parità tra uomini e donne, educare le nuove generazioni a riconoscere e prevenire le relazioni abusive, sostenere le vittime e garantire loro protezione e assistenza, sanzionare i responsabili e monitorare i casi.

Quali sono le cause della violenza contro le donne?

Non esiste una risposta univoca a questa domanda, ma sicuramente ci sono dei fattori che favoriscono o aggravano questo fenomeno. Tra questi,
– una cultura ancora maschilista e patriarcale, che porta a considerare le donne come oggetti o proprietà degli uomini, a svalutarle e discriminarle in ambito sociale, lavorativo ed economico, a escluderle dalle posizioni di potere e di decisione, a sottoporle a stereotipi e pregiudizi;
– una mancanza di educazione al rispetto e alla parità tra i sessi, che dovrebbe iniziare fin dall’infanzia e perpetuarsi nelle relazioni familiari, scolastiche e affettive;
– una scarsa consapevolezza delle donne del diritto a vivere libere da ogni forma di violenza, che le porta a subire in silenzio o a giustificare gli abusi, a non denunciare o a ritirare le denunce, a non chiedere aiuto o a non accedere ai servizi di sostegno;
– una debolezza del sistema di prevenzione e protezione delle vittime, che non garantisce una rete efficace di interventi integrati tra istituzioni, forze dell’ordine, servizi sociali e sanitari, associazioni e centri antiviolenza, che non offre adeguati percorsi di recupero psicologico e legale alle donne che subiscono violenza.

Per contrastare questo fenomeno è necessario intervenire su tutti questi livelli, promuovendo una cultura del rispetto e della parità tra i sessi, sensibilizzando l’opinione pubblica e le istituzioni, rafforzando le misure di prevenzione e protezione delle vittime, garantendo il sostegno psicologico e legale alle donne che subiscono violenza.

Il 25 novembre non è soltanto un’occasione per ricordare tutte le donne che hanno perso la vita per mano di chi diceva di amarle e per ribadire il loro diritto a vivere libere da ogni forma di violenza, ma anche una data in cui la società civile è chiamata a interrogarsi sulle proprie responsabilità e sul proprio dovere di garantire la sicurezza di tutti quanti.

Proprio per questa ragione si propone di avviare in tutte le scuole, di ogni ordine e grado, corsi di educazione alla legalità ed alla sicurezza tenuti da uomini e donne ed in cui si spieghi apertamente ai ragazzi ed alle ragazze l’importanza di valori come il rispetto della libertà dell’altro e la necessità di conoscere ed accettare le proprie emozioni e i propri fallimenti.



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