NUOVE FORME DI INCAPACITÀ

NUOVE FORME DI INCAPACITÀ

Tra le forme di ‘incapacità’ più moderne, sono quelle portate dallo sviluppo incontrollato dei mezzi di comunicazione a distanza.
Il tipo di ‘incapacità’ del quale s’intende parlare è il frutto di un’evoluzione in senso negativo – a dirsi ‘involuzione’ o evoluzione ‘negativa’ – a discapito dei rapporti genuini ed umani che caratterizzano o che dovrebbero caratterizzare il quotidiano vivere.
Si assiste a una vera e propria dipendenza da mezzo tecnologico, che finisce per avere  effetto ‘drogante’.
La tecnologia – nata anche per agevolare e rendere più spedito l’interagire dei rapporti umani – porta a uno stadio di stasi talvolta patologica. L’uso smodato di strumenti digitali, infatti, induce difficoltà comunicative evidenti e ‘spersonalizzazione’ delle relazioni, con evidente preferenza per situazioni che astraggono dal reale e dal concreto.
Come ogni forma di dipendenza, anche quella da ‘mezzo tecnologico’ è caratterizzata da impulsi irrazionali, dall’incapacità del soggetto di resistere a una tentazione impellente, preceduta da una sensazione di crescente tensione ed eccitazione, a cui fa seguito piacere, gratificazione e sollievo.

Alcuni ritengono che la problematica non possa essere considerata uno specifico disturbo psichiatrico ma, piuttosto, un sintomo psicologico che può connettersi a differenti quadri diagnostici e clinici.

Il Centro Nazionale Dipendenza e Doping dell’Istituto Superiore di Sanità ha realizzato la prima mappa dei centri che si occupano dei problemi legati alla dipendenza da internet, un tema che negli ultimi decenni ha avuto sempre più attenzione a livello sociale insieme ad altre forme di dipendenza (come quelle da fumo, alcol, droga, doping o gioco d’azzardo). La mappa è aggiornata al dicembre 2021.
Fra le strutture socio-sanitarie specializzate distribuite sul territorio nazionale, 4 sono in Sardegna e precisamente a Sassari, Olbia, Cagliari e Nuoro.
«Offrire agli utenti alle prese con un uso problematico da internet un aiuto per identificare subito il servizio più idoneo» – come spiega la Direzione del Centro Nazionale Dipendenze e Doping dell’ISS – «può favorire un più facile accesso alla presa in carico e al trattamento di questa dipendenza e prevenire così la cronicizzazione del disagio» [da unionesarda.it].
Per quanto riguarda il trattamento, i percorsi offerti sono formati da un sostegno psicologico al paziente e ai familiari, dalla psicoterapia individuale, dall’intervento psicoeducativo individuale. Tre le diverse figure professionali in azione, sono in gran parte psicoterapeuti, assistenti sociali ed educatori professionali, medici specialisti in psichiatria o neuropsichiatria e, a seguire, psicologi clinici, infermieri professionali, medici specialisti in neuropsichiatria infantile, stagisti, borsisti e volontari.
La maggior parte delle risorse territoriali prende in carico utenti per le dipendenze da sostanza (73%) e/o per le altre dipendenze comportamentali (91%). Sono soprattutto l’alcol (59%) e il disturbo da gioco d’azzardo (68%) ad essere trattati nei servizi e nelle strutture che hanno aderito al censimento.

L’involuzione tecnologica sterilizza le relazioni umane e colloca l’individuo in uno stato di solitudine anaffettiva. I rapporti intersoggettivi e le relazioni umane sono falsati perché v’è scarsa attenzione per l’interlocutore, per la sua identità, e v’è scarso interesse anche per il reale contenuto del messaggio che si è inteso o si intende comunicare (si pensi, in particolare, alla diffusione del reato diffamazione a mezzo di social network, o al fenomeno diffuso delle c.dd. fake news).
L’emergenza pandemica ha peggiorato, aggravandola, questa situazione, soprattutto da un punto di vista educativo e formativo. Questo ultimo momento – che dovrebbe essere carico di empatia e sinergia – ha in realtà un deficit comunicativo molto forte e accentuato (si pensi alla didattica a distanza, per esempio, ove si assiste ad un evidente affievolimento del rapporto umano).



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