NUOVI INTERVENTI SULLA COMMERCIALIZZAZIONE DELLA CANAPA – COMUNICATO 19.1219

NUOVI INTERVENTI SULLA COMMERCIALIZZAZIONE DELLA CANAPA – COMUNICATO 19.1219

Questa la reazione di Meritocrazia Italia all’indomani della bagarre venutasi a creare in Parlamento nel corso della seduta del 16 dicembre 2019, all’esito della dichiarazione di inammissibilità, pronunciata dalla Presidente del Senato, Elisabetta Casellati, sull’emendamento alla manovra 2020 del Movimento Cinque Stelle relativo alla commercializzazione della cannabis light.

Tra accuse di inaccettabile “strappo istituzionale” fondato su valutazioni squisitamente politiche e pressioni partitiche tale da rappresentare “uno schiaffo in faccia a 12mila famiglie e all’agricoltura italiana” da un lato, e giustificazioni ufficiali richiamanti l’esclusiva valutazione tecnica di inammissibilità dell’inserimento, in un comma della Legge di Bilancio, di una previsione che “ampliando alla vendita e non limitando alla coltivazione, come stabilisce la legge 242 del 2016, verrebbe a definire in maniera del tutto innovativa le condotte consentite dall’ordinamento con una norma di carattere generale” da attuare solo attraverso uno specifico disegno di legge, il dibattito sul futuro della pianta più bistrattata della storia torna nel vivo, generando divisioni dell’opinione pubblica e sconforto tra gli operatori del settore.

L’emendamento, secondo i promotori dello stesso, avrebbe colmato un vuoto normativo e regolamentato un settore che, a seguito dell’ultimo approdo delle Sezioni Unite penali della Suprema Corte di Cassazione del giugno scorso (le quali hanno sottolineato la natura di reato delle condotte di cessione, di vendita e in genere la commercializzazione al pubblico, a qualsiasi titolo, dei prodotti derivati dalla coltivazione della cannabis sativa, salvo che tali prodotti siano privi di efficacia drogante”), non ha più norme chiare e definite e rischia di mandare in tilt una filiera fatta di 3.000 aziende e 12.000 addetti, con un indotto potenziale di decine di milioni di euro ed avrebbe assestato, altresì. un “colpo fatale” al business del narcotraffico, che nel nostro Paese è stimato in circa 30 miliardi di euro, pari a circa il 2% del Pil nazionale.

Ed allora appare necessario interrogarsi quanto prima, senza preconcetti o posizioni di retroguardia, sulla non più procrastinabile esigenza di un intervento regolatore consapevole e di prospettiva, che sappia realmente colmare ogni vuoto normativo, favorendo un approccio costruttivo che favorisca le enormi potenzialità di sfruttamento di una pianta che rappresenta, da secoli, una risorsa per l’umanità.

In un momento storico in cui crisi di ogni genere stanno decimando il Paese, economia e agricoltura non possono e non devono subire l’ennesima scure delle incongruenze delle decisioni politiche.

Non possiamo tacere sulla circostanza che per diversi motivi, tra cui la convenzione internazionale sugli stupefacenti, per molti anni la canapa di fatto era sparita dalle nostre campagne.

A seguito della L. 242 del 2016, approvata senza alcun voto contrario, gli agricoltori, in un contesto normativo più chiaro, hanno ricominciato a coltivare ed hanno investito su questa coltura di grande importanza per l’ambiente grazie alle rotazioni agronomiche, alla cattura di CO2, alla fitodepurazione di metalli pesanti sui terreni inquinati.

Il dato numerico appare subito chiaro se si pensa che nel 2013 sul suolo italiano si contavano circa 400 ettari impiegati in questo modo e lo scorso anno questi sono diventati 4000. Coinvolgono tutta la penisola e, come detto, la produzione non interessa un solo scopo: con la canapa infatti si realizzano anche prodotti innovativi per l’economia circolare, come eco-mattoni isolanti nella bio edilizia, biolpastiche, cosmetici e prodotti alimentari.

E’ giunto allora il momento di operare in un’ottica spuria da influssi meramente proibizionistici e demonizzatori, con l’obiettivo di coniugare la valorizzazione e l’implementazione dell’impiego e delle tutele per l’utilizzo della canapa nei settori agro-industriale e medico-biologico (così favorendone i più positivi aspetti benefici connessi alla sua eccezionale applicazione ambientale, occupazionale e curativa) con una seria valutazione dell’eventuale opzione legalizzatrice della vendita e consumo della cannabis light in Italia, alla luce del necessario bilanciamento e contemperamento dei dati inerenti il possibile incameramento di ingenti risorse nelle casse dello Stato (togliendole dalle tasche di mafie e criminalità organizzata, con un ulteriore risparmio dei costi legati alla repressione penale) con le ineludibili implicazioni morali, se pur valutate in un quadro regolamentare d’insieme, che tenga in considerazione anche le politiche degli altri Stati dell’Unione e del complessivo indirizzo di tendenza del settore.

Solo così la politica potrà fornire risposte serie e soddisfacenti ad un intero settore, lavorando nell’interesse dei cittadini e del Paese.



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