Nutri-Score ed etichettatura degli alimenti

Nutri-Score ed etichettatura degli alimenti

Limiti e alternative

Risale ormai al 2020 il varo del progetto europeo ‘Farm to fork’ (letteralmente, ‘dalla fattoria alla forchetta’), che mira alla trasformazione del sistema alimentare europeo, rendendolo più sostenibile sotto diversi aspetti, e prevede la promozione di un’etichettatura nutrizionale comune a tutti gli Stati dell’Unione. Progetto importante, soprattutto se si che considera che il 53% della popolazione europea risulta essere in sovrappeso, e il 22% soffre di obesità, con le malattie croniche legate all’alimentazione in costante aumento in tutta Europa.
Ora, proprio con riferimento alla etichettatura degli alimenti, la Commissione europea avrebbe dovuto presentare una proposta entro la fine dello scorso anno, ma, attese le proteste di alcuni Stati membri, si è preferito soprassedere.

L’iter si prospetta tutt’altro che lineare e la ricerca di una posizione comune tra i 27 Paesi dell’Unione rischia fortemente di trasformarsi in uno scontro diplomatico.

Di cosa si tratta?
E perché sono in tanti i Paesi che si rifiutano di adottare il sistema?

Il Nutri-Score (introdotto in Francia nel 2017 e a oggi adottato da 7 Stati europei) attribuisce a ogni prodotto una lettera, da A a E, e un colore da verde a rosso, in base alla composizione dei prodotti stessi; il verde corrisponde a un cibo ‘buono’ e il rosso a uno ‘cattivo’, passando per le diverse sfumature. A ogni prodotto il logo viene assegnato sulla base di un punteggio che tiene conto, per ogni 100 g o 100 ml, del contenuto di nutrienti e alimenti da privilegiare e di quelli da limitare.

Il sistema di etichettatura avrebbe dovuto entrare in vigore il 31 dicembre 2022, ma la proposta di regolamento che la Commissione europea avrebbe dovuto adottare è slittata al secondo trimestre di quest’anno, regalando all’Italia i tempi supplementari.

Gli studi fino ad ora effettuati hanno dimostrato che il sistema a semaforo può offrire ai consumatori una informazione intuitiva immediata ed è in grado di orientarli agevolmente nella scelta di prodotti che contengono, ad esempio, meno zuccheri, meno grassi saturi, meno sale, e quindi più sani e salutari.
È un sistema, dunque, che, almeno, in teoria potrebbe incentivare anche l’industria alimentare, che produce snacks, merendine e biscotti per bambini, cibi pronti, a mettere sul mercato prodotti con caratteristiche e qualità nutrizionali più rispettosi della salute dei consumatori.
Per altro verso, sempre in teoria, gli alimenti presenti nella dieta mediterranea non dovrebbero avere nulla da temere dal Nutri-Score, non essendo prodotti industriali carichi di zucchero, sale o grassi saturi.

L’Italia, però, si attesta oggi su posizioni di resistenza al Nutri-Score, reputando invece discriminati i prodotti tradizionali e lamentando che un maccanismo classificatorio sarebbe fuorviante e incompleto, poiché finirebbe paradossalmente per escludere dalla dieta proprio alimenti sani e naturali, quali l’olio extravergine d’oliva o il Parmigiano Reggiano.
Il Nutri-Score non sarebbe attendibile perché, per esempio, in certe bibite gli zuccheri sono sostituiti da dolcificanti artificiali, ma per questo sistema risulterebbero meno nocive dell’olio extravergine d’oliva, che ha invece un contenuto di grassi ovviamente più alto.

Ciò che farebbe davvero la differenza sarebbe la promozione di serie campagne educative, dirette appunto a ‘educare’ il consumatore, da aiutare nel consumo di ogni cibo in modo equilibrato. Ciò che rende nocivi tanti alimenti è l’uso in quantità (inconsapevolmente) eccessive o la sbagliata combinazione tra loro.

In alternativa al Nutri-Score, l’Italia propone il NutrInform Battery, che, attraverso il simbolo della batteria, indica al consumatore l’apporto nutrizionale dell’alimento in rapporto al suo fabbisogno giornaliero e al corretto stile alimentare. Sulla ‘batteria’ è indicata la percentuale di calorie, grassi, zuccheri e sale per ogni singola porzione rispetto alla quantità raccomandata dall’Unione europea.

Se è vero che chi ha da temere di più il Nutri-Score sono le grandi industrie alimentari e le catene dei fast food americani, che dovrebbero rivedere non solo gli ingredienti utilizzati, ma anche il modello organizzativo dei punti vendita; è anche vero che prodotti tipici italiani rischiano di essere penalizzati anche e soprattutto all’estero, dove il consumatore si limiterebbe a considerare lettera e colore attribuiti, senza conoscere degli stessi i reali valori nutrizionali (ad esempio, per l’olio extravergine di oliva l’etichettatura riporterebbe soltanto il quantitativo di grassi, che rappresentano il 99% della sua composizione, ma che sono acidi grassi insaturi della serie “omega”, essenziali per il nostro organismo).



<p style="color:#fff; font-weight:normal; line-height:12px; margin-bottom:10px;">Questo sito o gli strumenti terzi da questo utilizzati si avvalgono di cookie necessari al funzionamento ed utili alle finalità illustrate nella cookie policy. Se vuoi saperne di più o negare il consenso consulta la nostra Privacy Policy. Chiudendo questo banner, scorrendo questa pagina, cliccando su un link o proseguendo la navigazione in altra maniera, acconsenti all’uso dei cookie.</p> Leggi la nostra cookie policy

Questo sito utilizza i cookie per fornire la migliore esperienza di navigazione possibile. Continuando a utilizzare questo sito senza modificare le impostazioni dei cookie o cliccando su "Accetta" permetti il loro utilizzo.

Chiudi