Per la Scuola, Meritocrazia Italia chiede modelli formativi che non misurino tutto in prestazioni e numeri

Per la Scuola, Meritocrazia Italia chiede modelli formativi che non misurino tutto in prestazioni e numeri

Viviamo in un’epoca in cui tutto corre: le immagini scorrono a ritmo incalzante, i ritmi si fanno serrati, le prestazioni diventano obiettivi e il tempo si misura più in risultati che in presenza. In questo scenario, ansia e insicurezza si diffondono come tratti generazionali, soprattutto tra i più giovani.
L’insicurezza, però, non è un difetto da correggere, ma un passaggio fondamentale del processo di crescita: è il momento in cui ci si ferma, si ascolta, si riflette. È una soglia, non un ostacolo.

Purtroppo l’ambiente che accoglie i giovani oggi – a partire dalla scuola – è spesso troppo orientato al risultato e troppo poco al benessere. I modelli educativi continuano a premiare l’efficienza, la performance, le cosiddette “hard skill”, dimenticando che ogni scelta, ogni apprendimento, ogni evoluzione parte dalla sfera interiore, dalla consapevolezza emotiva, dal sentirsi riconosciuti.
L’inibizione, diversamente dall’insicurezza, è la vera nemica: è ciò che paralizza e induce al giudizio. Eppure, proprio per questo, parlare di ansia e insicurezza oggi è una responsabilità culturale.

È in questo senso che Meritocrazia Italia rilancia con forza l’idea di una cultura del benessere, che attraversi ogni ambito della società, ma in modo particolare la scuola, dove i giovani trascorrono buona parte del loro tempo formativo. Lì, nel luogo che dovrebbe accompagnarli nella scoperta di sé, è fondamentale portare strumenti nuovi, capaci di guardare all’interiorità, non solo alla prestazione.
La scuola non può più limitarsi a trasmettere contenuti: deve diventare spazio di consapevolezza, relazione e costruzione della persona. Questa visione si lega profondamente anche al mondo della cultura e dello spettacolo, due pilastri che non devono essere considerati separati dall’educazione, ma integrati come veicoli formativi a tutti gli effetti.
Il teatro, in particolare, rappresenta un’esperienza potentissima nella crescita personale: attraverso la scena si impara a gestire le emozioni, ad ascoltare, a collaborare, a mettersi nei panni dell’altro. È un linguaggio che educa alla presenza, alla voce, al corpo, e che può diventare un formidabile strumento curricolare o extracurricolare per sviluppare proprio quelle competenze – le cosiddette soft skill – che il mondo del lavoro, della vita sociale e relazionale oggi richiede con forza.

Per questo, nel solco delle iniziative già sostenute da Meritocrazia Italia, che si è battuta per il sostegno psicologico nelle scuole e per una visione più integrata dell’educazione al benessere, oggi torna a proporre di:
– rendere strutturale la presenza dello psicologo a scuola, affinché il supporto emotivo non sia legato a emergenze o protocolli temporanei, ma sia parte integrante del percorso scolastico;
– introdurre percorsi socio-emotivi obbligatori, anche in forma laboratoriale, che insegnino ai ragazzi a riconoscere, gestire e comunicare le proprie emozioni, integrando strumenti come il dialogo, l’ascolto e il silenzio quali componenti fondamentali della crescita;
– dare spazio anche nella valutazione formativa a elementi come l’empatia, la capacità relazionale, la resilienza, la creatività, la responsabilità personale e la collaborazione;
– introdurre, nei percorsi curriculari o extracurriculari, esperienze artistiche e teatrali che stimolino la consapevolezza corporea, emotiva e relazionale, in grado di aiutare i ragazzi a conoscersi meglio e a relazionarsi con il mondo in modo più autentico.

È il momento di superare modelli educativi che misurano tutto in prestazioni e numeri, per abbracciare un’idea di cultura che includa il benessere, l’emozione, la bellezza del mettersi in discussione. Una cultura viva, che non separi testa e cuore, sapere e sentire. L’insicurezza non va curata. Va compresa, attraversata, custodita. È lì che si nasconde la parte più vera dell’essere umano. Ed è da lì che può nascere una scuola, una società e un domani più giusto.
Stop war.



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