Per una regolazione dell’internet

Per una regolazione dell’internet

Ciò è illegale nel mondo reale lo sia anche in quello virtuale

Negli ultimi anni, si assiste a una crescita esponenziale di iscrizioni sui social network.
Gli utenti creano un profilo personale per partecipare a comunità virtuali, nelle quali assumere un ruolo attivo condividendo stati, musica, ed esprimendo pareri e commenti sui contenuti pubblicati da altri utenti.

Internet offre nuove opportunità, ma genera anche nuovi rischi e impone nuovi ‘equilibri dinamici’, anche per la necessità di garantire il giusto bilanciamento tra controllo, aspettative e tutela dei diritti dei singoli.
La tendenza comune è quella a considerare la Rete come spazio privo di regolamentazione, o meglio come uno spazio regolato da una sorta di lex electronica, una novella lex mercatoria fatta di prassi economiche apparentemente generate dagli operatori di Rete ma in realtà imposte da quelli più forti, che hanno il controllo del mercato, e da regole tecniche. Nella sostanza l’illusione è che si tratti di uno spazio finalmente libero dalle costrizioni imposte da un legislatore che, nel mondo virtuale, sarebbe anche privo di legittimazione democratica, perché eletto da una comunità diversa da quella dell’internet.

C’è però anche chi una regolazione la chiede, con puntuale precisazione di obblighi e diritti di utenti e gestori, per marginalizzare logiche di mercato che mortificano le garanzie costituzionali dei principi di riservatezza e del diritto alla identità personale.
Un primo passo in questo senso è stato compiuto dall’Unione europea con il Digital Services Act (DSA), entrato in vigore nel febbraio 2014 e con il quale si impone una maggiore responsabilità sui contenuti illegali o nocivi che circolano sulle piattaforme e sono state inserite misure contro la disinformazione online.

I punti attenzionati dalla normativa riguardano il divieto di pubblicità mirata, basata sulla religione, sull’etnia, sull’orientamento sessuale e sui minori, e l’obbligo di rimuovere prontamente eventuali contenuti illegali o nocivi per indurre i social network a sospendere gli utenti che violano la legge.
A ben guardare, il DSA, pur prevedendo una serie di norme che prendono in esame le diverse e molteplici sfaccettature di un uso distorto dei social, non individua in maniera corretta e chiara profili di responsabilità dei gestori delle Big Tech, i quali, dal alto loro, non hanno mancato di esprimere entusiasmo e soddisfazione sulla introduzione di regole che salvaguardano le democrazie, che tutelano bambini ed adolescenti, e sulle introdotte valutazioni annuali dei rischi delle diverse piattaforme.

Si sa, però, che il punto è sempre nel modo in cui si sceglie di usare la tecnologia. I problemi sono di solito dovuti alla condotta spregiudicata dei gestori che sui social hanno fondato il loro patrimonio economico sdoganando modi di vivere e pilotando gusti e aspirazioni, assecondati dalla leggerezza e dalla irresponsabilità di moltissimi utenti.

Meritocrazia Italia ha offerto il proprio contributo mediante la composizione di un Testo unico per la regolazione della gestione delle piattaforme social e la promozione di condotte responsabili.
Utile sarebbe l’introduzione presso il Ministero della Salute di un Osservatorio Nazionale sul fenomeno delle dipendenze da internet, con funzioni di studio e di monitoraggio in ambito nazionale, la predisposizione di strategie, campagne di intervento, informative e di sensibilizzazione in sinergia con analoghi organismi operanti a livello nazionale e locale; l’individuazione di buone prassi e conseguenti protocolli applicativi destinati a strutture pubbliche e private coinvolte nell’ambito degli interventi promossi dal piano integrato, da prevedere con apposito regolamento.
Occorre anche la creazione di un organismo di controllo istituito a livello nazionale che monitori costantemente l’andamento e l’osservanza delle norme di garanzia e del corretto equilibrio tra gestore e utenza, nonché la vigilanza dei rischi sistemici.

Cooperazione è la parola chiave. I fornitori dei servizi devono mantenere un dialogo costante con le autorità, e i Governi dovrebbero operare d’intesa, potenziando gli organi di vigilanza e salvaguardando diritti e doveri di tutte le parti in causa.

Il web è una risorsa preziosa soltanto se può essere navigato in acque sicure.



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