PER UNA SOCIETA’ REALMENTE LIBERA DI AMARE

PER UNA SOCIETA’ REALMENTE LIBERA DI AMARE

Contro il ‘femminicidio’, una Rivoluzione delle coscienze

Fu per prima la scrittrice attivista Marcela Lagarde a dare diffusione al termine ‘femminicidio’ come fenomeno di ‘violenza contro le donne’ in tutte le sue forme, con annientamento della soggettività sul piano psicologico, simbolico, economico e sociale.

Da inizio anno, in Italia, si contano almeno 47 donne uccise da un amore malato.

Episodi che continuano a far clamore pur penetrando la quotidianità, con ritmi davvero impressionanti e accelerati anche dalle restrizioni alla mobilità imposte dalla recente emergenza (con un incremento del 80% delle chiamate al numero di emergenza ed ai centri anti violenza). Episodi noti ai quali si aggiunge il sommerso di un disagio mai denunciato, fatto di maltrattamenti, minacce, illegittime violazioni della libertà e tentati omicidi.
Le vittime sono tutte donne che vivono in un Paese ancora diviso tra voglia di Europa e Family day, ma finora incapace di rieducare a rapporti di relazione e familiari sani, con definitivo superamento di retaggi culturali ormai anacronistici, ancorati a modelli familiari lontani dal sentire sociale, e incompatibili con il pieno riconoscimento della pari dignità dei generi.

L’evoluzione normativa ha seguito il fenomeno non del tutto tempestivamente.
Per decenni si è fatta applicazione dell’art. 587 c.p., abrogato soltanto nel 1981, che contemplava una pena minore per chi uccidesse la moglie, la figlia o la sorella per difendere l’onore «suo e della sua famiglia». Solo nel 2013, con la l. n. 119, si è riconosciuto un inasprimento delle sanzioni a prevenzione e contrasto delle violenze di genere, con contromisure quali arresto in flagranza per maltrattamenti familiari, allontanamento d’urgenza dell’abitazione, divieto di frequentare gli stessi luoghi della persona offesa, introduzione del braccialetto elettronico e delle intercettazioni telefoniche per i c.dd. stalker. Ulteriori passi avanti sono stati fatti con il c.d. Codice Rosso (l. n. 69 del 2019).

Ma il problema oggi resta. E si aggrava.

È certo che lo sfondo di un panorama tanto desolante sia la deriva valoriale che sta rallentando pericolosamente quel processo di integrazione sociale indispensabile in una società inclusiva ed equa. La chiave di volta è per certo in una sollecitazione delle coscienze, mediante un’opera adeguata di sensibilizzazione, informazione e rieducazione, attraverso una strategia d’azione che coinvolga, in sinergia, gruppi politici, servizi sociali, forze dell’ordine, magistratura, sistema sanitario e scolastico.

La Rivoluzione culturale passa anzitutto per:

– un impegno costante e crescente del sistema scolastico che, insieme al nucleo familiare, favorisca l’educazione al rispetto per l’altro e la valorizzazione delle diversità;

– una crescita qualitativa e quantitativa e una maggiore capillarità dei centri anti violenza sui territori, per una risposta più immediata e tempestiva, con una più opportuna distribuzione delle risorse economiche dedicate, a sostegno non soltanto della vittima ma dell’intera famiglia partecipe degli eventi;

– una maggiore attenzione alle politiche attive del lavoro dedicate alle donne affinché si creino condizioni di indipendenza economica che diano la possibilità di avere maggiore autonomia e di sentirsi più libere e serene nell’esercitare i propri diritti, perché l’autonomia economica è lo strumento fondamentale ed imprescindibile per ridefinire qualsiasi percorso di vita;

– un sistema di welfare capace di fare rete intorno alle donne, favorendo scelte congeniali a una maggiore indipendenza di vita, non per il tramite di sussidi sporadici, ma con strutture di supporto della maternità;

– la costituzione di case di comunità per gli uomini accusati di violenze fisiche e/o psicologiche conclamate, che si occupino di costruire percorsi di recupero psicologico.

 

 

 

 

 

 

Fonti
ISTAT.IT “Il numero delle vittime e le forme della violenza”
ISTAT.IT “Le richieste di aiuto delle donne durante la pandemia”
Gazzetta del sud online “Da Roberta Siracusa a Sonia Lattari: sono già 47 i femminicidi nel 2021”



<p style="color:#fff; font-weight:normal; line-height:12px; margin-bottom:10px;">Questo sito o gli strumenti terzi da questo utilizzati si avvalgono di cookie necessari al funzionamento ed utili alle finalità illustrate nella cookie policy. Se vuoi saperne di più o negare il consenso consulta la nostra Privacy Policy. Chiudendo questo banner, scorrendo questa pagina, cliccando su un link o proseguendo la navigazione in altra maniera, acconsenti all’uso dei cookie.</p> Leggi la nostra cookie policy

Questo sito utilizza i cookie per fornire la migliore esperienza di navigazione possibile. Continuando a utilizzare questo sito senza modificare le impostazioni dei cookie o cliccando su "Accetta" permetti il loro utilizzo.

Chiudi