Pericolo ‘lupi’

Pericolo ‘lupi’

L’impatto dei progetti ambientali

Il lupo è il simbolo della resistenza.
Nessun altro grande predatore è riuscito a resistere alla pressione dell’uomo come il lupo.

Per lungo tempo considerato un animale in via di estinzione, anche a causa di una caccia indiscriminata, dopo essere stato reimmesso e considerato una specie importante per la biodiversità, sta ripopolando diverse aree, ma purtroppo, non trovando sufficiente fauna selvatica per alimentarsi, sta conquistando parti di territorio attaccando greggi e animali da compagnia. Ciò ha causato conflitti tra gli agricoltori, che, vista la minaccia per i propri animali, chiedono di controllarne il numero; gli ambientalisti, che ne difendono la presenza; alcuni imprenditori turistici, che lo vedono come un’attrattiva, e chi avverte il pericolo per gli animali allevati per hobby o per servizi di pet therapy (come chi fa onoterapia).

La diffusione del lupo interessa tutto l’arco alpino (dal Friuli al Piemonte, all’Austria, alla Svizzera, etc.).
In Italia, è presente sulle Alpi, sull’Appennino, in collina e ormai in pianura e sulle coste come in Piemonte, Abruzzo o nelle Marche.
Le evidenze degli aumentati attacchi agli allevamenti e alla sicurezza dei turisti sono ormai troppe per considerarlo ancora una specie protetta. Non è più una specie in pericolo di estinzione.

I lupi sono stati reintrodotti con progetti finanziati dal 1999, che poi hanno preso piede tra il 2013 e il 2018, ad esempio col finanziamento europeo denominato LIFEWolfAlps EU. Dalle esperienze fatte in territori e parchi estesi e controllati che hanno dato buoni frutti, si è voluto introdurre i lupi sulle Alpi senza troppo considerare se questi territori per conformazione erano adatti.
Eppure non tutti i territori sono idonei a ospitare i lupi. Alcuni, per loro conformazione, sono del tutto inadeguati, date la poca fauna selvatica, i molti allevamenti di bestiame di piccole dimensioni, le valli strette e montuose che limitano la possibilità di pascolo agli allevatori e restringono il luogo di caccia dei lupi.

Tra i territori più martoriati vi sono le valli del bellunese (Alpago in primis) e Trentino alto Adige. Come luoghi fragili, il bellunese, Cortina, Feltre e Val di Zoldo.
Neppure le opere di prevenzione sono sufficienti. Il lupo ha imparato a saltare i recinti elettrici o scavarne buche. Anticipa la chiusura serale degli animali con attacchi nelle ore diurne. I cani non sono un problema, vengono sbranati o isolati con una parte di gregge. Usa il recinto come trappola per il bestiame, che non può più scappare.

La Commissione europea ha dichiarato che, a fine 2023, effettuerà un’analisi approfondita di tutti i dati scientifici e tecnici disponibili. Ma ogni territorio ha la sua mappatura e storia già documentata.
Ora è tempo di aiutare le comunità locali a difendersi e a evitare che la situazione si aggravi.

Analizzando il problema, emerge che alla base c’è sempre la mancata capacità di gestione prospettica delle risorse.
Il progetto di reinserimento dei lupi è il caso più evidente per spiegare la differenza tra il concetto di sostenibilità e quello di ambiente, che in Italia vengono sovente utilizzati come sinonimi. Anche il più bel progetto può risolversi in un grosso danno, se poi non si è in grado di gestirlo, soprattutto a livello politico. Purtroppo, sono tantissimi i progetti fatti soltanto per ‘spendere soldi sul territorio’, ma poi destinati ad arenarsi.

Vanno perse opportunità di investimento di giovani imprenditori, magari inesperti a trattare con i lupi, ma determinati a cambiare la qualità di vita volendo lavorare all’aria aperta, per un turismo sostenibile e tutela delle persone e dell’ambiente.

Servirebbe:
– accelerare la ricerca e l’analisi dei dati, analizzando non solo la quantità di lupi, ma quella della popolazione, degli imprenditori e delle loro tipologie, al fine di aiutare lo sviluppo economico e sociale;
– identificare i luoghi in cui il lupo non possa essere ammesso, luoghi con fragilità particolari, come le valli montane alpine e attuare efficaci controlli, prevenzioni e protezioni;
– affrontare il tema in modo multidisciplinare non solo ambientale, ma anche economico e sociale, facendo formazione e guidando gruppi di collaborazione per la gestione del territorio;
– coordinare tavoli di confronto tra allevatori, agricoltori, ambientalisti, associazioni, cittadini, imprenditori del turismo e dell’ospitalità per negoziare con adeguate soft skill, perché è dalle opinioni differenti che possono venire le soluzioni migliori;
– utilizzare indicatori di impatto, come: il numero di lupi rispetto al numero di uomini addestrati per proteggersi e proteggere le greggi, soprattutto ora che rispetto ad anni fa le montagne sono disabitate.

A breve termine siano:
– realizzate zone di contenimento dei lupi con azioni di coordinamento e controllo;
– promosse azioni di prevenzione e di annientamento delle cause che portano alla creazione di ibridi lupo-cane;
– incentivare la formazione dei giovani per la gestione delle opportunità economiche e del territorio in modo sostenibile e durevole.

Non si perda di vista la complessità dei territori, con visione sostenibile a 360 gradi e a lungo termine.
Le scelte politiche siano in grado di andare oltre al valore che un’iniziativa può avere per uno o pochi stakeholder all’interno di un contesto, e sappiano apportare un cambiamento economico, ambientale e sociale per il benessere di tutti: uomini, animali, economia, ambiente e società.

 

 

 

FONTI
– repubblica.it/green-and-blue/2021/01/18/news/il_ritorno_di_lupi_orsi_e_linci_una_sfida_per_l_europa-282656999
– corrierealpi.gelocal.it/belluno/cronaca/2023/06/13/news/tambre_lupo_aggredisce_cani-12855351/
– corrierealpi.gelocal.it/belluno/cronaca/2022/08/17/news/alpago-il-lupo-attacca-sotto-il-dolada-15-ovini-predati-e-dispersi-1.41635398
– amicodelpopolo.it/2020/07/27/attacco-del-lupo-ai-cani-da-guardiania-coldiretti-la-resistenza-di-chi-lavora-sul-territorio-e-al-limite/?doing_wp_cron=1692472605.4460220336914062500000
–  trentotoday.it/cronaca/lupi-attaccano-uccidono-cane-pastore-terragnolo.html

 

 

 



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