POLITICHE AMBIENTALI IN EUROPA

POLITICHE AMBIENTALI IN EUROPA

Il momento del coraggio


L’ambiente rappresenta uno dei pilastri delle politiche europee di sviluppo per il futuro sia in termini di tutela del patrimonio naturale che di sviluppo di tecniche e tecnologie che possano avere l’ambiente come centro di gravità.

Del resto, l’esame dei dati statistici è chiaro: l’Europa non riuscirà a centrare gli obiettivi fissati per il 2030 senza un intervento urgente nel breve periodo che affronti l’allarmante tasso di perdita di biodiversità, gli effetti sempre maggiori dei cambiamenti climatici e l’eccessivo sfruttamento delle risorse naturali.

L’Agenzia europea dell’ambiente (AEA) ha richiamato gli organi dell’Unione e i singoli governi a una maggiore attenzione alle politiche ambientali in ragione delle sfide senza precedenti che si profilano all’orizzonte.

Il richiamo contenuto nei report annuali ha parzialmente smosso le coscienze e si ravvisano margini di speranza in funzione di una maggiore consapevolezza generale della necessità di cambiare rotta verso un futuro sostenibile con l’adozione di innovazioni tecnologiche a tutela dell’ambiente stesso.

In tale ottica, numerose sono anche le iniziative comunitarie con un il potenziamento delle misure dell’UE tradotte nel c.d. Green Deal europeo.

La questione ambientale in Europa è, dunque, a un punto di svolta, ma i progressi compiuti non sono sufficienti.

I dati allarmanti emergono con chiarezza dal SOER 2020: la più completa valutazione ambientale mai effettuata in Europa.
Questa analisi scientifica delinea un quadro della situazione dell’Europa per quanto riguarda il raggiungimento degli obiettivi strategici del 2020 e del 2030 nonché di quelli a più lungo termine per il conseguimento di un futuro sostenibile a basse emissioni di carbonio.
Dal documento emerge che, riducendo le emissioni di gas a effetto serra, l’Europa ha già compiuto notevoli progressi nel corso degli ultimi vent’anni in termini di mitigazione dei cambiamenti climatici con netti segnali di miglioramento dell’inquinamento atmosferico e idrico.
Alla stessa stregua è rilevante l’adozione di nuove politiche per affrontare il problema dei rifiuti di plastica (si pensi che da luglio saranno banditi piatti e bicchieri di plastica) per l’adattamento ai cambiamenti climatici nonché per l’economia circolare e la bioeconomia.

Sebbene i risultati siano significativi, l’Europa non potrà realizzare la sua visione di sostenibilità – “vivere bene entro i limiti del pianeta” – continuando a promuovere una crescita economica non accorta alla sostenibilità.

La relazione sollecita i Paesi, i leader e i responsabili politici europei a cogliere l’opportunità di sfruttare i prossimi dieci anni per potenziare e accelerare drasticamente le misure finalizzate a riportare l’Europa sulla traiettoria giusta per raggiungere i suoi obiettivi in campo ambientale, al fine di evitare cambiamenti e danni irreversibili.

È vero che la corrente gamma di misure politiche europee fornisce una base essenziale per i progressi futuri, ma non basta, perché, per conseguire gli obiettivi posti, occorrerà dare migliore concretezza alle politiche attuali e favorire un miglior coordinamento tra le soluzioni.

È chiaro, quindi, che bisogna fare di più e in fretta e che il rapporto sullo stato dell’ambiente giunge al momento opportuno per dare un ulteriore impulso adesso che si deve presentare il Green Deal europeo.
La Commissione dovrà mettere in agenda una vera e propria trasformazione, lanciando nuove tecnologie pulite, aiutando i cittadini ad adattarsi a nuove opportunità di lavoro e ai cambiamenti nell’industria, e infine adottando sistemi di mobilità più puliti ed efficienti e optando per un’alimentazione e un’agricoltura più sostenibili.
Realizzare il potenziale non sfruttato delle attuali politiche ambientali, la piena attuazione delle politiche esistenti, farebbe avanzare notevolmente l’Europa verso il raggiungimento dei suoi obiettivi ambientali per il 2030.
Lo sviluppo di quadri strategici a lungo termine con obiettivi vincolanti – a cominciare dal sistema alimentare, dalle sostanze chimiche e dallo sfruttamento del suolo – stimolerà e guiderà azioni coerenti in vari settori d’intervento e in tutta la società.

L’UE dovrebbe mettersi alla guida dell’azione internazionale verso la sostenibilità e utilizzare la propria influenza diplomatica ed economica per promuovere l’adozione di accordi internazionali ambiziosi in settori quali la biodiversità e l’uso delle risorse.

Promuovere l’innovazione nella società sarà un altro asse strategico. La possibilità di cambiare rotta dipenderà strettamente dalla nascita e dalla diffusione di diverse forme di innovazione che possano innescare nuovi modi di pensare e di vivere.

In tale ottica, si può contribuire allo sviluppo di una “politica green”, ponendo all’attenzione dei governanti iniziative che si orientino verso uno sviluppo ecosostenibile e meno pesante per le risorse naturali quali possono essere per esempio nuove politiche di incentivo per le energie rinnovabili. Questo potrà essere da stimolo per aumentare gli investimenti e riorientare il settore finanziario a supporto di progetti e imprese sostenibili attraverso fondi pubblici per sostenere l’innovazione e soluzioni fondate sulla natura, aggiudicando appalti sulla base di criteri di sostenibilità e prestando sostegno ai territori e ai settori interessati.

 



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