POLITICHE SOCIALI ED ENTI LOCALI

POLITICHE SOCIALI ED ENTI LOCALI

L’assistenza sociale comprende l’insieme dei compiti della p.a. volti a fornire prestazioni, solitamente gratuite, a tutti quei cittadini che versano in condizioni disagiate, nella direzione di ridurre le diseguaglianze economiche e sociali.

A differenza di quanto avviene in campo sanitario, le politiche sociali sono interpretate diversamente a seconda della Regione o, perfino, del Comune di riferimento, anche perché le risorse provengono dal finanziamento dei tre livelli di Governo (Stato, Regioni e Comuni), secondo dotazioni finanziarie presenti nei rispettivi bilanci. Il comparto degli interventi e dei servizi socio-assistenziali, regolato principalmente dalla Legge quadro n.328 del 2000, è fortemente decentrato a livello locale.

I Comuni gestiscono la spesa sociale attraverso una serie di prestazioni variabili sul territorio.

Le Regioni hanno in capo funzioni di programmazione, con propri assetti normativi e organizzativi per l’offerta dei servizi socio-assistenziali.

A livello centrale restano, invece, ancora indeterminati, i livelli essenziali delle prestazioni (LEP) previsti dalla stessa Legge quadro come standard minimo da garantire su tutto il territorio nazionale.

La principale fonte finanziaria dei Servizi Sociali proviene da risorse proprie dei Comuni e dalle varie forme associative fra Comuni limitrofi (61,8%). Al secondo posto vi sono i fondi regionali per le politiche sociali, che coprono un ulteriore 17,8% della spesa complessiva.

Ad oggi, sono stati confermati gli stanziamenti operati dalla Legge di Bilancio 2019, che aveva incrementato e reso strutturali i fondi finanziati annualmente per le politiche sociali, la non autosufficienza, la famiglia e le politiche dedicate all’infanzia e ai giovani. Sono stati, inoltre, incrementati il Fondo dedicato ai “caregiver” e il Fondo “Dopo di noi”.

Nella Legge di Bilancio 2020 è stato istituito un Fondo a carattere strutturale denominato “Fondo per la disabilità e la non autosufficienza“, con una dotazione di 29 milioni di Euro per il 2020, di 200 milioni di Euro per il 2021 e di 300 milioni di Euro annui a decorrere dal 2022. Le risorse del Fondo sono indirizzate all’attuazione di interventi a favore della disabilità, finalizzati al riordino e alla sistematizzazione delle politiche di sostegno in materia.

Va ricordata l’istituzione di nuovi Fondi, fra i quali quelli dedicati alla mobilità delle persone disabili e all’inclusione delle persone sorde o con ipoacusia.

Tornando ai Comuni, negli ultimi anni, la spesa per i Servizi Sociali è andata via via crescendo, raggiungendo i livelli registrati negli anni precedenti la crisi del 2011-2013.

Nel 2017, (ultimi dati ISTAT), la spesa dei Comuni per le politiche sociali, al netto del contributo degli utenti e del Servizio Sanitario Nazionale, ammonta a circa 7 miliardi 234 milioni di Euro, corrispondenti allo 0,41% del PIL nazionale. La spesa di cui beneficia, mediamente, un abitante in un anno è pari a 119,00 Euro a livello nazionale, con differenze territoriali molto ampie.

La spesa sociale del Sud rimane, purtroppo, molto inferiore rispetto al resto dell’Italia: 58,00 Euro contro valori che superano i 115,00 Euro annui in tutte le altre ripartizioni, toccando il massimo nel Nord-est con 172,00 Euro.

Altresì, va riportato che si sta assistendo ad una graduale diminuzione di risorse dedicate ai servizi per gli anziani, sia in valore assoluto che come quota sul totale della spesa sociale dei Comuni (dal 25% nel 2003 al 17% nel 2016).

Nonostante l’aumento di Fondi per le politiche sociali degli ultimi anni, va evidenziato che non tutti gli Enti territoriali riescono a far fronte agli interventi a beneficio dei cittadini in grave disagio economico o sociale, soprattutto quelli del Sud.

Alla luce di ciò e consapevoli che il recente stato emergenziale ha acuito le criticità, destinate ad aggravarsi in difetto di un intervento immediato, è indispensabile che il FNPS (Fondo Nazionale per le Politiche Sociali) venga incrementato con nuovi finanziamenti centralizzati.

Al fine di ottimizzare le risorse a disposizione, è importante partire dal dato reale e comprendere quali le effettive necessità per area. In questa direzione, i singoli Comuni dovrebbero procedere a un monitoraggio della effettiva situazione riguardante il grado di difficoltà che è dato registrare nel proprio territorio, lo stato dell’arte delle strutture di supporto e le possibilità di miglioramento in relazione ai fondi già a disposizione. Ciò grazie anche all’interlocuzione costante con assistenti sociali e operatori del settore. Soltanto così sarà possibile definire gli ordini di priorità nel supporto a indigenza e disagio, intervenire in modo decisivo e dare risposte adeguate alle istanze dei più deboli.

Di SIMONA MATTEUCCI

 

 

 

 

Fonti:

Statistiche Report – Istat; Temi.camera.it



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