Problema ‘scorie radioattive’

Problema ‘scorie radioattive’

Emergenze dimenticate

In questi giorni di continui blackout e crisi energetica nazionale molta politica rispolvera la soluzione nucleare, ma anche i più competenti ed intellettualmente onesti glissano sul problema delle scorie radioattive, passate e future.

È notizia dei primi di luglio che l’ONU, tramite AIEA (l’Agenzia internazionale per l’energia atomica) ha autorizzato lo sversamento delle acque radioattive della centrale di Fukushima, utilizzate per raffreddare il combustibile fuso e l’acqua piovana che si è accumulata nel tempo nei serbatoi di stoccaggio. Dopo lo tsunami dell’11 marzo 2011, il Giappone ha avviato le operazioni di smantellamento e decontaminazione del sito, che dovrebbero durare ancora altri 30/40 anni.
È previsto che l’acqua contaminata venga trattata dall’Alps, un’unità di filtraggio appositamente progettata per la centrale di Fukushima, che rimuove quasi tutte le sostanze radioattive, e successivamente stoccata in alcuni serbatoi.
A partire dall’anno prossimo il Giappone inizierà a scaricare gradualmente (occorreranno decenni) in mare l’acqua trattata, che verrà fatta scorrere verso la costa tramite condutture; qui sarà diluita con acqua marina, per poi giungere attraverso un tunnel sottomarino in mare aperto.
L’operazione porta con sé problematiche d’ordine sociale (è già intervenuta la Cina), economico (nel dubbio, chi vorrà più compare il pesce di quella zona?) e ambientale (è certo l’impatto che tutto ciò avrà su micro organismi e plancton).

Lo smaltimento di scorie radioattive è questione che interessa anche l’Italia. Il piano di dismissione italiano nel tempo è diventato un “poltronificio” seduto su tonnellate di rifiuti radioattivi e vecchi impianti da smantellare, che fino ad oggi è costato ben 4,3 miliardi di euro.
Ed è tutto ancora ancora fermo.

Nel 1999 nasce la Sogin, società pubblica incaricata di smantellare e mettere in sicurezza i rifiuti radioattivi, trovando un sito nazionale presso i quali stoccare tutto.
Fine lavori prevista per il 2019, costo 3,7 miliardi finanziati con la bolletta elettrica.
Si arriva invece al 2023 e la messa in sicurezza dei rifiuti liquidi radioattivi più pericolosi, prodotti nell’impianto Eurex di Saluggia a partire dal 1977, quelli di Trisaia e le resine di Trino, non è nemmeno iniziata. Non è ancora partito nemmeno lo smantellamento delle strutture radioattive dei reattori, cioè il vero e proprio «decommissioning» nucleare.

Oggi la previsione della società è di completare tutto entro il 2036 con una spesa vicina agli 8 miliardi, ma per come sono andate le cose fin qui, la fine dei lavori e il costo totale non sono realisticamente stimabili.
L’unico dato misurabile sono gli attuali costi fissi della società incaricata: 120 milioni l’anno.
Riguardano la gestione degli impianti, in attesa che vengano chissà quando smantellati, e degli stipendi del personale (passati da 600 a 1.050 unità, e ora a circa 900) e della rotazione di vari Direttori o Commissari, che la collettività paga per ogni anno di ritardo, sperando che nel frattempo non si verifichino nuove pesanti calamità.

Analizzando le delibere, si scopre che la regola è sempre la stessa: ogni Cda propone piani di azione per i tre anni di mandato con obiettivi facili e perfettamente remunerabili con premi di risultato, rinviando a chi viene dopo volumi di lavoro più complessi.

E tutto ciò si intreccia con quanto emerge dalle testimonianze dei pentiti di ecomafia, dalle quali emerge tutta l’opacità della gestione delle scorie nucleari, che passa dall’Italia a Usa, Israele e Iraq, sotto la supervisione di Cosa Nostra e ’ndrangheta, sulla quale indaga da anni la magistratura calabrese, con enormi difficoltà, atteso che i protagonisti di queste trame si muovono a livelli altissimi.
Potenti multinazionali, Stati stranieri, faccendieri, centri di potere e, ovviamente, la criminalità organizzata.

Le indagini di due distinte autorità giudiziarie hanno potuto solo in parte delineare questo contesto, anche per la vastità dei territori coinvolti: dalla Calabria alla Basilicata, passando per il Piemonte, con riguardo al solo territorio nazionale, ma con il coinvolgimento di uno Stato straniero, perennemente in guerra come l’Iraq.
Nel caso dell’Iraq, i passaggi sulla presunta gestione dei centri Enea di Rotondella (Matera) e Saluggia (Vercelli) vengono tracciati da un ispettore dell’ente che decide di testimoniare. Il racconto del funzionario inquieta: la registrazione degli scarti nucleari era falsata, per rendere incontrollabile il movimento in entrata e in uscita di tutto il materiale radioattivo, al fine di fornire tecnologia e materiale nucleare all’Iraq, in accordo con il governo americano ed i servizi segreti israeliani.

L’Italia deve iniziare a pianificare, prima di valutare la eventuale costruzione di una qualsiasi nuova centrale nucleare, un impianto di trattamento delle scorie radioattive, vecchie e future, come già è stato fatto in Francia ed in Germania, anche per contenere storture politiche, funzionali ed ecomafiose.
Anche in questo contesto, appare assolutamente e più che mai doveroso uscire da facili politiche elettorali informate all’emergenza, il cui costo rischia di ricadere sempre sui cittadini. La strada da percorrere, in ossequio a criteri di una giustizia che sia ambientale, ma anche sociale ed economica, è quella di operare per creare le condizioni più appropriate per prevenire eventuali incidenti o mitigarne le conseguenze, attraverso l’utilizzo delle tecnologie attualmente disponibili.
E questo prima di qualsiasi scelta o azione.

 

 

FONTI
https://it.euronews.com/2022/12/12/fukushima-il-giappone-si-prepara-a-scaricare-in-mare-l acqua-della-centrale
https://www.corriere.it/dataroom-milena-gabanelli/nucleare-43-miliardi-euro-rubati-bolletta- elettrica-oltre-20-anni/ad1d3716-18b7-11ee-9831-52b9a1a1d955-va.shtml
https://icalabresi.it/inchieste/il-racconto-del-supertestimone-cosi-smaltivano-i-rifiuti-radioatti vi/



<p style="color:#fff; font-weight:normal; line-height:12px; margin-bottom:10px;">Questo sito o gli strumenti terzi da questo utilizzati si avvalgono di cookie necessari al funzionamento ed utili alle finalità illustrate nella cookie policy. Se vuoi saperne di più o negare il consenso consulta la nostra Privacy Policy. Chiudendo questo banner, scorrendo questa pagina, cliccando su un link o proseguendo la navigazione in altra maniera, acconsenti all’uso dei cookie.</p> Leggi la nostra cookie policy

Questo sito utilizza i cookie per fornire la migliore esperienza di navigazione possibile. Continuando a utilizzare questo sito senza modificare le impostazioni dei cookie o cliccando su "Accetta" permetti il loro utilizzo.

Chiudi