Protezione sociale, in Italia e in Europa

Protezione sociale, in Italia e in Europa

Osservatorio

Il grado di civiltà di uno Stato si misura dalla qualità dei servizi sociali a disposizione del cittadino.

In Europa, le forme di welfare State dei singoli Stati membri sono varie e dai contenuti eterogenei, con pregi e limiti peculiari.
L’Italia, in particolare, sin dal dopoguerra ha sviluppato il concetto di assistenza dal punto di vista giuridico e sociale facendo notevoli passi in avanti, ma purtroppo, a distanza di anni, senza raggiungere pienamente l’obiettivo. Tante le carenze che meriterebbero maggiore attenzione.

Tra le cause principali del divario tra i diversi sistemi europei vi sono, di certo, il c.d. familismo e la presenza del terzo settore.
Per familismo si intende la centralità del nucleo familiare come punto di riferimento sociale ed economico per la persona. In Italia pare più elevato rispetto ai Paesi dell’Europa mediterranea (Spagna, Italia, Grecia).
La presenza del terzo settore, invece, risulta essere maggiore in Paesi come la Norvegia, la Danimarca e la Germania dove, essendoci più correlazione tra ambito privato e sociale, è stata maggiore la cura di un sistema integrato.

La ‘protezione sociale’ è rappresentata dalle politiche e dai programmi elaborati dai Paesi per prevenire e ridurre la povertà e la vulnerabilità sociale delle persone durante l’arco della propria vita, dall’infanzia alla vecchiaia. L’accesso alla stessa dovrebbe essere un diritto fondamentale del cittadino, mentre le politiche sociali sono utili anche per la società nel suo complesso e per garantire coesione e resilienza, dell’intero apparato, in tempo di crisi.
L’Unione europea riconosce alla protezione sociale uno dei pilastri fondanti, come riportato dalla Carta europea dei diritti sociali, ma i Paesi membri presentano notevoli differenze per le risorse a essa dedicate.

Il primo Paese per spesa in rapporto alla popolazione è il Lussemburgo, con quasi 22.000,00 euro pro capite, mentre le cifre più basse si registrano in Romania e Bulgaria, che erogano meno di 2.000,00 euro pro capite.
Le spese più elevate sono sostenute dai Paesi dell’Europa settentrionale, sia perché hanno una maggiore tradizione di stato sociale, sia per le migliori disponibilità economiche. In uno stato intermedio si ritrovano i Paesi mediterranei, che passano dai 12.000,00 euro pro capite della Francia ai 4.000,00 euro di Malta.
Nell’ultimo decennio, inoltre, si è registrato di certo un aumento graduale della spesa per l’assistenza sociale in Europa ma anche qui con marcate differenze: in Germania la spesa è passata da poco meno di € 10.000,00 a oltre 12.000,00 mentre in Italia è aumentata del 13%, decisamente contenuta rispetto all’incremento medio europeo del 23%, arrivando a quota € 8.787,00 pro capite nel 2019.

Dagli anni ’90, in Italia si sono registrati cambiamenti sociali quali invecchiamento progressivo della popolazione, maggior impiego delle donne e diminuzione della natalità.
L’economia si è profondamente trasformata a causa della globalizzazione, di cambiamenti economici e strutturali; la crescita economica si è ridotta e il debito pubblico è aumentato vertiginosamente. Queste trasformazioni hanno avuto un impatto anche sulla domanda di servizi e tutele sociali; si sono create nuove sacche di fragilità sociale, con un livello di disoccupazione persistente e nuove esigenze familiari. Lo stato sociale italiano ha fatto particolarmente fatica ad adattarsi, perché fortemente sbilanciato verso il rischio di vecchiaia e irrigidito da meccanismi di spesa di lenta e difficile modificazione.

Così oggi l’Italia oggi registra un doppio record, insieme alla Grecia, per le spese di assistenza agli anziani e per quelle di aiuto ai superstiti, per pensioni di vecchiaia e reversibilità. Questo, però, lascia poco spazio alla spesa per altri settori quali politiche sociali sulle abitazioni, prevenzione dell’esclusone sociale e protezione della famiglia e dell’infanzia.

La spesa sociale si differenzia dalla media europea anche in termini distributivi, cioè per una maggiore diversità di trattamento tra categorie occupazionali: si osserva una marcata stratificazione tra categorie ben garantite (dipendenti pubblici e privati), che hanno forti tutele pensionistiche, categorie semi garantite (lavoratori dipendenti di piccole imprese, autonomi e atipici), che hanno deboli tutele per la vecchiaia e altre tutele sociali ancor più deboli, e categorie non garantite (lavoratori del sommerso), tutelati dalla pensione minima e dal Sistema Sanitario Nazionale senza altre tutele sociali.

Nello stesso Stato italiano non poche sono le differenze tra Regioni, registrate dal Rapporto del Cnel, che analizza i servizi assegnati alle famiglie, ai disAbili e agli anziani dai diversi Comuni, senza tener conto delle prestazioni erogate dallo Stato, come reddito di cittadinanza e pensioni di invalidità.
Secondo i numeri, nel nostro Paese la spesa del Pil per i servizi sociali è pari allo 0,7%, ben al di sotto degli altri Stati europei, che registrano una media di 2,1-2,2%. Ma il dato più negativo è costituito proprio dalla disparità di trattamento fornito ai cittadini sul territorio nazionale, che varia da Comune a Comune.
Il quadro è particolarmente preoccupante per la forte carenza nel settore dell’assistenza familiare, soprattutto riguardo gli anziani.

È fondamentale che i servizi sociali divengano un investimento prioritario in Europa. Utile un tavolo per una normativa europea in materia e un sistema perequativo in grado di offrire la miglior tutela sociale possibile.
La missione 5 del Pnrr, riserva 1,45 miliardi alla sotto-componente “Servizi sociali, disabilità e marginalità sociale”, ma senza le necessarie riforme e la capillarizzazione degli investimenti, non è pensabile arrivare a un miglioramento dei servizi sociali. L’Europa torni, dunque, ai valori fondanti basati in primis su una indispensabile e rinnovata solidarietà.

 

 

 

Fonti
Cnel Il Rapporto “I servizi sociali territoriali: una analisi per territorio provinciale” Ottobre 2022
Eurostat La spesa per la protezione sociale nei paesi UE 14 Ottobre 2022



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