LA RIFORMA DEL SISTEMA DELL’ISTRUZIONE TECNICA SUPERIORE

LA RIFORMA DEL SISTEMA DELL’ISTRUZIONE TECNICA SUPERIORE

Moderni piani formativi

La settima Commissione permanente ‘Cultura, Scienza e Istruzione’ del Senato sta esaminando il testo della «Ridefinizione della missione e dell’organizzazione del Sistema di Istruzione e formazione tecnica superiore in attuazione del Piano nazionale di ripresa e resilienza», già approvato alla Camera dei Deputati.

Tale provvedimento legislativo si pone il condivisibile obiettivo di migliorare la formazione tecnica superiore.
Gli Istituti Tecnici Superiori (ITS) rappresentano, almeno potenzialmente, una delle eccellenze del panorama scolastico italiano, mirando a una virtuosa integrazione fra scuola e sistema imprenditoriale\produttivo.
Allo stato, la formazione tecnica erogata porta a un elevatissimo tasso di occupazione, che raggiunge l’82% a un anno dal conseguimento del titolo (con una punta del 92% per il ‘Sistema Meccanica’).

Ma si può puntare più in alto. In termini di volume d’accesso alla formazione tecnica e, dunque, in termini di miglioramento nella distribuzione delle competenze in relazione alle nuove istanze del mercato del lavoro e di crescita del livello di inclusione occupazionale.

La formazione tecnica superiore va potenziata, pur senza stravolgerne formulazione organizzativa e disperdere le collaudate sinergie scuola\azienda a livello territoriale.

Per questo, nella stesura della riforma, occorre porre adeguata attenzione a:

– escludere il rischio che un aumento dello spazio dedicato alla formazione teorica (scolastico\accademica) vada a scapito della parte di preparazione pratica\aziendale;

– garantire un riavvicinamento della formazione al contesto territoriale e al tessuto produttivo di riferimento, e consolidare le sinergie scuola\aziende già in essere;

– contenere i periodi di formazione, per evitare ritardi irragionevoli nell’ingresso nel mondo del lavoro;

– amplificare il peso relativo delle aziende nelle attività gestionali e formative;

– puntare sulla valorizzazione delle soft skill, anche mediante l’organizzazione di laboratori creativi e d’espressione delle abilità, secondo percorsi individualizzati;

– introdurre più adeguati sistemi d’orientamento in uscita all’esito del percorso formativo, al fine di favorire l’allineamento tra aspirazioni personali, competenze necessarie e mondo del lavoro;

– diversificare l’offerta formativa in termini tipologici, con inclusione di settori attualmente non previsti (attraverso una valutazione che coinvolga attivamente il mondo delle aziende e le sue rappresentanze a livello nazionale) e particolare attenzione per il tema ambientale, della salute e dell’ecosostenibilità;

– implementare le risorse finanziare da destinare agli ITS, in particolare a favore di quelli capaci di salvaguardare tradizioni regionali e recuperare antiche tecniche di coltivazione e artigianali;

– rendere più capillare la distribuzione degli Istituti, in maniera omogenea sul territorio nazionale e all’interno dei diversi contesti regionali (attraverso una attenta valutazione che coinvolga attivamente il mondo delle aziende e le sue rappresentanze a livello locale e regionale);

– allargare la base delle immatricolazioni, attraverso una migliore divulgazione delle proposte di studio, con attivo coinvolgimento delle aziende e delle sue rappresentanze a livello nazionale, regionale e locale;

– rendere maggiormente flessibili i percorsi scolastici a livello di durata dei corsi di studio, evitando inutili ritardi nell’accesso al mercato del lavoro da parte degli studenti;

– congegnare un serio monitoraggio dell’andamento delle attività e dei risultati degli ITS esistenti, un virtuoso sistema di autocontrollo e correzione a feedback.



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