RIDEFINIZIONE DEI CONTESTI DI APPRENDIMENTO E FORMAZIONE

RIDEFINIZIONE DEI CONTESTI DI APPRENDIMENTO E FORMAZIONE

Una nuova idea di Scuola

Attualmente, la spesa destinata all’istruzione, considerata sulla percentuale della spesa pubblica, resta fra le più basse dell’Unione europea. Gli ultimi dati Eurostat, riferiti al 2017, riportano l’Italia nel gruppo di Paesi che investono in istruzione poco più del 4% del proprio prodotto interno lordo, enormemente meno rispetto a Danimarca, Svezia e Norvegia, rispettivamente con 7,33%, 7,06% e 6,94%.

Eppure investire nella Scuola significa investire nella crescita del Paese, nella preparazione delle generazioni più giovani alla costruzione di un futuro diverso e di maggiore benessere. Formazione ed educazione sono fondamentali per promuovere lo sviluppo socio-economico-culturale e personale del Paese, se è vero che la Scuola non è soltanto luogo di istruzione e formazione, ma anche strumento di cultura, crescita e inclusione sociale.

Il recente evento emergenziale ha stravolto le modalità di erogazione del servizio scolastico, ma ha anche sollecitato una riflessione sull’adeguatezza del metodo didattico, soprattutto per il tramite dell’adeguamento infrastrutturale.
È finalmente avvertita la necessità di operare una seria ricognizione dello stato degli edifici e programmare interventi di recupero, messa in sicurezza e redistribuzione degli spazi. Per una Scuola realmente nuova.

A uno sguardo a ritroso, a partire dagli gli anni ’70, la visione del ruolo della Scuola nella società ha iniziato a subire un profondo cambiamento, con una maggiore apertura anche nel verso della creazione di aree di socializzazione (e non soltanto di studio e alfabetizzazione). All’epoca si deve l’idea di una Scuola integrata nel quartiere, nella città, fatta anche di impianti sportivi e servizi accessori ma essenziali, come la biblioteca. Per la creazione di comunità allargate.
Da qui, ai più recenti approdi della modernità.
Nel 2019, è stato realizzato un portale telematico relativo all’intera Anagrafe scolastica (l. n. 107 del 2017), una raccolta dati suddivisa una centrale (SNAES), che garantisce al Ministero le conoscenze necessarie per lo svolgimento delle funzioni di indirizzo, pianificazione e controllo, e un’altra, distribuita in ‘nodi regionali’ (ARES), che assicura la programmazione, a livello regionale, del patrimonio edilizio e la gestione del medesimo su base provinciale, comunale e di singola unità scolastica. Lo studio dei dati aggregati ha rivelato che, su un campione di 52.807 edifici scolastici, 20.992 sono stati costruiti dal 1976 in poi e, sul numero totale, solo 45.219 sono stati pensati per essere Scuole, mentre 13.318 hanno avuto un cambio di destinazione d’uso nel tempo e quindi non sono stati pensati nell’ottica scolastica.
Un dato di particolare evidenza è quello della progettazione antisismica degli edifici scolastici: l’82% del totale non è stato progettato in tale modalità. Rispetto al certificato di collaudo statico, solo 31.602 ne sono forniti. Sempre in materia di sicurezza, 35.981 edifici scolastici sono privi del certificato di prevenzione incendi. A questo bisogna aggiungere che 31.920 edifici non hanno il certificato per il collaudo dell’impianto di spegnimento e 32.070 non hanno il certificato di agibilità/abitabilità. In tutto, infine, sono 48.340 gli edifici scolastici vetusti, cioè che hanno più di cinquanta anni.

La l. n. 23 del 1996 distribuisce le responsabilità in materia nel seguente modo: la manutenzione ordinaria e straordinaria degli edifici scolastici è compito dei comuni, per quanto riguarda le scuole dell’infanzia, primaria e secondaria di primo grado, e delle province, per le scuole di istruzione secondaria di secondo grado. Ad occuparsi della materia è la Direzione generale per interventi in materia di edilizia scolastica, che gestisce i fondi strutturali per l’istruzione e per l’innovazione digitale. Le linee di finanziamento dell’edilizia scolastica, a gennaio 2021, erano di sedici tipi diversi per un totale di circa 7 miliardi e 700 milioni di euro.

Nel Fondo unico per l’edilizia scolastica confluiscono tutte le risorse iscritte nel bilancio dello Stato e destinate a finanziare interventi di edilizia scolastica, risorse che seguono linee di finanziamento non provenienti esclusivamente dal Miur (o attuale MI).

Le risorse stanziate sono state di 5 milioni di euro per il 2019 e 10 milioni annui dal 2020 al 2025, destinate a finanziare la messa in sicurezza e la riqualificazione energetica degli edifici scolastici pubblici. Inoltre le risorse relative agli anni 2019- 2021, come si evince dal documento rilasciato dalla Camera, «sono state destinate dal d.l. n. 104 del 2020 (art. 32 bis, comma 3, l. n. 126 del 2020) agli enti locali per la realizzazione, a seguito dell’emergenza da Covid-19, di interventi strutturali o di manutenzione straordinaria finalizzati all’adeguamento e all’adattamento a fini didattici degli ambienti e degli spazi, anche assunti in locazione, al fine di garantire il corretto e regolare avvio e svolgimento dell’a.s. 2020/2021».
Le risorse totali del Fondo unico per l’edilizia scolastica, sono 527,8 milioni di euro per il 2021, somme che assumono una importanza fondamentale affinché gli innumerevoli progetti che interessano la scuola a 360 gradi possano essere attuati. A queste andranno aggiunti i fondi di ‘RiGenerazione Scuola’, il piano per la transizione ecologica e culturale delle scuole, pensato nell’ambito dell’attuazione dell’Agenda 2030 in collaborazione con Indire (Istituto Nazionale di Documentazione, Innovazione e Ricerca Educativa) e collegato al PNRR.
Tale piano prevede anche la rigenerazione delle infrastrutture con la costruzione di edifici innovativi e la creazione di nuovi ambienti di apprendimento.

Se le risorse sembrano non mancare, è essenziale calibrare gli investimenti nella giusta direzione. Perché la preziosa opportunità non vada persa.

È anzitutto fondamentale adottare una nuova concezione degli spazi, conseguenti e funzionali a una diversa organizzazione della didattica. Le scelte architettoniche possono avere sulla didattica attiva, sul benessere e sulla socializzazione un impatto determinante. La ridefinizione dei contesti di apprendimento e di formazione e la trasformazione delle aule è fondamentale per renderle luoghi di attivazione di capacità per lo sviluppo umano.

Nella direzione di programmare un serio riadeguamento delle strutture esistenti e il recupero di immobili dismessi, con valorizzazione di aree all’aperto, e spazi da destinare a biblioteche, sale studio, laboratori, centri sportivi e informatici, fruibili anche in orario non curricolare e utile punto di riferimento non solo culturale ma anche sociale, tra i primi passaggi necessari sono:

– un aggiornamento periodico del Portale unico dei dati della scuola, con l’istituzione di una commissione di controllo, un’anagrafe degli edifici scolastici puntuale e aggiornata con una scheda anagrafica strutturata dal Ministero da compilarsi e aggiornare a cura di ogni Istituto;

– un controllo più rigido sulle autorizzazioni e sui piani di evacuazione, antincendio e antisismico;

– l’istituzione di un Fondo di finanziamento per interventi urgenti e straordinari per l’edilizia scolastica, che possano tempestivamente essere impiegati in seguito a eventi come incendi, crolli o terremoti;

– l’istituzione di una commissione dipendente dal Ministero competente che periodicamente possa operare sul territorio e controllare lo stato degli edifici, lo stato degli interventi effettuati, il reale utilizzo degli investimenti, che verifichi le uscite;

– la progettazione di edifici che possano essere polifunzionali e aperti alla collettività anche in orari extrascolastici per concorrere all’ampliamento delle possibilità attualmente fornite ai ragazzi dalla società, al potenziamento dei servizi offerti sul territorio e allo sviluppo della coesione sociale;

– la costruzione di strutture ecocompatibili e con implementazione di fonti di energia rinnovabili che possano essere anche un veicolo di autofinanziamento quando l’energia prodotta è in eccesso o non viene utilizzata (ad esempio quando le scuole sono chiuse);

– la programmazione della ristrutturazione e dell’adeguamento di vecchi e nuovi edifici in base alla visione di una scuola più inclusiva e con completo abbattimento delle barriere architettoniche;

– una ridefinizione dello spazio aula secondo una visione più modulare e multifunzionale;

– l’introduzione di un obbligo di rendicontazione degli investimenti reali effettuati e delle tempistiche, con inasprimento delle pene per i casi di mancata esecuzione lavori e/o richieste di intervento.



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